LA MADONNINA DI D. GIOVANNI B. BRANDA
Nel Museo di Devozione Mariana, del Centro Salesiano di Documentazione, tra le tante statue di Maria Ausiliatrice, vi è pure la Madonnina che Don Bosco ha benedetto e consegnato a Don Giovanni Battista Branda inviandolo come primo Direttore in Spagna. Don Branda l’ha molto cara, la porta con sé nelle sue tante peregrinazioni e la sente sempre maternamente vicina, protettrice e testimone di tanti fatti straordinari.
Quando Don Bosco lo manda in Spagna ad aprire la prima Casa salesiana, ad Utrera nel 1879, gli dice: «Per ora va’ ad aprire la casa di Utrera, ma vi starai poco tempo perché una signora di Barcelona ci chiamerà e ci darà tutto il necessario per fondare una grande casa».1 Infatti, nel 1885 Don Branda riceve una lettera da Donna Dorotea da Chopitea, prima Cooperatrice Salesiana di Spagna ora Venerabile, ed inizia la nuova Casa di Sarrià presso Barcelona. Ed è proprio a Sarrià che, nella notte tra il 5 ed il 6 febbraio del 1886, Don Branda è testimone di una apparizione di Don Bosco. Già nella notte precedente la festa di S. Francesco di Sales aveva sentito chiara la voce di Don Bosco che lo invita ad alzarsi ed a seguirlo, ma pensando ad un sogno, preferisce voltarsi dall’altra parte e continuare a dormire. Nella notte del 6 febbraio però un’altra chiamata lo sveglia: «Don Branda! Adesso non dormi! Alzati e vieni con me!». Un chiarore intenso illumina la camera e sulla cortina del letto si staglia la figura di Don Bosco. Don Branda si alza, si veste e, spostata la cortina,
si trova davanti Don Bosco in persona, che gli dice: «Vieni, conducimi a visitare la casa. Ti farò vedere cose delle quali tu non sospetti nemmeno, eppure sono cose che fanno spavento».1
Passano di corridoio in corridoio, entrano nel dormitorio dei giovani. Don Bosco indica tre giovani: sono riconoscibilissimi, anche se hanno il volto brutalmente sfigurato. «Vedi questi tre disgraziati? Li ha guastati uno che tu non crederesti, se non fossi venuto io a dirtelo... Tu te ne sei fidato, tu lo credi buono e tale sembra all’esterno. È il tale... (e dice nome e cognome). Mandalo subito via dalla casa. Non tollerare che si fermi ancora in mezzo ai giovani. Sarebbe capace di rovinarne altri».1 Don Bosco scompare e Don Branda rimane di sasso! Ma come risolvere il caso? Come chiamare quei ragazzi, come far loro confessare la colpa e denunciare il colpevole? Esteriormente non danno motivo di rimprovero! Nella grande incertezza, Don Branda sente interiormente una voce che continua a ripetergli: agisci, agisci subito! Chiama i collaboratori, gli assistenti e raccomanda loro di intensificare la sorveglianza per scoprire tra i giovani i meno buoni. Ma parla in generale, senza rivelare nulla di quanto udito quella notte. Pensa di aver così fatto quanto prudentemente è richiesto in attesa di indizi validi. Mentre è in questo stato d’animo, riceve una lettera da Torino da parte di Don Rua che scrive: «Stasera io passeggiavo con Don Bosco ed egli mi disse che ti ha fatto una visita. Ma tu forse a quell’ora dormivi».1 Anche Donna Dorotea dice di aver sognato Don Bosco in quella notte. Qualche giorno dopo, iniziando la celebrazione della S. Messa, mentre bacia l’altare, Don Branda, invaso da terrore e tremore, sente imperiosa dentro di sé una voce che dice: «Fa’ subito quello che ti ha ordinato Don Bosco, altrimenti questa è l’ultima Messa che celebri».1
Allora Don Branda sconvolto decide di agire. Ordina a Don Aime, suo Vicario, di convocare quei ragazzi separatamente, all’insaputa l’uno dell’altro: “faccia loro capire di essere a conoscenza di tutto e li convinca a confessare e a denunciare il colpevole primo”. Don Branda intanto scrive su di un foglio il nome del corruttore, pronunciato da Don Bosco, che lascia piegato sulla scrivania. Don Aime riesce a far confessare i colpevoli ed a denunciare il corruttore, il nome del quale corrisponde a quello scritto sul foglio! Finalmente i colpevoli, a breve distanza l’uno dall’altro, sono allontanati dalla Casa.
Rientrato in Italia, Don Branda si vede affidata la direzione dell’Oratorio femminile di Chieri, quindi passa a Zurigo per l’assistenza agli emigrati Italiani e poi in Lorena, portando sempre con sé la Madonnina benedetta da Don Bosco verso la quale è grandemente devoto. Chiude la sua vita, ricca di anni e di meriti, in Torino-Valdocco, accanto alla Basilica di Maria Ausiliatrice, nel 1927.
                                                                                              
 Don Mario Morra SDB
1 Eugenio Ceria, Memorie biografiche di San Giovanni Bosco 1886-1888. Volume XVIII. Editrice SEI - Torino, 1937.
IMMAGINE:
La statuina della Madonna Ausiliatrice di Don Branda, custodita nel Centro di Documentazione Mariana di Torino-Valdocco
RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2003-7
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