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LA BEATITUDINE
DELLA FAME E SETE DI GIUSTIZIA

Di quale giustizia parla Gesù?
Se leggiamo questa beatitudine con gli occhi della cultura moderna – tutta preoccupata di risolvere i problemi dell’economia e del lavoro – riduciamo inevitabilmente il discorso di Gesù a un’affermazione di dimensione orizzontale: la giustizia fra le persone, fra le classi sociali, fra imprenditori e lavoratori, la giustizia nei riguardi dell’osservanza delle leggi e la giustizia nell’ordinamento giuridico.
Ma Gesù ha uno sguardo più profondo e non limitato alla dimensione orizzontale. Prima di una giustizia “tra di noi” dobbiamo cercare la giustizia “con Dio”. È Dio che, creandoci, ha istituito tra noi e Lui un rapporto infinitamente “giusto” e che, di conseguenza, deve riflettersi in un rapporto di giustizia anche fra di noi.
Non possiamo essere giusti tra noi, se non siamo innanzitutto giusti nel nostro rapporto con Dio: di creature fatte “a Sua immagine e somiglianza”.
E di questo rapporto di giustizia con Dio, dobbiamo essere “affamati e assetati”! Cioè, non possiamo assolutamente sbagliarlo o lasciarlo irrisolto.
Vorrei qui riprendere un’affermazione di Madeleine Delbrel, che affermava che “Gesù non è venuto sulla terra per fare giustizia, ma per farci giusti”. Poche parole, ma di una verità e di una profondità sconfinate.

Fame e sete, e non velleitarismo

Gesù parla di “fame e sete”, cioè di stimoli fondamentali nella vita dell’uomo. Si è disposti a perdere tutto, pur di poter sopravvivere, e – per sopravvivere – le cose essenziali, dopo il respiro, sono appunto l’acqua che disseta e il pane che sazia.
Gesù, con questa Beatitudine, vuole farci capire che per raggiungere il regno di Dio non sono sufficienti vaghi desideri o propositi superficiali: bisogna essere disposti a morire di fame e di sete, pur di poter entrare nel regno di Dio.
Quale prezzo siamo disposti a pagare, per possedere quella “giustizia” che ci fa giusti davanti a Dio? Noi diciamo, giustamente, che il Battesimo ci toglie il peccato originale e ci dà la grazia di Dio, grazia che – appunto – si chiama “giustificante” perché ci fa giusti.
Ma quanti cristiani considerano il Battesimo come una vita che va continuamente alimentata? Quanti, purtroppo, si accontentano di sapersi cristiani perché battezzati, ma poi non si preoccupano di alimentare, di nutrire appunto, la vita di grazia...
Interroghiamoci: io mi sento affamato e assetato di Dio, della Sua grazia, della Sua Vita, del Suo Amore, della Sua Giustizia? E come cerco questa Giustizia? Come mi do da fare per farla crescere in me?

Fame e sete delle cose di Dio

È questa, appunto, la fame e la sete di Dio. Che si traduce in: fame e sete della Parola di Dio.
Quanto tempo e quanto interesse diamo alla lettura, meditata, approfondita, contemplata, della Parola di Dio, soprattutto delle parole di Gesù, dei suoi atteggiamenti verso il Padre e verso gli uomini?
Quante persone passano ore davanti al televisore, leggono e guardano di tutto, ma non hanno mai tempo di sfamarsi e dissetarsi alla fonte della Verità, alla Parola di Gesù! Queste persone non sono affatto beate e non sanno cercare il vero cibo e la vera bevanda che li soddisfino nei profondi bisogni del loro essere creature di Dio, figli di Dio...
Dopo il Concilio si è notato un certo ritorno dei cristiani alla lettura della Bibbia e in particolare dei Vangeli, ma tale ritorno è ancora di pochi. È vero che non sempre si trovano libri adatti che aiutino i semplici fedeli ad accostarsi al Vangelo e a trarne suggerimenti pratici e propositi efficaci. Ma è anche vero che si cerca poco, non si ha fame e sete!
C’è poi fame e sete della preghiera; di quanti la preghiera è gioia e bisogno (più che dovere)? C’è fame e sete del perdono di Dio. Quanti si confessano per lo scopo preciso di ritornare in piena amicizia con il Signore, per fare con Lui festa per il perdono ottenuto?
C’è fame e sete dell’Eucaristia: non come abitudine domenicale, ma come gioia di unirsi strettamente a Gesù! Ma quanti invece vanno a Messa solo per dovere, e non perché hanno fame e sete di incontrarsi col Signore Gesù.

Giustizia non solo per me

Questa giustizia di Dio non va solo cercata per noi stessi, egoisticamente. Se ci guardiamo intorno, vediamo tante persone che non si curano di Dio, non pensano alla loro anima, non cercano la Verità e l’Amore, cioè i veri caposaldi della dignità umana.
Se abbiamo piena coscienza di essere sfamati e dissetati dalla Giustizia di Dio, come cercheremo di condurre altri a sfamarsi e a dissetarsi! Se non lo facciamo, è segno che la nostra fame e sete sono piuttosto scarse...
Che cose fanno tanti genitori verso i loro figli? Spesso si limitano a mandarli al catechismo per far loro compiere i passi della Prima Comunione e della Cresima. Ma è tutto lì il dono di Dio? Perché dare ai propri figli così poco? Perché delegare tutto alla parrocchia? E papà e mamma non hanno fame e sete? Se l’avessero, come la trasmetterebbero ai loro figli...
E la fame e sete perché gli increduli giungano alla fede, perché i depressi e gli afflitti siano consolati, perché i poveri siano aiutati e sostenuti? Carità e apostolato, amore ed evangelizzazione: sono le opere di coloro che – affamati e assetati di Dio – non si sentono sazi fin che non condividono questi doni di Dio con i loro fratelli.

La sazietà della giustizia

Dopo aver parlato di fame e sete, proviamo a riflettere sulla sazietà. In che cosa consiste questa sazietà? Consiste evidentemente nel possesso del Bene sommo, che è Dio. E quando possediamo Dio, siamo sempre lieti e sereni, anche in mezzo alle tribolazioni, perché abbiamo raggiunto lo scopo della nostra esistenza.
Ma questa sazietà, oltre che farci capaci, anzi desiderosi, di trasmetterla agli altri, ci fa umili, nel riconoscere che tutto, in fondo, è dono di Dio, è opera della Sua misericordia.
Affamati e assetati dobbiamo esserlo. Ma la beatitudine la raggiungiamo nella misura in cui ci sentiamo saziati e dissetati.
E Dio non si lascia vincere in generosità. Come il papà e la mamma. Essi trovano la loro gioia, ad esempio, nell’imbandire un buon pranzetto o una buona cenetta e vedere i loro figlioli tutti uniti e contenti nel mangiare e nel bere... ma non da soli, bensì tutti insieme e con papà e mamma!
Per sentirci saziati e dissetati alla Mensa di Dio, del Dio della Vita e dell’Amore!
                                                                       Don Rodolfo Reviglio


RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2003-7
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