DA PESCATORE A SACRESTANO
Il
primo sacrestano della Basilica di Maria Ausiliatrice:
IL SALESIANO COADIUTORE
DOMENICO PALESTRINO
Nellarchivio del Centro
Salesiano di Documentazione Storica e Popolare Mariana si trova
un libretto quasi insignificante, di sole 19 pagine, editato
dalla SEI nei primi anni venti, uno di quei pochi sfuggiti alla
furia iconoclasta che distrugge tutto ciò che è
vecchio. È scritto da Don Giovanni Battista
Francesia, uno degli ultimi Ragazzi di Don Bosco,
insieme al Cardinale Giovanni Cagliero, morto ultra novantenne
nel 1930, dopo aver assistito alla Beatificazione di Don Bosco.
È la biografia del Salesiano Coadiutore Domenico Palestrino,
incaricato da Don Bosco nel 1875 della Sacrestia della Basilica
di Maria Ausiliatrice, consacrata appena sette anni prima.
Domenico Palestrino nasce a Cappuccini Vecchi, piccola borgata
di Vercelli, il 3 marzo 1851, da una famiglia povera di contadini
che cerca di arrotondare lo scarno bilancio familiare anche con
la pesca nel Sesia, come tutti gli abitanti del borgo, tanto
che il vicolo dove abita è chiamato Vicolo dei pescatori.
Domenico conserva in cuore per tutta la vita una grande nostalgia
per questa professione. Bastava chiedergli in che si fosse
occupato in giovinezza scrive Don Francesia
per fargli richiamare lassopito vigore. I suoi occhi
per lo più indifferenti, ripigliavano fuoco e splendore
e mandavano quasi lampi di gioia. Oh! Come è bella, esclamava,
la vita del pescatore, ancorché così povera e piena
di pericoli.
Di animo mite e docile, negli anni della giovinezza, si dimostra
laborioso, disponibile e pieno di buona volontà; passa
gran parte del tempo libero ad aiutare il sacrestano della sua
parrocchia nelle pulizie della chiesa, felicissimo, alla
vigilia delle solennità, di poter aiutare nelladdobbare
la chiesa e gli altari.
Il Parroco, vedendo la sua bontà e la sua inclinazione,
pensa di inserirlo in un ambiente che lo aiuti a trovare la sua
vocazione. Per questo chiede al Superiore del Cottolengo che
lo accolga nella Piccola Casa della Divina Provvidenza, e nel
mese di aprile del 1875 lo accompagna personalmente a Torino.
Essendo Cooperatore Salesiano, il buon Parroco vuole fare incontrare
Domenico con Don Bosco: Egli ti darà la sua benedizione,
e vedrai mirabile effetto.
Lasciato quindi al Cottolengo il povero fagotto delle sue poche
cose, lo conduce a Valdocco.
Pareva che Don Bosco lo aspettasse, perché appena
lo vide e lo sentì parlare, subito gli disse di fermarsi
con lui allOratorio, ove da pescatore lavrebbe fatto
sacrestano. Il Parroco fa presente che il giovane ha già
lasciato al Cottolengo
il proprio fagotto, ma Don Bosco ribatte: Oh! Bella, si
va a prendere e si porta qui, dove il Signore lo vuole.
Da quel giorno Domenico si mette nelle mani di Don Bosco che
gli affida la cura del Santuario di Maria Ausiliatrice.
Stai
tranquillo, non è nulla
Alla scuola di Don Bosco, Domenico
comprende che tutta la perfezione sta nel lavoro e nella preghiera.
Fa quindi suo programma di vita, lavorare senza risparmiarsi
in nulla, ma mentre lavora non tralascia mai di pregare e con
tale ardore da andare, qualche volta, in estasi.
Un giorno scrive Don Lemoyne nella Vita di
Don Bosco nellaccompagnare un sacerdote forestiero
a far visita allaltare di Maria Ausiliatrice, Don Bosco
trovò un giovane, sollevato in aria, rapito in adorazione,
dietro laltare maggiore del Santuario. Allarrivo
di Don Bosco e di quel forestiero, restò come interdetto
lestatico, e volando come piuma portata dal vento, andò
a posarsi ginocchioni innanzi al Venerabile, chiedendo perdono.
Sta tranquillo, gli disse Don Bosco, va pure per i fatti tuoi,
non è nulla. E voltatosi al sacerdote, si limitò
ad osservare: Si direbbero cose da Medio Evo, e accadono oggi.
Don Francesia annota che quando Don Lemoyne scrive questo fatto
è ancora vivente quel ragazzo, per cui ne omette il nome,
ma ora è bene che si sappia... Quel giovane, sollevato
in aria, rapito in adorazione presso il santo Tabernacolo, era
il nostro caro confratello Palestrino. Don Francesia riporta
pure la testimonianza di un confratello sacerdote che attesta:
Il Venerabile Don Bosco mi disse: Palestrino qualche volta
parla a Don Bosco e non capisce ciò che dice, ma lintendo
bene io: è lo Spirito del Signore che mi parla per mezzo
di lui.
Da bravo sacrestano di una Chiesa continuamente affollata, ha
attenzione per tutti. Vive per la sua Chiesa e per il suo decoro.
È solito pregare la Madonna che gli ispiri quanto si debba
provvedere per il Santuario. Venutagli poi lispirazione,
prega perché arrivino i mezzi per pagare; chiede aiuti
a persone pie ed i soldi gli giungono da ogni parte. In questo
modo riesce a dotare il Santuario di innumerevoli arredi sacri,
tutti artistici, di ottima fattura e qualità, tanto che
la S. Congregazione dei Riti, quando si tratta di elevare il
Santuario a dignità di Basilica, ne fa i più ampi
elogi.
È interessante ricordare quanto
ha fatto per avere una Statua dellAusiliatrice degna della
Basilica.
Riferisce Don Francesia:
La statua della
Madonna che si esponeva per la novena e festa di Maria Ausiliatrice,
non gli pareva abbastanza decorosa. Maria Ausiliatrice
diceva deve essere più bella!... La Madonna non
è contenta di quella statua che la raffigura meno dignitosa!
Ne vuole una più grande, più elegante, più
ricca, con un bel trono... Lha detto la Madonna....
Ne parla ad amici, e non passa molto tempo che da uno dei
più rinomati laboratori di arte sacra di Torino, si vide
portare allOratorio una statua grandiosa ed elegante, che
era una meraviglia. E da quel giorno Maria Ausiliatrice sopra
un ricchissimo trono ha cominciato ad essere portata in trionfo
per le vie di Torino.
È la magnifica statua di Maria Ausiliatrice,
sullartistico trono dorato, che noi ammiriamo e veneriamo
in Basilica.
Fatelo
pregare
Domenico prega, lavora e soffre
con grande intensità di amore per il Signore e per la
Madonna, tanto da suscitare lammirazione e la stima della
gente e di Don Bosco stesso. Durante lultima malattia,
a chi insisteva perché chiedesse alla Madonna la guarigione,
Don Bosco risponde: Se volete che Don Bosco guarisca, fate
pregare Palestrino. Don Francesia scrive: Si andò
allora a dirgli che pregasse per tal fine, ma egli ritraendosi,
rispose che fosse fatta la volontà di Dio. La cosa fu
comunicata a Don Bosco, il quale, fatto venire a sé il
buon confratello, gli disse: O caro Palestrino, non ti dico di
pregare per la mia guarigione, ma perché conservi la mia
fede sino alla fine. Palestrino commosso e confuso baciò
riverentemente la mano al Venerabile e pregò assai.
Domenico ama di amore tenero e filiale Don Bosco e gode dei suoi
consigli per tredici anni. Ne parla con grande venerazione e
prega che venga presto glorificato dalla Chiesa. In attesa del
sospiratissimo giorno della sua Beatificazione, egli prepara
il prezioso paramentale ricamato in oro su lamella dargento,
che ancora oggi ammiriamo splendente nel giorno della festa.
Lavora fino allultimo, fino a quando è costretto
a mettersi a letto con la febbre. Il 27 ottobre 1921 in Basilica
si tiene la Trigesima di Mons. Giacomo Costamagna. Il Santuario
è addobbato a lutto; nel pomeriggio stesso, Domenico si
pone con febbrile ansietà a levare la tappezzeria, salendo
su e giù per lalta scala, aggirandosi attorno ai
cornicioni con la sveltezza di un giovanotto. Trasuda abbondantemente,
e a sera ha qualche brivido di febbre. Ritirandosi in infermeria
commenta: Ora se il Signore vuole e la Madonna è
contenta, mi riposerò alquanto per prepararmi a morire.
Il dottore gli riscontra una broncopolmonite che però
si spera, come già altre volte, possa essere superata
nel giro di pochi giorni. Il 29 ottobre Domenico sente con serenità
lannuncio della morte del Rettor Maggiore Don Paolo Albera,
e prega per lui con affetto di figlio. A chi lo visita dice di
essere perfettamente rassegnato alla volontà del Signore,
e che offre volentieri la sua vita ed i suoi patimenti per la
Congregazione Salesiana. Il male precipita, accorrono al suo
fianco Don Filippo Rinaldi, Don Pietro Ricaldone ed altri Superiori.
Domenico con gli occhi fissi verso lalto, sereni come se
vedessero qualcosa di consolante, lascia questo mondo alle sette
del 1° novembre 1921, Festa di Tutti i Santi. In tutti è
viva la convinzione che Domenico sia asceso subito in Paradiso
a far festa con la Madonna, con Don Bosco e Don Rua e con Tutti
i Santi.
Il caso vuole che la nuova tappezzeria funebre di seta da lui
preparata per la Basilica sia usata per la prima volta proprio
per lui.
Don Mario Morra
IMMAGINE:
Il
Salesiano Coadiutore DOMENICO PALESTRINO (1851-1921)
RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2004-6
VISITA Nr.