LA CONFESSIONE :
UN SACRAMENTO DA RISCOPRIRE - 1
Crisi della
confessione
«Non mi confesso
perché non ho tempo... e poi non so che cosa dire!».
«Non mi confesso al prete,
perché è peccatore come me».
«Non mi confesso
perché tanto ricado sempre nelle stesse colpe».
«Non mi confesso
perché ho vergogna di dire
i miei peccati ad un altro».
«Non mi confesso al prete,
perché mi confesso già
a tu per tu con Dio».
«Non mi confesso,
perché il mio parroco
non ha mai tempo».
Sono questi alcuni dei motivi
che portano tante persone a disertare il sacramento della confessione,
ora chiamato più correttamente sacramento della
riconciliazione.
Ma la crisi di questo sacramento non va vista solo, né
prima di tutto, sotto laspetto di meno confessioni.
Oggi la confessione è diventata un problema anche per
i confessori. Lo studio che hanno fatto in seminario (questo
riguarda soprattutto i preti non più giovani) non li aiuta
ad affrontare i problemi di tipo psicologico, sociale, culturale,
ma anche teologico che nascono dalle mentalità e dalle
situazioni di oggi, e quindi dai casi che vengono portati in
confessione.
Cè un grosso disorientamento. Se poi le confessioni
vengono fatte e ascoltate in modo sbrigativo, possono lasciare
disgusto e provocare rigetto.
Intendiamoci: in molti casi, soprattutto dove cè
una discreta disponibilità di confessori: santuari, chiese
penitenziali, ecc. , si verificano confessioni anche molto
accurate e con vera soddisfazione sia da parte dei penitenti
che dei confessori. Ma dove cè scarsità di
preti e i santuari sono lontani, i fedeli si trovano in vera
difficoltà.
Cè anche poi, nel modo di pensare e di agire di
oggi, una buona dose di superficialità. Che cosè
la superficialità? È vedere senza guardare, stare
davanti alla porta e non entrare, correre senza fermarsi mai,
credere di sapere e non aver capito nulla, avere fretta di concludere
senza avere esaminato a fondo il problema, dimenticare che Dio
è più grande del nostro cuore, pensare ai peccati
e non guardare a Gesù Crocifisso!
Prospettive per il
futuro
Tuttavia si nota anche un ritorno
alla confessione. Sia perché, a lungo andare, tante coscienze
sentono il bisogno di riavvicinarsi al Signore, sia perché
molti buoni confessori fanno amare e cercare questo sacramento.
È la situazione sociale e culturale odierna che fa sentire
lesigenza di riordinare la propria coscienza, di ritrovare
lamicizia con Gesù, di riconciliarsi con il prossimo,
di riportare serenità in famiglia, ... insomma: di ridare
un senso alla vita!
Una stupenda occasione per il rinnovamento del sacramento della
riconciliazione ce lha offerta questanno il Santo
Padre che, scrivendo la sua consueta Lettera del Giovedì
Santo ai sacerdoti, ha voluto trattare proprio il tema della
confessione e del perdono di Dio.
Infatti, questo sacramento è probabilmente quello che,
nel cammino bimillenario della Chiesa, ha seguito più
vicissitudini. Non è questo il luogo per tracciarne la
storia: va solo detto che alla confessione individuale, come
la facciamo noi oggi, si è arrivati dopo diversi secoli,
e soprattutto, dopo il concilio Vaticano II e il rinnovamento
che ne è seguito, si sente ancora il bisogno di migliorarlo
e di renderlo più autentico e più fruttuoso.
In questo, e negli articoli che seguiranno, cercheremo insieme1
di riscoprire il sacramento del perdono di Dio e di adeguarci,
per un migliore rendimento.
Dice il Papa nella Lettera ai sacerdoti, riferendosi alla casa
di Zaccheo dove è avvenuta la sua conversione, che è
«un luogo di rivelazione, scenario di un miracolo della
misericordia». Queste parole possiamo riferirle a ogni
confessionale, dove si attua sempre una rivelazione della
misericordia divina. È questo che dobbiamo riscoprire!
Confessare la gloria
e il perdono di Dio
Il sacramento della riconciliazione
prima di essere confessione dei peccati è
un confessare e magnificare Dio per la sua misericordia «di
generazione in generazione» (Magnificat, Luca 1,50).
Per questo, la riconciliazione prelude allEucaristia, che
esprime quel benedire e ringraziare il Padre, che
è stato latteggiamento di Gesù nellultima
Cena e lo è tuttora in ogni santa Messa.
Ascoltiamo san Paolo (2 Corinzi 5,17-21): «Dio ci ha riconciliati
con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero
della riconciliazione. È stato Dio infatti a riconciliare
a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le
loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione.
Noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse
per mezzo nostro. Vi supplichiamo, in nome di Cristo: lasciatevi
riconciliare con Dio! Colui che non aveva commesso peccato, Dio
lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi
potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio».
Tutto questo è ineffabile gloria di Dio, è trionfo
della sua misericordia: è un inno di lode e di ringraziamento
che si alza dalla Chiesa e che annuncia al mondo che Dio, che
ha creato luniverso, continua a ri-crearlo proprio ridonando
alluomo peccatore quella primitiva giustizia che lo rende
immagine e somiglianza del suo Creatore.
Insomma, il sacramento della riconciliazione nasce dal cuore
di Dio il quale, creando luomo, sapeva che egli avrebbe
prevaricato, ma sapeva anche con quale rimedio Egli avrebbe non
solo cancellato il male e la colpa, ma avrebbe compiuto unopera
di redenzione inimmaginabile: sì, il suo Figlio, il Verbo
eterno «che è nel seno del Padre» (Giovanni
1,18), facendosi uomo sarebbe venuto non solo a distruggere il
peccato, ma a elevare noi, attraverso la sua umanità,
alla gloria divina.
Concludiamo con un pensiero di SantAmbrogio, il quale scrive
nel suo Esamerone che «il settimo giorno Dio cessò
di creare e si riposò, perché finalmente, avendo
creato luomo aveva qualcuno a cui perdonare!».
Don Rodolfo Reviglio
(1
- continua)
1 Sono gradite osservazioni,
critiche e domande da parte dei lettori. Mandare gli eventuali
scritti in Redazione.
RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2002-6
VISITA Nr.