LA BEATITUDINE DELLA PACE 'COSTRUITA'
Pace: dono di Dio

Appena nato, Gesù è stato annunciato con il segno della pace: gli angeli, dopo aver dato l’annuncio ai pastori, hanno cantato: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli, e sulla terra pace tra gli uomini che Egli ama» (Luca 2,14).
Quando manda i discepoli a fare una prima esperienza missionaria, Gesù dice loro: «In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa!» (Luca 10,5).
È vero, Gesù dice anche: «Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera» (Luca 12,51-53). Questa apparente contraddizione deriva proprio dal fatto che la pace che dona Gesù non è una pace “come la dà il mondo” (Giovanni 14,27) – come vedremo in seguito – ma è una pace di stampo prettamente divino.
Nell’ampio discorso di congedo, riferitoci solo da Giovanni (14,27) Gesù dice espressamente: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace». E ancora Giovanni, nel descriverci le prime apparizioni del Risorto, fa dire a Gesù per ben tre volte: «Pace a voi!» (20,19.21.26).
A prima vista può sembrare che l’accenno alla pace sia un semplice modo di dire, quasi un saluto; ma soprattutto in 14,27 Gesù fa capire che la sua pace non è affatto da confondersi con quella specie di pace che gli uomini cercano ma che non sanno realizzare, o la riducono a sopraffazione di uno sull’altro.

Pace: perché?

Interroghiamoci innanzitutto: perché è tanto importante, anzi necessaria, la pace che ci viene donata da Dio? Per rispondere, dobbiamo risalire al progetto della creazione e, di lì, risalire a Dio stesso.
Il peccato originale è stato una vera rottura di quella pace che Dio aveva posto alla base di tutta la creazione. Vediamo infatti che, come conseguenza della rottura con Dio, viene la rottura tra gli uomini, e Caino uccide Abele. Tale rottura si allarga e si approfondisce fino al diluvio e poi, ancora, alla torre di Babele, emblema dell’incapacità degli uomini a parlare un solo linguaggio, cioè il linguaggio della comunione e della pace.
Quando Dio creò l’uomo, lo volle creare “a sua immagine e somiglianza”, cioè ad immagine e somiglianza di un Dio di pace e di bontà. La successiva rivelazione del Dio Trinità e Unità ci farà capire che è proprio caratteristica della pace che più Persone siano Unità.
E siccome noi siamo tutti figli di Dio, creati ad immagine del suo Figlio, non possiamo non vivere nella pace che è la vita stessa di Dio! Siamo tutti figli di un solo Padre e fratelli in Gesù: qualsiasi azione o pensiero contro la pace è un insulto a Dio Padre e a Gesù vivente in ciascuno di noi! È un insulto allo Spirito Santo, che è il Dono nel quale Padre e Figlio comunicano fra loro.
Dio infatti, essendo infinito Amore, ci ha creati per amarci e così introdurci nel suo stesso Amore. Come papà e mamma generano i figli per includerli nella loro comunione familiare, così, e infinitamente più, Dio ci crea per introdurci nel suo stesso circolo d’amore: siamo creati dall’Amore e per l’Amore; dalla Pace e per la Pace.
La vera felicità tra gli uomini consiste e si realizza nel condividere gli stessi beni e gli stessi valori. Come tutte le guerre nascono dall’egoismo e dall’accaparramento dei beni, così la pace consiste nella condivisione armoniosa degli stessi beni: tutto quello che è mio è tuo e quello che è tuo è mio. E insieme operiamo per rendere sempre più perfetti questi valori da condividere.

Pace: come?

Ma come si realizza questa pace?
È innanzitutto una pace con Dio, una pace interiore, una partecipazione alla vita stessa che Padre e Figlio e Spirito vivono da tutta l’eternità. La scopriamo nella preghiera e nella meditazione della Parola di Dio, la riceviamo e la accresciamo nell’Eucaristia e ogni volta che avviciniamo con amore un fratello o una sorella: «Amatevi tra voi come Io ho amato voi» (Giovanni 15,12).
In concreto, questo amore fraterno si realizza ogni volta che accogliamo sinceramente e gioiosamente il prossimo; ogni volta che di fronte ad un’offesa non reagiamo, non ci vendichiamo, ma perdoniamo; ogni volta che offriamo noi stessi, le nostre cose, il nostro tempo, per aiutare chi ha bisogno; ogni volta che preghiamo per le necessità altrui. La pace è un dono che si costruisce poco per volta, giorno dopo giorno.
Possiamo affermare che la pace si costruisce attraverso tutte le beatitudini: le prime sei portano un contributo alla settima, quella esplicita della pace, che stiamo meditando, e trovano il loro coronamento – come vedremo – nell’ottava: nessuno è più in pace, infatti, come chi subisce persecuzioni a causa della giustizia, della verità e dell’amore. I poveri, gli afflitti, i miti, i misericordiosi, i puri di cuore, gli affamati e assetati di giustizia sono tutti operatori di pace, di quella vera pace che Gesù ha portato in terra!

Quel che la pace non è

Nella nostra vita quotidiana abbiamo tanti esempi e tentativi di pace, ma quasi sempre non hanno l’impronta della pace che viene da Dio: la pace solo umana è sempre fragile, ambigua, di breve durata.
Così, non è pace il compromesso, con il quale si cerca di aggiustare le cose ma sacrificando la verità e la giustizia; non è pace la semplice coesistenza di più persone, perché lascia irrisolti tanti problemi e mantiene motivi di conflitto e d’ingiustizia; non è pace l’imposizione, che è dettata dal più forte e mantiene, anzi approfondisce, le disuguaglianze; non è pace nemmeno un accordo, frutto di calcoli, di misure, ma è operato solo in vista di un’utilità comune.
Non è pace – insomma – tutto quello che non nasce da una profonda convinzione d’amore, di giustizia, di solidarietà: convinzione che deve essere condivisa da tutti, nessuno escluso. Ecco perché – parliamoci chiaro – una pace frutto di soli sforzi umani non è mai realizzabile, perché siamo tutti tanto poveri di quei valori che sono, in fondo, la Vita stessa di Dio.
Operatori di pace
Per questo, non è sufficiente che meditiamo sulla pace, che amiamo la pace, che preghiamo per la pace. Dobbiamo diventare – e questa è la Beatitudine – “operatori di pace”, sapendo soffrire, e se necessario anche morire, per realizzare questa pace che è il dono supremo che Gesù ci ha portato!
                                                                          
Don Rodolfo Reviglio


RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2003-11
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