LA CONFESSIONE/4:
IL SACRAMENTO DEL PERDONO E DELLA FESTA
Chi è che fa festa?

In una famiglia succede una discussione: un figlio si ribella a papà e mamma, non li vuole ascoltare. Il tono della sua voce si alza, volano le parolacce, alla fine volano anche i pugni. Papà e mamma cercano di frenare l’ira e la violenza del figlio, ma non c’è nulla da fare; alla fine se ne va di casa, sbattendo la porta.
Papà e mamma sono disperati, non sanno più che fare. Il figlio non rientra, quella notte la trascorrono in bianco, con il cuore in angoscia... ma alle prime ore del mattino sentono la chiave girare nella serratura... la porta si apre... è il figlio che torna! Ma non è cambiato, non parla, si butta sul letto... più tardi esce di nuovo di casa... e così per giorni e giorni fa l’offeso, non dà segni di ravvedimento. I genitori cercano di prenderlo con le buone, ma sfugge... a volte chiede che lo lascino stare... In casa, la vita è diventata un inferno... Mamma è sempre in pianto, papà non sa più che fare, si chiude in un cupo silenzio.
Finalmente, un giorno il figlio torna a casa, a capo basso, avvilito, ma non ne può più: scoppia in pianto, abbraccia papà e mamma, chiede scusa, promette di cambiare. Di colpo, torna il sereno e in casa tutto è festa. Si cerca di dimenticare tutto quanto è avvenuto... insomma, è un’altra vita!
Gesù ha detto tutto molto meglio, con le parabole della misericordia; ma era forse bene tradurre l’esempio in un modello più vicino a noi, che purtroppo si ripete – se non in forma così grave – tante volte.
Chi è che fa festa? Il figlio perdonato, certamente, ma ancora di più i suoi genitori. E quando siamo perdonati nel sacramento della riconciliazione, noi facciamo festa, ma Dio fa festa più di noi! È questo che è stupendo! Anche il figlio prodigo fece festa, ma suo padre più di lui! E certamente, anche il pastore, per la centesima pecora che era perduta ed è stata ritrovata.

I motivi della festa

Il motivo che per primo viene in mente è il fatto del ritorno. Il figlio prodigo è tornato a casa, da papà! (e mamma? La parabola non accenna alla mamma, ma essa è una sola cosa con papà! Papa Luciani ha detto che Dio è anche Madre). Il ritornare è un motivo importantissimo. Il padre del figlio prodigo, quando cerca di convincere il fratello maggiore a fare festa con tutti, gliene indica il motivo: “Tuo fratello era perduto ed è stato ritrovato, è ritornato!”. Tutta la vita nostra è un ritornare alla casa del Padre, è un ritrovare la strada, la porta di casa, la famiglia, un riprendere le belle abitudini.
Anche per il peccatore pentito, il ritorno deve consistere nel ritrovare la gioia dei
rapporti di bontà e di amicizia, la serenità di un comportamento mite e puro, generoso e leale: riscoprire la bellezza della virtù, ma prima di tutto rivedere il volto del Padre, e vederlo sorridente!
C’è però un secondo motivo, espresso plasticamente dal padre del figlio prodigo: “tuo fratello era morto ed è risuscitato!”. Morto moralmente, spiritualmente. Ora è vivo. Il profeta Ezechiele dice questo con due immagini: 1) le ossa inaridite che tornano a riunirsi, a rivestirsi di muscoli e di carne, a ricevere di nuovo lo spirito vitale (37,1-14); 2) Dio che dice: “Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo” (11,19). Il sacramento della riconciliazione non cancella solo i peccati, ma ci rifà nuovi: una “nuova creatura”!
Ottenuto il perdono dei peccati, facciamo festa perché ci sentiamo nuovi, risuscitati, vivi più di prima. Se fossero così tutte le nostre confessioni...

Con chi si fa festa

Facciamo festa innanzitutto con Dio: lo sentiamo veramente Padre e lo vediamo raggiante. Con il Padre c’è Gesù, il crocifisso risorto; è come se noi fossimo nel cenacolo la sera di Pasqua, e Gesù apparisse vivo, risorto davanti a noi, che ci dice “Pace a voi!” e ci dona lo Spirito Santo. “Si fa festa in cielo” dice Gesù.
Ma si fa festa anche nella Chiesa: è tutta la Chiesa che gioisce, ogni volta che un peccatore viene riconciliato, perché non è solo riconciliato con Dio, ma con tutti i fratelli. Ed è questo il vero significato e lo scopo primario delle celebrazioni penitenziali comunitarie. Esse non sono state inventate per fare più in fretta, per attirare più gente alla confessione, ma per “fare festa insieme”: una festa di famiglia!
Infine, si fa festa con il fratello perdonato. Il padre del figlio prodigo – che quando il figlio se ne andò di casa lo lasciò andare e non andò a cercarlo, ma lo seppe aspettare – quando, durante la festa, gli dicono che il figlio maggiore non vuole venire a far festa con tutti, lascia la festa a metà, esce di casa e va a scongiurarlo di venire, e di perdonare anche lui il suo fratello perduto e ritrovato! Sì, nello stile di Dio il perdono non è mai solo tra Dio e ciascuno di noi; a ogni perdono devono esserci anche gli altri a far festa, a perdonare: “Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori”. Vuoi essere perdonato? Perdona anche tu. In questa esigenza c’è tutta la realtà della Vita di Dio infinito Amore, c’è tutta la vicenda del mondo... e del Paradiso. La gioia del Paradiso è che tutti noi ci sentiremo perdonati e gioiremo ciascuno del Perdono dell’altro!
Il perdono, Dio ce lo concede con grande gioia, ma vuole che a questa gioia partecipino tutti, ed è per questo che ci ha salvati nella Chiesa, che è “la grande famiglia del mondo, chiamata a diffondere il perdono e a far festa”.

E chi non fa festa?

Il perdono e la festa vanno di pari passo, ma solo per chi si decide a ritornare e a riabbracciare il Padre. Ritorniamo un momento sul fratello maggiore, che non vuole entrare in casa a far festa per il ritorno del prodigo. Al papà che insiste perché entri, risponde con un ragionamento che fa spavento: “è una vita che ti servo, senza trasgredire mai un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto da mangiare con i miei amici!”. Il figlio maggiore non ha capito niente: non ha capito che il papà era un padre, e lui lo trattava da padrone; ha visto la vita familiare solo come esecuzione di comandi e non come rapporto di amore; infine, la festa la voleva fare – egoisticamente – solo con i suoi amici e non con tutti!
Chi non sente il bisogno del perdono e della festa, è un egoista che pensa solo a sé, che vede tutto come rapporto di dare e avere, di obbedire e comandare, e mai come rapporto di amore. Chi non capisce l’amore non capisce il Padre, non capisce il perdono, non capisce la festa: la sua vita è un inferno! Invece Dio, che è Padre infinitamente buono, ci ha creati per amare, per gioire, per fare festa!

                                                                      Don Rodolfo Reviglio


IMMAGINE:
GUERRINO PERA SDB : La parabola del Padre Misericordioso, ELLEDICI
RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2002-9

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