ALCOLISMO GIOVANILE 2003:
SIAMO RAGAZZI DI OGGI


Così cantava a San Remo, nel lontano 1984, un timido e impacciato Eros Ramazzotti. La fortunata canzone era Terra Promessa, e descriveva la situazione di tanti ragazzi di allora. Eros cantava, a nome di tanti giovani: “pensiamo sempre all’America, guardiamo lontano”, “camminiamo da soli, nella notte più scura, anche se il domani ci fa un po’ paura”, e poi, nel ritornello quasi un’invocazione, aspettiamo “finché qualcuno ci darà, una Terra Promessa, un mondo diverso, dove crescere i nostri pensieri”. Veniva descritta la ricerca di ideali, la tensione verso un futuro nuovo (una Terra Promessa), le illusioni, i sogni, gli ideali. Così nel 1984.

Tutt’altra musica oggi. Nell’estate 2003 è scattato in Italia l’allarme della crescita esponenziale del fenomeno dell’alcolismo giovanile e delle droghe cosiddette “leggere”. Sapevamo già tutto, ma abbiamo colpevolmente e presto dimenticato. Abbiamo rimosso il problema, dandogli con superficialità l’etichetta di “fenomeno tipico della fase adolescenziale”. Ma il problema era sì individuato ma non risolto.

Scorrendo le cifre allucinanti sull’alcolismo giovanile, mi è venuta in mente un’altra canzone, altrettanto famosa: Vita Spericolata di un altro “profeta” ascoltato, idolatrato, osannato, cantato e imitato da migliaia: Vasco Rossi. Sembra che oggi moltissimi giovani attraverso il crescente consumo di alcol, droghe e sesso irresponsabile, abbiano deciso di vivere una “vita spericolata” e “maleducata”, “una vita che se ne frega di tutto sì”, “una vita esagerata, piena di guai”, in cui ognuno vive la propria alienazione, “ognuno col suo viaggio” eufemismo per dire evasione, allucinazione o “trip” da droga.

Annegare in un bicchiere

Un proverbio giapponese dice:

“Prima l’uomo beve un bicchiere, poi il bicchiere beve un bicchiere. Infine il bicchiere beve l’uomo”.

Nel campo delle droghe (e l’alcol è una vera droga) questa è una verità incontestabile; ad un certo punto non è più l’uomo o il giovane che comanda ma il bicchiere. Inizia così un penoso processo di auto schiavizzazione con la conseguente graduale auto distruzione.
L’allarme alcolismo giovanile è scattato in Europa e anche in Italia.

La conferma che anche i nostri giovani sono sulla strada del graduale suicidio da alcol, come i loro colleghi del centro e nord Europa, viene da una ricerca dell’Università Vita-Salute del San Raffaele di Milano. L’inchiesta condotta su un campione di 2.362 studenti delle scuole superiori della città, solleva il sipario su scenari inquietanti. E non stiamo parlando di extraterrestri, ma di giovani che vivono accanto a noi, che troviamo per strada, sui mezzi di trasporto, sui banchi di scuola, nei supermercati. I tipici ragazzi dalla faccia d’angelo della porta accanto.

Qualcuno ha “confessato” di essersi ubriacato nell’ultimo mese ben 17 volte, spesso anche da solo. In alcuni casi facendo anche un pericolosissimo mix di marijuana e alcol. Il 42% ha usato droghe almeno una volta e il primo contatto con sostanze stupefacenti illegali è individuabile a circa 14 anni e mezzo. La marijuana poi è di gran lunga la droga più diffusa tra i ragazzi (80% degli intervistati). È una droga anche se viene chiamata “leggera”. Aggettivo che è fuorviante perché le sue conseguenze perdurano per molto tempo e incidono sull’equilibrio emotivo della persona. Senza parlare poi del fatto che è quasi sempre premessa a droghe meno leggere e più devastanti.

Feste sconvolgenti

In questi ultimi anni, alle altre droghe si è aggiunta prepotentemente anche la droga alcol. Che fa paura. Ho usato la parola “droga” perché lo è, poiché crea assuefazione e distrugge l’organismo (con gradualità diversa ma lo fa), ed infine, rende schiavo della “roba”, in questo caso liquida, esattamente come le altre. Una vera droga, quindi, non una sostanza innocua per fanciulli innocenti o adolescenti di primo pelo. Una droga presente, ma sottovalutata, regalata sovente, quotidianamente pubblicizzata, abbondantemente consumata. Una droga che distrugge cellula dopo cellula la vita dei giovani e non, che riempie le prigioni e ospedali, uccide sulle strade e autostrade. Un vero flagello sociale.

Una rivista americana l’ha battezzata una “legal drug”, una droga legale, così, senza eufemismi e annacquamenti, poiché l’alcol è il killer numero uno dei giovani americani.
Per chi ha deciso liberamente o trascinato dal “branco” di amici, il connubio di marijuana e alcol è facile. Nel mio piccolo, come insegnante, ne ho avuto la conferma da una classe di allievi (16-18 anni). Erano in vena di confidenza (o di una inconscia auto esaltazione?) e uno di loro ha candidamente “confessato” che il suo gruppo (o branco?) di 5 amici aveva speso per il capodanno 2003 quasi 100 Euro di “erba” che poi era stata abbondantemente innaffiata da alcol. Risultato? Uno sballo completo fino al vomito. Non c’è male come inizio d’anno. Si ripeterà anche per questo Capodanno?

Educare alla libertà... dal bicchiere

I ragazzi bevono per sentirsi grandi, abusano di alcol per essere accettati e integrati socialmente dal gruppo, si ubriacano per essere trasgressivi, e muoiono, specialmente sulle strade, perché non sono più padroni di se stessi. Bevono perché sono già stati “bevuti” dall’alcol.
Si stanno poi diffondendo nuove mode pericolose, come quella di gareggiare in vere e proprie maratone alcoliche: una forma di bulimia che porta a bere smodatamente, fino a ingozzarsi arrivando al vomito, e poi ricominciare. Un altro fenomeno, chiamato dagli americani “binge drinking”, è simile al primo. Consiste nell’assunzione esagerata e compulsiva di alcol, fatta spesso in solitudine. Una sorte di sindrome di cui soffre anche il 5% dei maschi italiani e il 2% delle donne: tre o quattro volte al mese ci si stordisce con l’alcol.

I giovani, che scelgono di vivere una “vita spericolata ed esagerata” con l’alcol, dimenticano che vanno incontro ad una serie terrificante di conseguenze, “una vita piena di guai” come diceva Vasco Rossi. L’abuso di alcol provoca un aumento della mortalità in molte malattie, dalla cirrosi epatica, alle psicosi di origine alcolica, alle miopatie alcoliche, polinevriti, gastriti, apoplessia cerebrale e cancro. Senza dimenticare che l’abuso di alcol è all’origine di molti comportamenti devianti e violenti, suicidi, crimini familiari, esclusioni sociali, e infine, tragico specialmente del dopo discoteca, di incidenti stradali mortali, le cosiddette “stragi del sabato sera”.

Le cause di questo fenomeno allarmante? Molteplici, tra le quali il disagio esistenziale e la fragilità psicologica di tanti giovani che affrontano l’insostenibile leggerezza della propria vita senza carattere e con mezzi pericolosi. Il fatto poi di vivere in una società consumistica, che spesso mette a disposizione il denaro ma non l’educazione ai valori, facilita l’abuso alcolico. E poi, inutile nasconderlo: la pubblicità.

È un martellamento pressante, subdolo, suadente. Senza scampo. Questo, poi, viene fatto su giovani figli di una cultura edonista, radicale e individualista, dove i propri desideri sono la legge suprema, dove prospera la cultura del rischio e del “tutto è lecito” perché l’imperativo supremo è quello della propria libertà di auto determinazione anche fino all’auto distruzione. Una cultura religiosamente indifferente, dove è subentrata l’adorazione del proprio io al posto di Dio.

Enzo Biagi ha scritto: “Dopo le vitamine (e io aggiungerei i soldi facili) diamo ai nostri figli anche i valori”. E la sfida fondamentale è proprio quella dell’educazione al valore della propria libertà fino al corretto e responsabile comportamento davanti al bicchiere da bere, per non correre il pericolo di essere “bevuti” perdendo così la propria dignità e la vita.
                                                                                             
 MARIO SCUDU sdb


RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2003-11
VISITA Nr.