Il linguaggio che tutti possono comprendere

“L’amore è il solo linguaggio che tutti possono comprendere”.
Nella babele di messaggi che ci assalgono ogni giorno sembra sempre più utopico credere ancora in un linguaggio universale.
Per questo le parole pronunciate da padre Giuseppe Freinademetz, appena proclamato santo da Papa Wojtyla, fanno riflettere.
Nato nel 1852 in una famiglia contadina ladina della Val Badia, a 27 anni partì missionario per la Cina per non tornare più.
“È un santo che ha anticipato la globalizzazione”, scrive il vescovo della diocesi di Bolzano-Bressanone, Wilhelm Egger: percorse a piedi vasti territori della Cina, annunciando ovunque il Vangelo, non senza una buona dose di inventiva, servendosi anche di un grammofono, all’occorrenza, per attirare l’attenzione della gente.
Dopo un primo difficile impatto con una cultura così diversa, capì che se voleva avvicinarsi alla popolazione doveva accettarne e valorizzarne gli usi e i costumi: studiò il cinese, indossò abiti locali, si fece crescere la barba; ma, oltre all’aspetto esteriore, seppe cambiare soprattutto il suo cuore, facendosi cinese con i cinesi.
“In cielo vorrei essere cinese”, ha lasciato scritto: una frase che dà la misura della profonda identificazione con il popolo che si sentiva affidato.
Nel suo testamento aveva persino chiesto (invano, perché i suoi resti riposano in Val Badia) di essere sepolto nel cimitero cinese.
(...) La vita e le opere di Giuseppe Freinademetz sono “una lettera di Dio per noi”, ha scritto ancora il vescovo Egger.

                                                         
  Da Città Nuova, n. 20, 2003

Miracolo della Madonna tramite Don Bosco

Nel dicembre del 1887, meno di due mesi prima della morte, il vecchio, malato, ma sempre indomito San Giovanni Bosco ricevette a Torino, nella sua stanzetta di Valdocco, alcuni visitatori sudamericani che avevano attraversato l’oceano apposta per vederlo. Del gruppo faceva parte un giornalista cileno, venuto a chiedere l’aiuto del Santo: pur essendo ancora giovane, un’artrite deformante lo aveva colpito nel braccio e nella mano destra, impedendolgi di usare la penna e, quindi, di lavorare.
Don Bosco prese nelle sue quella mano malata, s’immerse nella preghiera e disse poi al visitatore: “Lei è guarito, ma sentirà sempre qualche doloretto, perché non si dimentichi della grazia fattale dalla Madonna”. E così, infatti, avvenne.
Conosciamo questo episodio grazie al bel libro di Vittorio Messori, intitolato Il Miracolo, che parla dello straordinario miracolo accaduto a Calanda, in Spagna, nel 1640, quando il giovane Juan Miguel Pellicer, al quale era stata amputata una gamba due anni prima, vide riattaccata istantaneamente la stessa gamba amputata.

                                                        
 Da Il Timone, n. 26, 2003


  A cura di MARIO SCUDU
RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2004-1
VISITA
 Nr.