SUOR LAURA MAINETTI:
Un esempio che parla ai giovani


“L’ho ripetuto più volte ai miei amici cristiani: «Dite che non ci sono esempi, e non parlate di suor Maria Laura Mainetti». Com’è possibile? Io farei di questa suora, di questa donna, un esempio umano per i giovani. È l’unica che ha le carte in regola per parlare ai giovani di oggi, ai giovani in crisi. Questa donna è l’unica che ha perdonato a chi l’ha ammazzata”.
Lo psichiatra Vittorino Andreoli ha seguito tutto della vicenda di suor Maria Laura, la religiosa uccisa a Chiavenna la sera del 6 giugno di due anni fa; assassinata a coltellate da tre ragazze, allora minorenni, che avevano deciso di sacrificarla in nome del loro satanismo.
Andreoli non è stato perito ai fini del processo, ma ha letto, ascoltato, riflettuto. E premette di parlare da non credente, che ha grande rispetto per chi ha fede, da uomo che fa del suo meglio per rendersi utile alla “Città della Terra”.
«Quello che mi colpisce di questa donna – sottolinea subito – sono le poche parole di perdono che ha pronunciato mentre stava per essere ammazzata. È morta preoccupata che chi la stava uccidendo sapesse per certo che lei la (o le) perdonava. Quando le hanno telefonato per chiederle aiuto, non ha domandato niente, se non dove doveva andare per aiutare. Ed è andata. Poco dopo, mentre moriva, non si è preoccupata della sua morte, ma di chi la uccideva; e siccome chi la uccideva sarebbe rimasta in vita, si è preoccupata di dire una parola: “Io ti perdono”. Proprio la parola “perdono” è la chiave di lettura. Vedete, il perdono è contro la biologia: la voglia di vendetta è un sentimento dell’uomo; il perdono è contro la legge: io mi opporrei a una legge che sancisse il perdono. Questo per dire che, da un punto di vista umano, nella mia lettura il gesto di suor Maria Laura Mainetti è stato “folle”, perché nessuno può umanamente, nel momento in cui viene ucciso, preoccuparsi del suo assassino. Il perdono è “disumano”, però, quando accade, è un elemento che affascina, proprio perché è un’anomalia».
Continua Andreoli: «Suor Maria Laura ha un aspetto particolare: quello di essere una donna qualunque, un “nessuno”. E che un “nessuno” possa fare un gesto di questa grandezza, la rende straordinaria. Ecco perché è una figura che mi piace molto...».
                                              
 Rosanna Biffi, da Famiglia Cristiana, n. 23, 2002
Il mestiere di Dio? Avere misericordia

Una storia degli antichi monaci del deserto dell’Egitto racconta che, una volta, un famoso brigante trovandosi sul punto di morte si trascinò fino alla porta di un monastero. Al monaco che uscì per soccorrerlo, disse: “Io me ne vado, ma Dio avrà misericordia di me”. “Come fai ad esserne così sicuro?”, chiese il monaco. “Perché quello è il suo mestiere”, rispose il brigante. Ecco, il “mestiere” di Dio, il “mestiere” del Padre è di avere misericordia. Non è, questo, un concetto espresso soltanto da un’antica storia di monaci e di briganti. Lo affermano santi e dottori illustri. “È proprio di Dio compatire e perdonare”, dice San Bernardo. E San Tommaso d’Aquino: “L’onnipotenza di Dio si manifesta soprattutto nel perdono e nella misericordia”.
                                                 Da
Detti dei Padri del Deserto


Il tuo tesoro

Quando un discepolo arrivò da un paese molto lontano, il maestro gli chiese:
 “Che cosa cerchi?”.
“L’illuminazione”.
“Hai il tesoro dentro di te. Perché cerchi altrove?”.
“Qual è il mio tesoro?”.
“Quest’ansia di ricerca che è scesa su di te”.
In quel momento il discepolo fu illuminato.
Anni dopo soleva dire ai suoi amici: “Scoprite i vostri tesori e godetene”.
                                                                    
A. De Mello


 A cura di MARIO SCUDU
RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2002-10
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