Ricordo di Santa Gemma Galgani

L’11 aprile del 2003 ricorre il primo centenario della morte di Santa Gemma Galgani. Ecco una testimonianza sulla grande mistica del XX secolo.
Una volta che Gemma ripeteva: “Non sai Gesù che sono tutta tua? Sì, tutta tua, anima e corpo” le fu chiesto: “E se Gesù la lasciasse scegliere: andare subito in Paradiso e cessare di patire o restare qui continuamente a patire qualora questo potesse essere di maggiore gloria sua?”. Rispose risoluta: “Meglio patire che andare in cielo, quando si tratta di patire per Gesù e dargli gloria”. Quando si tratta di patire per Gesù, ecco la grande e sublime giustificazione della sofferenza cristiana: compiere quel che manca, da parte nostra, alla Passione del Signore; consolare il Cristo sofferente nella sua Chiesa; vigilare nell’orto della sua permanente agonia; versare con Gesù eterne gocce di sangue per quanti hanno bisogno di redenzione. La redenzione è perfetta, è efficace, ma
è necessario che noi l’applichiamo, accettandola. Nel corpo indivisibile che è la Chiesa, tutto è comune, tutto è solidale. Nella comunità dei credenti chi è raccolto deve guardare a chi è disperso, il vicino andare incontro al lontano, e l’innocente soddisfare per il peccatore [...].
In questa divina inserzione della nostra sofferenza nella Redenzione eterna del Signore consiste la grandezza della ascetica e della mistica cristiana. Non per vanità, non per superbia, né per ostentazione si soffre, ma nel piano insondabile della comunione dei Santi che gravita verso la Resurrezione [...].
Non politica o filosofia o mistica della sofferenza, ma comunione dei beni, partecipazione di gloria. Si resta in terra, non per amore della terra; si ritarda il cielo, non per freddezza di attesa e di desiderio, ma per piangere con quelli che piangono onde abbiano gioia e gioia imperitura. Se qualcuno manca nel cielo, par che la felicità non sia del tutto felice, né la famiglia tutta raccolta in letizia.
Gemma comprese questa mirabile legge di scambio tra la terra e il cielo, di comunione delle anime nel Cristo; visse questa teologia del dolore. Una cosa le interessava, che Gesù mai restasse solo. Durante le ore della notte sollecitava la suora assistente: “Su, suora, su avanti, preghiamo, non ci occupiamo d’altro. Gesù solo”. E anche a noi ripete: Su avanti, prega, soffri, non aver paura del dolore. Non credere di essere un naufrago nelle tue infermità. Non lasciar solo Gesù. È crocifisso, ma cammina. Anche la tua sofferenza in Lui è in cammino. Il cielo non è mai lontano da te quando tu piangi per consolare il Signore.

         Da Santa Gemma, Mons. Benvenuto Matteucci, arcivescovo



La busta aperta

Eravamo ancora nel primo focolare a Trento. Una mattina Chiara stava preparando il pranzo, quando una donna suonò alla sua porta. Era una poveretta che chiedeva aiuto per la sua famiglia. Chiara andò e prese in un cassetto una busta che conteneva quanto occorreva per pagare l’affitto dell’appartamento, il gas, la luce del mese. Diede tutto alla donna. Poi disse a Gesù: “Ti lascio la busta aperta, provvedi tu a riempirla affinché possiamo pagare quanto dobbiamo”. E riprese a lavorare.
Poco dopo arrivò Natalia, di corsa, in bicicletta. Era uscita dall’ufficio in un momento di pausa e, quasi senza fiato, disse a Chiara: “Stamani ho ricevuto un aumento di stipendio e ho pensato di venire subito a portarlo, perché forse ne hai bisogno”. Era il doppio di ciò che Chiara aveva dato.

                              D. Z. - Roma / Da I fioretti di Chiara e dei Focolari


IMMAGINE: Santa Gemma Galgani (morta nel 1903)
  
A cura di MARIO SCUDU
RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2003-4
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