CANTICO DELLE CREATURE

Laudato si’, mi’ Signore, cum tucte le tue creature, spetialmente messer lo frate sole, lo quale è iorno; et allumini noi per lui.

Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore: de te, Altisssimo, porta significatione.

Laudato si’, mi’ Signore, per sora luna e le stelle: in celu l’hai formate clarite et pretiose et belle.

Laudato si’, mi’ Signore, per frate vento et per aere et nubilo et sereno et omne tempo, per lo quale alle tue creature dai sustentamento.

Laudato si’, mi’ Signore, per sora acqua, la quale è molto utile et humile et pretiosa et casta.

Laudato si’, mi’ Signore, per frate focu, per lo quale enallumini la nocte; et ello è bello et iocundo et robustoso et forte.

Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti fiori et erba.

                                                                      San Francesco d’Assisi



TROVARE E PREGARE DIO NELLA NATURA

L’Amato è le montagne
le valli solitarie e ricche d’ombra
le isole remote,
le acque rumorose,
il sibilo delle aure amorose.
È come notte calma
molto vicina
al sorger dell’aurora,
musica silenziosa
solitudine sonora, è cena che ristora e innamora.

                                                                                           San Giovanni della Croce


Ascoltare la preghiera delle rane

Una sera fratel Bruno era assorto in preghiera, quando fu disturbato dal gracidare di una rana. Per quanti sforzi facesse, non gli riuscì di ignorare quel rumore e allora si sporse dalla finestra e urlò: “Silenzio! Sto pregando”.
Poiché egli era un santo, tutti obbedirono al suo ordine immediatamente. Ogni creatura vivente si zittì in modo da creare il silenzio necessario alla preghiera.

Ma ecco che Bruno fu di nuovo interrotto, questa volta da una voce dentro di lui che diceva: “Forse a Dio il gracidare di quella rana era altrettanto gradito dei salmi che tu stai recitando”. “Che cosa possono trovare di bello le «orecchie» di Dio nel verso di una rana?”, replicò Bruno sprezzante. Ma la voce proseguì: “Perché mai allora Dio avrebbe inventato un simile suono?”.

Bruno decise di scoprirlo da sé. Si sporse dalla finestra e ordinò: “Canta!” e l’aria fu piena del gracidare ritmato della rana, con l’accompagnamento di tutte le raganelle del vicinato. Bruno si pose in ascolto con attenzione e subito non udì più alcun frastuono, ma scoprì che, se smetteva di irritarsi, quelle voci in realtà rendevano più ricco il silenzio della notte. Grazie a quella scoperta, il cuore di Bruno entrò in armonia con l’universo intero e, per la prima volta nella sua vita, egli capì che cosa significa pregare.

                                                                                                                A. De Mello


Che Dio mi conceda di udire sempre e di far udire agli altri, fino all’ebrezza, l’immensa musica delle cose.

                                                                                                  P. Teilhard De Chardin


IMMAGINE: Alba su Villagrande (Foto di BARBARINA SCUDU)
RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2005-7
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