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  Centro Salesiano Documentazione Mariana   |  Torino-Valdocco, Italia
 I PAPI CHE PORTANO IL NOME DI PAOLO-2

Paolo IV (1555-1559)

Dopo il brevissimo pontificato, di sole tre settimane, di Papa Marcello II, il Collegio dei Cardinali, desiderosi che l’opera riformatrice iniziata dal Concilio di Trento giungesse a completamento, eleggono Papa il Cardinale Gian Pietro Carafa, esponente del gruppo dei riformatori più ardenti, che prende il nome di Paolo IV.
Da più di mezzo secolo Gian Pietro Carafa è stato uno dei più decisi e rappresentativi propugnatori della riforma interna della Chiesa.

Persona profondamente pia ed ascetica, ha sempre combattuto con fermo rigore e violento zelo per una più severa vita ecclesiastica, inflessibilmente legato ai propri principi.
Trascinato dall’irruenza e fierezza del suo carattere, fa uso del potere papale seguendo rigidi criteri di santità e di ortodossia, ma ignorando ogni moderazione. Suscita in questo modo profonda irritazione e contestazione tra il clero e tra il popolo, tra le persone colte e le persone semplici; provoca scontri e ferite dolorose in seno alla Chiesa e alla stessa curia romana.

Diventato Papa continua l’o­pera di controriforma già iniziata come Prefetto dell’Inquisizione, con intransigenza ed intolleranza, talvolta anche con ingiustizia. Le sue intenzioni sono pure e sante, il suo obiettivo è l’eliminazione di ogni errore e di ogni abuso, ma i suoi procedimenti, autoritari e drastici, fanno molte vittime e causano più danni che vantaggi alla causa stessa della riforma cattolica.

Per fare eseguire i suoi decreti si serve sistematicamente dell’Inquisizione, ma abusa di questo tribunale e vi trascina dinanzi anche vescovi e uomini pii. Giunge al punto di accusare di scarso zelo il grande inquisitore Cardinale Antonio Michele Ghislieri, il futuro Papa San Pio V.

Quando il 18 maggio 1559 muore, il popolo romano, che tanto ha sofferto per il duro governo di questo Papa, si solleva e ne impedisce i solenni funerali. Il palazzo dell’Inquisizione è invaso e dato alle fiamme, le insegne abbattute e la statua del Papa in Campidoglio, frantumata e gettata nel Tevere. La sua salma, solo nel 1566, sotto il pontificato di Pio V, può avere onorevole sepoltura in Santa Maria sopra Minerva.

Paolo V (1605-1621)

Dopo la morte di Papa Leone XI, che ha avuto appena quattro settimane di pontificato, il 16 maggio 1605 viene eletto il Cardinale Camillo Borghese che prende il nome di Paolo V. Di costituzione sana e robusta, ha appena 52 anni quando inizia il suo ministero che si auspica perciò non così fuggevole come quello del predecessore.

D’indole riflessiva e tranquilla, è uomo di poche parole, ma amichevole e affabile, leale e sincero, straordinariamente laborioso. Ad una memoria eccellente unisce un’assiduità instancabile, doti queste che gli consentono di svolgere un’enorme mole di lavoro.

Si concede raramente qualche giorno di riposo sui colli romani. Estremamente parsimonioso nelle spese personali, è molto generoso con i poveri e i bisognosi.

Prega moltissimo e con grande devozione; nella pietà rivaleggia con il santo Papa Pio V.
Durante i sedici anni di pontificato di Paolo V si verificano avvenimenti rilevanti per la vita della Chiesa e della società civile. Ne segnaliamo alcuni tra i più importanti.

Si conclude l’annosa controversia sulla grazia che ha visto contrapposti Bañez con i Domenicani e Molina con i Gesuiti. Il Papa interviene facendo riferimento al Concilio di Trento «che ha definito la necessità di una mozione divina per il libero arbitrio», ed assolve dall’accusa di eresia entrambi i contendenti.
Sul piano politico-religioso sono due gli eventi che segnano drammaticamente il pontificato di Paolo V: il durissimo scontro con la Repubblica Veneta, che intende far valere il proprio prestigio e la propria autorità su tutti, compreso il Sommo Pontefice, e lo scoppio della Guerra dei Trent’anni, la più lunga e la più aspra tra tutte le guerre religiose che sconvolgono l’Europa del XVI e XVII secolo, e che vede schierati contro, Protestanti e Cattolici.

L’intensa attività politica però non impedisce a Paolo V di attendere ai suoi impegni fondamentali di capo della Chiesa: il proseguimento della riforma iniziata dal Concilio di Trento e la diffusione del Vangelo nelle terre di missione.

Tutto il 1600 vede un’intensa attività missionaria, sia in Estremo Oriente, con l’opera di padre Matteo Ricci in Cina e di padre Roberto de Nobili in India, sia in America Latina, con la creazione in Paraguay delle famose Riduzioni, colonie agricole di Indios amministrate esclusivamente a favore delle popolazioni indigene.
Durante il pontificato di Paolo V ha inizio il lungo ed infelice processo di Galileo, che tanto danno recherà all’immagine della Chiesa, accusata di intolleranza, di oscurantismo e di arretratezza. Il Papa accoglie paternamente Galileo e gli assicura la sua protezione.
Paolo V muore il 28 gennaio 1621 ed è sepolto nella Cappella Borghese (o Paolina) da lui edificata in Santa Maria Maggiore.

Paolo VI (1963-1978)

Il 3 giugno 1963 muore il Papa Beato Giovanni XXIII, il Papa del Concilio Ecumenico Vaticano II. Dopo un breve Conclave, al quinto scrutinio viene eletto il Card. Giovanni Battista Montini, Arcivescovo di Milano, che prende il nome di Paolo VI.

Persona estremamente dotata spiritualmente, intellettualmente e moralmente, presenta come tratti caratteristici della sua personalità la dolcezza, la cordialità, la soavità, la profondità dei sentimenti e la finezza dell’intelletto, l’amore intensissimo per la Chiesa e per l’umanità. Ha una straordinaria fiducia nell’azione dello Spirito Santo nella Chiesa e nella storia; di qui la sua pazienza, la pratica del dialogo e l’avversione per le censure e le condanne, sicuro che il tempo provvede alle giuste soluzioni.

Il pontificato di Papa Montini è assai difficile perché si svolge in tempi burrascosi sia per la Chiesa sia per il mondo. Tempi di radicali mutamenti: l’uomo raggiunge la Luna, la contestazione giovanile e l’emancipazione femminile mettono in crisi regole, mentalità e costumi; l’affermarsi strepitoso della tecnologia, la depressione cronica del Terzo Mondo, la dittatura politica ed ideologica del comunismo, il secolarismo dirompente che si insinua anche tra il clero ed i teologi; lo sviluppo delle nuove teologie (della “Morte di Dio”, della rivoluzione, della liberazione, ecc.).

Sono alcune delle grandi difficoltà che Paolo VI deve affrontare con coraggio.
Suoi grandi meriti sono soprattutto due: aver portato a pieno compimento l’evento straordinario del Concilio Ecumenico Vaticano II ed aver traghettato la Chiesa verso lidi migliori, attraverso il mare tempestoso del dopo Concilio, senza dissipare i preziosi tesori accumulati dal Concilio stesso.

È stato timoniere fermo e sicuro della barca del Concilio ed ha saputo condurla felicemente in porto, ricca di tante idee, progetti ed impegni nuovi. Ha poi saputo calare nella vita della Chiesa le novità del Concilio, nonostante le critiche violente sia della sinistra progressista, sia della destra conservatrice.

Sintesi mirabile della sua attività sono le parole pronunciate da Paolo VI stesso nell’omelia del 29 giugno 1978, ad un mese appena dalla morte: «... anche noi come Paolo, sentiamo di poter dire: ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede».1

1 Battista Mondin, Nuovo Dizionario Enciclopedico dei Papi, storia e insegnamenti (Roma, Città Nuova 1995). Nuova Edizione, aprile 2006.

                                                                                         
Don Mario Morra sdb



IMMAGINI:
Paolo IV condusse con inflessibile rigore la riforma della Chiesa, suscitando perplessità ed opposizione.
2
Con il Papa Paolo V prosegue con notevole impulso la spinta missionaria della Chiesa.
Paolo VI condusse la Chiesa in tempi non facili. La sua nobile anima sta acquistando sempre più considerazione da parte degli studiosi.

     RIVISTA MARIA AUSILIATRICE  2008-10
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