ABBE' PIERRE:
L'ESEMPIO DEI GENITORI


L’Abbè Pierre riporta la testimonianza della sua infanzia. «Sono nato in una famiglia autenticamente cristiana in cui si cercava sinceramente di vivere la fede, la speranza, l’amore, di cui potrei dare dei bellissimi esempi. Fui sconvolto nello scoprire che mio padre, che era spesso ammalato, dedicava molto del suo tempo al servizio dei più poveri. Un giorno, quando dovevo avere dodici o tredici anni, mi condusse, insieme a uno dei miei fratelli, in una periferia di Lione in cui si recava tutte le domeniche mattina da anni, senza che noi sapessimo ciò che vi andava a fare. E lì fu come se il cielo mi fosse caduto sulla testa.

Ci portò in un capannone in cui se ne stavano una cinquantina di miserabili barboni vestiti di stracci, insieme a cinque o sei amici di mio padre, dei borghesi come lui, tra i quali un generale in pensione. Tutte le domeniche questi signori della “buona società” si levavano la giacca per lavare e rasare i miserabili, e tagliare loro i capelli. Portavano anche via la loro biancheria che riportavano lavata e stirata la domenica successiva. In alcuni casi, riuscivano ad aiutare l’uno o l’altro di questi naufraghi a risollevarsi procurandogli un piccolo lavoro. Non dimenticherò mai la riflessione che mio padre ci fece al ritorno.

Davanti a noi si era fatto coprire di insulti da uno dei tipi a cui aveva tagliato i capelli, forse aveva maneggiato malamente la macchinetta per tagliargli i capelli, e ciò doveva avere infastidito quel tipo che gli aveva fatto una lavata di capo. Allora papà ci disse: “Vedete com’è difficile essere degni di aiutare coloro che sono così disgraziati”. È evidente che la mia vocazione a condividere con i più bisognosi trova le sue radici nella testimonianza dei miei genitori».
Se voi genitori aveste la capacità di distinguere i bisogni veri dalle avidità fasulle, capireste quanto sia diseducante esaurire il vostro ruolo nel garantire ai figli soprattutto le avidità!

                                                                                                  By                                    Da Jesus, 2005


DUE VITTIME SULL'ALTARE

Un Monsignore venuto da Roma, dopo aver assistito alla Messa di Padre Pio, esclamò: «Su questo altare sono due le vittime che si immolano!». Questa frase mi fece capire qualcosa di più.

Al Padre un giorno dissi: «Come fate a reggervi per tanto tempo sull’altare?», volendo riferirmi alle piaghe dei piedi. Mi rispose:

«Come si reggeva Gesù sulla Croce». «Che vuol dire?... che stia pure Lui sulla Croce?! Non credo». Dopo parecchi giorni gli dissi: «Per la gloria di Dio, Padre, ve lo domando: ma durante la Messa siete sospeso sulla Croce come Gesù sul Calvario?».

Con santa pazienza mi rispose: «Te l’ho detto già! E ancora adesso non te ne accorgi?». Ma come dovevo accorgermi di ciò, se lo vedevo sempre in piedi?

È vero che tempo addietro aveva detto: «Il Padre celeste mi ha fatto salire sulla Croce del Figlio Suo». Ma io credevo soltanto misticamente.
                                                                 Testimonianza di
Cleonice Morcalli


                 PENSIERI

Il male è un’obiezione più contro l’uomo che contro Dio.
                                                        
Primo Levi

Non è forte colui che non cade
mai, ma colui che cadendo si rialza sempre.
                                                     
W. Goethe

La paura della morte impedisce di vivere, non di morire.
                                                        
Paul C. Roud

Un viaggio di mille miglia comincia sempre con un solo passo.
                                                         
Lao Tzù

Dalla nostra mente non esce nulla se non mettiamo nulla, qualche cosa se ci mettiamo qualche cosa, grandi idee se ci mettiamo molto.
                                                                
A. P.


A cura di MARIO SCUDU
IMMAGINE:
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 Padre Pio e “il compagno celeste”, in un’opera della pittrice Grazia Rita Della Penna, di Bari.
RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2005-8
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