LE BEATITUDINI / 1
Le beatitudini, segno del Regno di Dio

Possiamo dire che Gesù ha enunciato le beatitudini fin dai primordi della sua predicazione. È vero, Marco pone all’inizio – come un annuncio sintetico – queste parole di Gesù: “Il Regno di Dio è vicino! Convertitevi e credete al Vangelo!”.
Sono, queste, quasi il titolo di tutto il programma del Maestro, del Figlio di Dio che si è fatto uomo per portare agli uomini – appunto! – il Regno eterno di Dio, e così introdurli nella vita stessa di Dio.
Le parole delle beatitudini sono come il grande tracciato del Regno, come l’impostazione di base di tutto l’edificio che verrà costruito.
Possiamo anche dire: Gesù ci ha insegnato e ci ha fatto vedere come il Regno di Dio – cioè la vita di Dio che siamo chiamati a condividere con Lui nell’eternità – si traduce, qui in terra, nello spirito e nella pratica delle beatitudini.

Cominciare dalla gioia

È innanzitutto stupendo questo fatto: che Gesù comincia con un annuncio di gioia: “Beati!”. Se risaliamo nei secoli e arriviamo fino a Mosè, noi vediamo che il primo messaggio di Dio al popolo di Israele è una legge fatta di doveri e di proibizioni: “Non profanare il Nome di Dio... non uccidere... non rubare... non mentire... non commettere adulterio... non desiderare la donna e la roba d’altri... onora padre e madre... santifica il giorno del Signore... non mettere nessun altro dio di fronte all’unico vero Dio!”.
Possiamo dire che la legge antica è la legge delle “porte chiuse”, mentre il discorso delle beatitudini è la legge delle “porte aperte”. Spieghiamoci.
Di fronte ai dieci comandamenti, tutto si risolve nell’osservarli. Chi non ruba, non bestemmia, non tradisce... si sente a posto: ha osservato i comandamenti di Dio! Essi chiudono le porte al peccato con una serie continua di no.
Invece, di fronte alle beatitudini, la prospettiva è infinita: possiamo sempre fare un passo avanti, crescere e progredire. Non c’è più la paura del peccato, c’è il desiderio di fare di più, di essere di più simili a Dio! E questa è gioia, è la felicità. Sono porte aperte sull’infinito!
Proviamo ad approfondire questa riflessione e ci accorgiamo che – nell’enunciare le otto beatitudini – Gesù ci dà come otto immagini di Se stesso. Gesù è il vero povero, il vero mite, il vero misericordioso, il perseguitato a causa della giustizia...
Leggendo con attenzione i quattro vangeli, possiamo collocare ciascuna azione di Gesù e ciascun suo insegnamento sotto il segno di una beatitudine.

Un arcobaleno di amore

Queste otto immagini di Gesù sono come i colori dell’arcobaleno. Questi infatti, se riuniti insieme, formano un raggio purissimo di luce solare (tant’è vero che, dopo un temporale, quando ci sono ancora goccioline d’acqua disperse nell’atmosfera, i raggi del sole, attraversandole, le scompongono nei colori dell’arcobaleno).
Per continuare nella similitudine, arriviamo a dire che le otto beatitudini sono – in definitiva – gli otto modi di vivere l’amore, che è la vita stessa di Dio! L’amore è fatto, cioè, di povertà, mitezza, misericordia, purezza, afflizione, fame di giustizia, pace..., fino alla persecuzione subita e accettata!
Le beatitudini sono riportate solo da due evangelisti, Matteo e Luca; tra di essi ci sono tre differenze. La prima riguarda il numero; mentre Matteo riporta otto beatitudini, Luca ne riporta solo quattro. Inoltre, le beatitudini in Matteo sono presentate come ideale di vita, mentre in Luca figurano come situazioni di fatto (ad es., in Matteo la povertà è detta “in spirito”; riguarda cioè lo spirito di povertà, l’amore alla povertà; in Luca, invece, Gesù parla di povertà di fatto, così come parla di fame e di sete reali). Infine, Luca fa seguire alle quattro beatitudini quattro “guai!” corrispondenti e contrapposti (es.: beati voi poveri, guai a voi, ricchi!).
Un’altra sottolineatura è nella conclusione: “rallegratevi ed esultate”, che sottolinea la novità assoluta della predicazione di Gesù: Gesù è venuto prima di tutto per annunciare il Regno di Dio ed è al Regno che Gesù vuole che noi guardiamo abitualmente, aprendo appunto il cuore alla gioia e all’allegrezza.

Utopia della vita eterna

Quale è la motivazione di fondo di questa introduzione di Gesù alla sua predicazione? La motivazione è questa: Gesù è venuto sulla terra, si è fatto uomo come noi, per annunciarci il progetto di Dio su tutta la creazione. Dio ha creato tutto per il bene, per la gioia, per la diffusione del suo infinito amore fra tutte le sue creature; le beatitudini ci dicono – con espressioni che si rifanno alle nostre esperienze quotidiane – quale è il senso della storia, quale è il fine ultimo della creazione.
Se io prendo una cellula e la guardo al microscopio, scopro in essa le principali leggi che governano l’universo. Così, se io prendo una qualsiasi nostra azione, un qualsiasi nostro sentimento – purché compiuti secondo lo spirito delle beatitudini – vi trovo descritto lo scopo e il senso di tutta la creazione, vi trovo anzi l’impronta stessa della vita intima di Dio!
A questo punto ci viene da dire: è stupendo! È meraviglioso! Sì, è proprio così. Ma diciamo anche: “è un’utopia!”, cioè una cosa impossibile a realizzarsi.
Certamente. Che cos’è, infatti, un’utopia? È un modo di esprimere la realtà che sembra irrealizzabile. E difatti le beatitudini sono irrealizzabili, fin che contiamo solo sulle nostre forze. Ma diventano possibili, e alla portata di tutti, se ci facciamo piccoli e umili nel chiedere e riconoscere l’intervento dello Spirito Santo.

Le beatitudini evangelizzano il mondo

La forza dell’evangelizzazione è nelle beatitudini. I nostri programmi pastorali, fin che si limitano a tracciare vie e metodi di evangelizzazione, conducono a frutti molto scarsi. Ma se sono vitalizzati da cuori aperti alle beatitudini evangeliche, producono frutti del cinquanta, dell’ottanta, del cento per uno!
Non si dà infatti alcuna azione pastorale che sia veramente tale, se non è sostenuta, animata, resa viva dalla testimonianza evangelica delle beatitudini. Così come non si dà santità sulla terra, se non nel segno e con la forza delle beatitudini!
Ringraziamo Gesù che ci ha sintetizzato in otto parole tutto il Vangelo. Se sappiamo accoglierle con umiltà e generosità, ci sentiremo trasportati dallo stesso Gesù nel suo Regno di gioia e di pace.

                                                                              
  Don Rodolfo Reviglio


RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2003-3
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