LA CICOGNA NON PASSA PIU'

Rev.do Direttore,

si fa in fretta a dire che gli Italiani non fanno figli, ma non le pare che il Governo dovrebbe fare di più per aiutare le famiglie e incoraggiare le giovani coppie? Non le sembra che siamo in una situazione paradossale? Da un lato si esaltano tanto i giovani, dall’altro si impedisce loro di farsi un futuro impedendo l’acquisto della casa e discriminando, di fatto, le coppie che vogliono avere figli. E non le pare che anche la Chiesa, al riguardo, dovrebbe alzare un po’ di più la voce?
                                                                    Gianni Massari - Perugia


Gentile Signore,
coraggio è mettere su famiglia; coraggio è avere figli. Queste sono due definizioni del termine coraggio che i ragazzi dell’Oratorio di Valdocco hanno scritto su un cartellone esposto in questi giorni nei cortili del primo oratorio di don Bosco.
L’argomento deve essere così vibrante che persino dei ragazzini se ne accorgono, anche se non so quanto questo possa essere un bene per loro. Ma la psicologia moderna ci ha ormai insegnato che tutto ciò che accade nel mondo esterno ha una particolarissima risonanza nell’animo dei ragazzi e dei bambini.
Persino i bambini sanno che è così difficile mettere su famiglia, tanto che chi scegliesse di avventurarsi per questa strada, merita di essere chiamato eroe, in quanto rivela una non comune dose di coraggio. Eppure, nonostante le apparenti tenute dello stato sociale in Paesi quali la Danimarca, la Svezia e la Finlandia, è difficile affermare che in quelle terre la società sia più sana. Lo Stato là funziona, è certo, ma questo non significa ancora che il benessere spirituale della popolazione sia elevato. Il consumo di alcol e psicofarmaci, sembrano dire di no.
Noi preferiamo dire: una famiglia sana per
una società sana. Senza voler entrare in merito alla questione, in tempi così roventi, è fuor di dubbio che le richieste per la concessione di un mutuo devono necessariamente cambiare. Il sistema bancario deve rivedere le sue priorità e la sua etica e non può chiedere infinite garanzie ad una coppia che voglia sposarsi e acquistare una casa, ed invece si avventuri in spericolate speculazioni nei Paesi emergenti o del Terzo Mondo, ben sapendo che questi non possono offrire quelle salde garanzie finanziarie che sarebbero richieste per la concessione di un normale prestito. Così, le giovani coppie, se non hanno alla spalle un consolidato patrimonio familiare, pagano di fatto le avventate acrobazie finanziarie del nostro sistema bancario fatto di «esperti e prudenti investitori». Le virgolette sono d’obbligo, dopo che anche alcune nostre banche sono state coinvolte nel caso Enron, il più grande fallimento nella storia del capitalismo. È vero, da un lato si vuole una società flessibile, leggera, dinamica, dall’altro per permettere il futuro di questa stessa società è necessario mettere su famiglia, ma la cosa, in termini pratici e concreti, risulta alquanto difficile, se non impossibile, fatto salvo il cospicuo gruzzoletto di papà. Ed è qui che si deve inserire l’azione dei governi. Al plurale, si badi bene, e non solo al singolare, poiché si tratta di avviare una manovra che coinvolga l’amministrazione pubblica a tutti i livelli: locale, regionale, nazionale ed europea. Dall’assegnazione privilegiata degli alloggi popolari alle coppie vere e riconosciute socialmente e non a quelle «di fatto» che non danno nessuna garanzia ai fini della stabilità sociale, fino a sussidi governativi che invoglino le giovani coppie a mettere al mondo dei figli, a legislazioni che tutelino la maternità e la paternità e la incoraggino, per giungere alla creazione di centri specializzati per la vita della coppia, con appositi istituti di ricerca e consulenza, finanziati dalla Comunità Europea per favorire la tutela delle famiglie.
La Francia sembra dimostrare che l’avvio di politiche a sostegno della famiglia dia i suoi risultati. Le giovani coppie sono tornate a fare figli, grazie anche al buon intervento del governo a loro favore, sostenendole con generosi sussidi, esenzioni e facilitazioni.
Da noi, qualcosa si è fatto, ma è ancora troppo poco, se le nascite non decollano, se l’acquisto della prima casa deve essere affidato alla fortuna del lotto, se i centri di consulenza prenatale sono pochissimi e se alcune figure professionali che aiutano le neo mamme nelle prime settimane dello svezzamento, sono ancora tutte da inventare, figuriamoci darle dignità giuridica. Per fortuna, che a fronte di tale colabrodo, occorre annoverare la presenza dei nonni che cercano di sostituirsi allo Stato assente, ma questi non sono sufficienti e la bassa natalità lo dimostra. È vero che recentemente si è registrata una piccola inversione di tendenza, ma occorre vedere se questa continuerà o se non è dovuta al solito aumento da attribuirsi alla fecondità delle coppie di immigrati.
Molto si può fare: dalla concessione di abbonamenti gratuiti per sei mesi alle neo mamme sui trasporti pubblici urbani, alla creazione di figure professionali di sostegno alla maternità per i primi mesi dello svezzamento, alla precedenza nelle liste di assegnazione per gli alloggi popolari, fino alla istituzione di corsi post matrimoniali, per aiutare a risolvere le piccole difficoltà quotidiane tanto a livello psicologico, quanto per quello che concerne l’economia domestica… (punto dolente per molte giovani coppie). Non parliamo poi del ruolo educativo che potrebbe svolgere la televisione, con apposite trasmissioni di puericultura e psicologia infantile, tenendo conto che il tutto sarebbe anche redditizio, poiché gli sponsor non mancano di certo. Invece, pare che la nostra società favorisca l’attenzione al cane, piuttosto che al bambino.
Più volte i nostri Vescovi sono intervenuti chiedendo efficaci politiche di sostegno alla famiglia. Qualcosa si è ottenuto, ma sono solo briciole, rispetto ad una vigorosa inversione di tendenza che veda la famiglia con figli al centro di una rinnovata politica economica. I corsi in preparazione al matrimonio sono un primo tentativo fatto dalla comunità credente per aiutare le giovani coppie. Pur tra mille difficoltà, questa iniziativa procede. Forse si potrebbe pensare ad istituire dei corsi post matrimonio per accompagnare le giovani coppie nei primi mesi della loro vita comune. Sarebbe certamente auspicabile, anche se non so, se fattibile. Certo è però che tutte le strade sono buone, qualora abbiamo per fine quello di sostenere la giovani famiglie, perché è inutile dire che i giovani sono il futuro della società, se questa è una società che non crede nei figli, dimostrando così che una società senza figli è una società senza futuro.
                                                             
Giuseppe Pelizza SDB


RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2002-5
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