LE BEATITUDINI / 7
LA BEATITUDINE DELLA PUREZZA DI CUORE

“Vedere Dio”

Un giorno Mosè disse a Dio: “Mostrami la tua Gloria!”. Rispose Dio: “Farò passare davanti a te tutto il mio splendore e proclamerò il mio nome – «Signore» – davanti a te. Farò grazia a chi vorrò fare grazia e avrò misericordia di chi vorrò avere misericordia”. Soggiunse: “Ma tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo può vedermi e restare vivo”. Aggiunse il Signore: “Ecco un luogo vicino a me. Tu starai sopra la rupe: quando passerà la mia Gloria, io ti porrò nella cavità della rupe e ti coprirò con la mano finché sarò passato. Poi toglierò la mia mano e vedrai le mie spalle, ma il mio volto non lo si può vedere” (Esodo 33,19-23).
È questa una descrizione dell’Essere divino molto antropomorfica, ma suggestiva e semplice, che può essere compresa da chiunque. Vedere Dio è il massimo del desiderio umano, è come una tensione che ciascuno di noi porta in cuore fin dalla nascita, è l’aspirazione più profonda di ogni essere umano, presente – lo voglia o non lo voglia – anche nell’ateo, in chi non vuole credere in Dio!
Dio esiste, ed è proprio Dio quella Verità – anzi: La Verità – a cui tutti aneliamo e che vorremmo vedere dispiegata innanzi a noi e dentro di noi. “Dio, nessuno l’ha mai visto. Proprio il Figlio Unigenito, che è nel seno del Padre, Lui lo ha rivelato!” (Giovanni 1,18).
Dunque, prima di ogni dimostrazione filosofica dell’esistenza di Dio, ci conviene accettare la rivelazione di Gesù che ha detto: “Chi ha visto me ha visto il Padre” (Giovanni 14,9).
Ma prima ancora di interrogarci: “Come facciamo a vedere Dio?”, poniamoci un’altra domanda: “Che cosa vuol dire, in che cosa consiste, vedere Dio?”.
Proviamo a dare una risposta, che però è un povero balbettio: vedere Dio vuol dire entrare nella Sua Vita, partecipare al Suo dialogo eterno e infinito! Questo è il destino di ogni uomo, il fine per cui Dio ci ha creati. La nostra eterna felicità consiste nel vedere Dio ma non dall’esterno, bensì entrando, in qualche modo, nella Sua stessa Vita!
Per cui possiamo dire, in tutta sicurezza, che noi siamo chiamati a contemplare Dio; la vita contemplativa non è un lusso da riservare ai monaci e agli eremiti, ma è una prospettiva che Dio offre a ogni creatura umana. Ci ha dato mente e cuore innanzitutto per poter contemplare e amare Lui!
Ma allora, chi o che cosa ci fa di ostacolo e ci impedisce di vedere Dio? Una risposta definitiva e completa è: solo nella vita eterna ci sarà possibile vedere Dio. “Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia” (1 Corinzi 13,12).
Ma esiste pure una risposta temporanea, legata al tempo presente: contempliamo Dio con gli occhi della fede, cercando di astrarre da tutte le cose che passano e cercando di immaginarci Dio, a cui diamo nomi come Padre, Luce, Verità, Essere, Amore infinito! Cioè: usiamo queste immagini terrene per tentare di avvicinarci il più possibile a Dio.
È certo però che l’orgoglio, la sensualità, l’attaccamento alle cose, il peccato insomma, ci impediscono di contemplare Dio con purezza di cuore.

Il cuore dell’uomo

Ma questo cuore che cos’è? È tutto noi stessi! Anche qui siamo obbligati a parlare per immagini, perché la verità piena la capiremo solo nell’altra vita. Il cuore è il centro, il sacrario del nostro essere, è il nostro più profondo “io”.
Gesù dice: “Là dove è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore” (Matteo 6,21). Con queste parole, risponde a coloro che mettono al centro di tutte le loro preoccupazioni i beni terreni; pertanto li conduce alla radice dell’essere umano, dove si trova il vero tesoro, il cuore appunto.
Ancora Gesù dice ai farisei, tutti preoccupati delle azioni esteriori, di cercare la verità nel profondo del cuore: “Dal cuore provengono i pensieri malvagi, gli omicidi, gli adulteri, le prostituzioni, i furti, le false testimonianze, le bestemmie” (Matteo 15,19). Il cuore, dunque, è il vero soggetto da cui parte la vita umana, sia nel male (il peccato), sia – ancor più – nel bene (le virtù, le opere buone).
Il cuore è la sede dei nostri sentimenti, è il punto di partenza di ogni atto che impegna tutto l’uomo; anche il pensiero, l’intelligenza sono mossi dal cuore. È vero che, come diciamo di solito, l’intelligenza ci fa conoscere la verità e poi il cuore la ama e la raggiunge, la fa propria. Ma è anche vero che non raggiungerò mai la verità con la mia mente, se non è il cuore a muovere la mente e a sostenerla nella ricerca e, poi, nell’attuazione.

La purezza del cuore

Se ogni atto umano parte dal cuore, è ovvio che, per fare il bene, occorre avere un cuore buono. Gesù parla di cuore puro, di “puri di cuore”. Quand’è che il cuore è puro? Quando vuole e cerca tutto e solo il bene.
Non è puro un cuore che, invece di cercare il bene, va dietro al denaro, cerca il piacere, mette al primo posto il proprio “io”, con orgoglio ed egoismo.
La ricerca della purezza di cuore non va posta esclusivamente – come succede di solito nel linguaggio corrente – nel modo di vivere la dimensione sessuale. Non sono “atti impuri” solo quelli che vanno contro un retto uso della sessualità; sono impurità di cuore anche gli affetti disordinati (amare il cagnolino più che un proprio parente, amare abiti eleganti, da cambiare ogni giorno, cercare l’amicizia di persone influenti o importanti...). Sono impurità di cuore anche certi modi di vivere in famiglia con preferenze per uno e mugugni con un altro, oppure certi tipi di rapporti affettivi fondati sul “tu mi piaci” e non sul “faccio della mia vita un dono per te”.
Ma più che elencare le impurità di cuore, è meglio individuare le vie di una purezza generosa: educare al bene, onorare le persone rette, mettersi a disposizione con sacrificio, saper scoprire le virtù del prossimo.
Nei rapporti con il Signore: una preghiera è pura quando è generosa e disinteressata, quando accetta la croce dalle mani di Gesù e, nei momenti di sconforto, si abbandona alla sua grazia.
Insomma, il nostro cuore va educato, e tale educazione non possiamo attuarla se non imparando da Gesù “mite e umile di cuore” (Matteo 11,29).
Purezza vuol dire limpidezza, vuol dire chiarezza, e quindi sincerità. Attorno a questa virtù, forse, i cristiani riflettono poco, mentre Gesù ci ha insegnato: “La lampada del tuo corpo è l’occhio; perciò, se il tuo occhio è schietto, tutto il tuo corpo sarà luminoso; ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Dunque, se la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tua tenebra!” (Matteo 6,22-23).
Cuore puro, cuore schietto. Cuore non puro, cuore tenebroso, menzognero, ipocrita. Se sappiamo mirare alla purezza, alla semplicità, alla trasparenza, alla luminosità, noi non solo vedremo Dio, ma, attraverso la nostra purezza, Dio si manifesterà ai nostri fratelli!
                                                                                        
Don Rodolfo Reviglio


RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2003-10
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