QUALE TOLLERANZA?
Rev.do Direttore,
non le posso
nascondere il mio disagio quando ho letto sui giornali che in
alcune scuole gli insegnanti hanno deciso di togliere il crocifisso
per non turbare lanimo degli scolari di fede musulmana.
Il mio sconcerto poi, è cresciuto, quando ho sentito che
in alcune scuole non hanno più voluto insegnare le tradizionali
canzoni di Natale. Le sembra questo il modo migliore per intendere
il senso dellaccoglienza e della tolleranza? Ne abbiamo
parlato anche in famiglia, ma le opinioni erano le più
diverse. Grazie per il suo interessamento.
Lorenzo Matteoli - Quarto
Gentile lettore,
inutile nasconderle che, per ragioni di spazio, ho dovuto sintetizzare
la sua vivacissima lettera. Spero me ne voglia scusare, ma, capirà,
la rivista ha le sue esigenze. Così, spero, non me ne
vogliano gli altri fedelissimi lettori che in questi mesi ci
hanno scritto a proposito di accoglienza e tolleranza e che sul
tema del crocifisso nelle scuole sono tornati più volte,
anche con toni piuttosto polemici.
Vediamo di comprendere le ragioni che hanno portato alcuni insegnanti
a fare queste scelte. Per costoro la scuola statale deve essere
caratterizzata dalla laicità e non fare alcuna discriminazione,
in modo che nessun allievo possa sentirsi escluso. In forza di
questo principio hanno optato per una scelta che ha fatto e farà
discutere. Per non parlare poi di quel preside che ha deciso
di concedere un giorno di vacanza in concomitanza con linizio
del Ramadan, allargando così il principio della tolleranza
verso taluni fino a coinvolgere tutta una scolaresca.
Non vè dubbio che una scuola debba essere laica,
nel senso che non deve porre discriminazioni verso nessuno, in
quanto tutti hanno diritto ad accedere alla cultura. Ricchi e
poveri, ragazzi dotati o meno, che abitino nei tranquilli villaggi
o nelle prosperose città, tutti hanno diritto ad avere
pari opportunità nellaccostarsi alla cultura. Il
principio è certamente nobile. Nessuno lo mette in discussione
ed è una conquista moderna che nel campo più ampio
della società sancisce il diritto di tutti alla salute
e luguaglianza dinanzi alla legge.
Parlando di accesso alla cultura, però, le cose non stanno
proprio così. Prendiamo, ad esempio, una delle magagne
più evidenti della nostra società. Per rispettare
il diritto di alcuni insegnanti, in qualche paese di montagna
si fa difficoltà a trovare maestri e quelli che si trovano
non sempre hanno la stessa preparazione di quelli di città.
Le sembra parità di studio questa? Mi pare sia una discriminazione
bella e buona, perché è sufficiente che uno nasca
in una località meno attraente e subito si trova svantaggiato
rispetto ad altri. Quindi, come vede, applicare il concetto di
uguaglianza non è così facile. Poco male, si dirà,
limportante e che nelle scuole i docenti non compiano discriminazioni
in base al sesso, al colore della pelle o alla religione. A parità
di errori in un dettato, Abdul e Pierino devono prendere lo stesso
voto. Ovvio. Perché una società che compie delle
discriminazioni suicida se stessa.
Ma il problema non è tanto il dettato, quanto piuttosto
largomento del dettato. E qui il problema si sposta. Cosa
intendiamo per cultura? Quali sono i contenuti che dobbiamo trasmettere
ai nostri ragazzi sui banchi di scuola? Alcune materie sembrano
più innocue, altre meno. Ma non è così.
Insegnare la logica matematica che si basa su Euclide non è
forse un forzare le giovani menti dei bambini, chiedendo loro
di comprendere qualcosa di astratto che non è immediatamente
alla loro portata? Non è forse una forma di violenza limporre
una disciplina che non risponde appieno alla natura del bambino?
Certo, è tutto vero, ma come vede, lapplicazione
del concetto di tolleranza e accoglienza non può essere
esteso a questi campi, perché condurrebbe allo sfacelo
del sistema educativo. Quindi il senso della tolleranza deve
essere inteso in un altro modo.
Perché questa lunga premessa? Per il semplice motivo che
la nostra cultura occidentale, non solo si basa su Euclide ma
pure piaccia o no sulla Bibbia. Senza la conoscenza
della Storia Sacra (scusate se lho scritta a lettere maiuscole,
ma a certe cose ci tengo ancora) sono comprensibili ben poche
cose della letteratura europea, dellarte, dellarchitettura,
della filosofia, della storia, della geografia (persino i nomi
dei villaggi in Europa hanno riferimenti ai Santi, o forse, per
rispetto ai musulmani, vogliamo cambiarli tutti?) e chi più
ne ha, più ne metta.
Che dire della cultura tedesca che deve la formazione della propria
lingua proprio grazie alla traduzione della Bibbia fatta da Lutero?
O che forse gli Inglesi dovrebbero bruciare la loro bellissima
traduzione della Bibbia, detta King James Version, rimasta per
secoli punto di riferimento del bello scrivere? Non è
forse vero che le migliori menti dei letterati si sono sempre
confrontati nella traduzione del Testo Sacro e che questo ha
sempre dato un notevole contributo allo sviluppo della lingua
di ogni cultura?
Evidentemente per questi maestri moderni, tutto ciò è
spazzatura. Allora, annulliamo Dante, Petrarca, Boccaccio, distruggiamo
le cattedrali gotiche, incendiamo le pinacoteche, polverizziamo
le biblioteche ed annulliamo, in nome di una laicità sfrenata,
ogni riferimento al religioso ed in particolare alla fede cattolica.
E sì, perché questo è il vero punto del
contendere: la fede cattolica. In Italia, in certi ambienti,
cè una specie di complesso anticattolico. Si ha
paura delle proprie origini e della propria identità,
solo perché puzza troppo di incenso. Ma questi complessi
denunciano solo un infantilismo culturale che rasenta il ridicolo
e che non porta da nessuna parte, perché come dice un
proverbio indiano chi non sa da dove viene non sa neppure dove
va.
Infine, questo buonismo tutto italiano, dovrebbe forse documentarsi
un po, prima di prendere posizioni ridicole agli occhi
dei cittadini di religione musulmana. Infatti, nei Paesi islamici,
il giorno di festa non è il primo del ramadan, bensì
quello successivo allultimo, nel quale si festeggia l«id»
il giorno di gioia per la riuscita della prova.
Come ben vede, signor Lorenzo, accoglienza e tolleranza non possono
fare a meno della cultura, ma chi rinuncia alla propria ha già
mancato di rispetto verso se stesso. Bene ha detto lo scrittore
islamico Younis Tawfik: Agire con eccesso di buonismo potrebbe
causare odio e rancore. Infatti, come posso dialogare se
rinuncio a ciò che devo dire?
Cordiali saluti a lei e a tutta la sua famiglia.
Giuseppe Pelizza SDB
RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2002-1
VISITA Nr.