Togli quel Crocefisso dal muro



Due episodi capitati all’inizio di novembre 2001.

A La Spezia una insegnante per “accogliere” al meglio una ragazzina islamica ha fatto togliere il Crocefisso dal muro, giustificandosi che voleva così integrare la nuova arrivata. Per non “turbare” la nuova allieva, questa insegnante troppo zelante (o forse malata di laicismo) trovava logico passare sopra la sensibilità religiosa degli altri 29 alunni... Cioè la maggioranza. La quale questa volta non è rimasta silenziosa. Le giuste proteste dei genitori della classe ha rimesso le cose a posto. Un simile episodio era capitato anni fa a Genova. Alcuni genitori di alunni islamici chiesero e ottennero di rimuovere il Crocefisso dalla parete dell’aula per non “turbare” le giovani menti dei loro figli. Non mi sembra che ci siano state proteste dei genitori degli altri alunni. Una maggioranza distrattamente silenziosa e acritica.

Secondo episodio. In una trasmissione della RAI. Nel dibattito un islamico per proclamare la propria identità non ha trovato di meglio che insultare il Crocefisso, definendolo un semplice “cadavere appeso a un legno”.

Ben diverso il comportamento di Suor Antonietta in un episodio narrato da Padre Bro in Il segreto ultimo della confessione. È avvenuto nell’isola di Reunion, ad est del Madagascar. Un piccola isola, molto giovane, di soli 3 milioni di anni. Praticamente nata ieri. È costituita dai residui di due vulcani, di cui uno in attività. A Cilaos, un villaggio ai piedi del vulcano, c’era una piccola comunità di suore. Tra le loro attività anche un po’ di accoglienza per gli escursionisti del vulcano. Una sera arrivò un gruppo di studenti musulmani. Non avendo trovato alloggio per la notte, si rivolsero alle suore. Suor Antonietta li accolse con il suo solito sorriso, e li sistemò in una grande stanza. Per gli studenti andava bene. Quasi tutto. C’era infatti un Crocefisso alla parete. Uno di loro disse alla suora: “Perché non togli quello dal muro?”. La risposta di suor Antonietta arrivò decisa: “No, non lo toglierò. C’era già prima di te. E poi non ti ha fatto nulla di male ed Egli ti ama”.

Dopo l’11 settembre 2001, con la distruzione delle Torri Gemelle a New York ad opera di terroristi islamici, si è aperto un lungo dibattito sulla natura dell’Islam e sulla sua integrabilità nell’Occidente. Si è fatto risaltare, tra l’altro, che i cristiani (e mi auguro anche le autorità) respingano ogni sorta di intolleranza da parte islamica, della proclamazione dei loro diritti di minoranza (dimenticando i diritti della maggioranza) a scapito qualche volta delle convinzioni religiose degli altri. Nessun cristiano intelligente rinuncia al proprio credo religioso e ai propri valori culturali per “accogliere” o per non “turbare” gli islamici. Solo quelli ignoranti lo fanno. Andando in un paese straniero non è forse la minoranza che deve integrarsi, rispettando le usanze e la cultura del paese ospitante? È una cosa sbagliata se anche i politici occidentali chiedono un comportamento simmetrico ai loro colleghi di potere nei paesi musulmani? Sembra purtroppo che le parole tolleranza, rispetto delle minoranze, libertà religiosa, diritti della persona, siano solo a senso unico cioè verso gli islamici emigrati nell’Occidente in cerca di benessere. Qualche volta chiedono tutto questo con arroganza. Quando nei loro Paesi nei riguardi dei cristiani non se ne parla nemmeno. E così i cristiani continuano ad essere “soggetti a rischio”: vengono infatti discriminati, oppressi, perseguitati e anche uccisi in paesi musulmani come Sudan, Algeria, Pakistan, Bangladesh, Indonesia, Timor, Arabia Saudita, Emirati Arabi, Libano, Egitto, Yemen, Filippine, Iran, Nigeria...(Mario Scudu).


 A cura di MARIO SCUDU
RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2002-1
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