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Essere donatori di gioia
L’Abbé Pierre alla Mariapoli di Digione, il 26 luglio 1972.

Nel Vangelo, c’è una parola sorprendente, incomprensibile, sconcertante, una parola frequentemente ripetuta dopo la parola “Padre”. L’amore eterno disceso tra noi, quando vuole chiamarsi, si chiama spesso «Figlio dell’uomo».

Quando guardiamo il Cristo in croce, bisogna essere capaci di leggere tutto ciò che vi si trova: c’è tutto il dolore umano, il dolore della carne, del corpo, il dolore della disperazione del cuore abbandonato: «Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?». Ma egli ha voluto essere così totalmente come noi che ha voluto esserlo nel punto dove il dolore ci fa dire l’assurdo.

Gesù è quello che così riassume tutto il dolore del cuore e del corpo, quello di tutta l’umanità e di tutti i secoli. Dobbiamo essere i credenti di questa fede vivente, di questa fede che può essere legittima speranza solo se è quest’amore di misericordia, rivolto verso i più sofferenti per servirli per primi e, politicamente, per farli servire per primi.

Se così non si fa, ci si dice credenti ma non si ama. Dai dei soldi alla questua, ma non dai. Il dolore degli altri è estraneo alla tua vita. Siamo amati: è questo il canto di gioia che deve essere nostro, proprio quando siamo tentati di rimanere schiacciati dalle sofferenze che non riusciamo a guarire, ma alle quali vogliamo essere partecipi.

È questa certezza di sapere che siamo amati e perdonati che può farci essere, perfino sotto il peso della pena, dei donatori di gioia.
                   Abbé Pierre, da Città nuova, 2007

“Vivo nell’impazienza della morte. So che la morte è l’incontro rinviato con un amico”.

                                                        Abbé Pierre, morto nel gennaio 2007


5 proverbi

La ove si ama, non scende mai la notte.
                                                                   dal Burundi
2  Quando due persone vanno d’accordo, l’argilla diventa oro.
                                                                    dallo Zaire
3 Prima di dirigere l’orchestra, bisogna conoscere la musica.
4  Se hai piantato un cardo, non aspettarti cha nasca un ciclamino.
                                                                   dalla Persia
5  Passati i vent’anni, difficile mutar panni.


 Ecco i frutti buoni

Il frutto del silenzio
è la preghiera.

Il frutto della preghiera
è la fede.
Il frutto della fede è l’amore.
Il frutto dell’amore è il servizio.
Il frutto del servizio è la pace.

  B. Madre Teresa di Calcutta

 


Vietato fumare

Adenauer, il grande Cancelliere tedesco, non sopportava che si fumasse in sua presenza. A soffrirci di più per questo divieto erano il professor Ludwig Erhard, ministro dell’Economia, o il dottor Clemens Von Brentano, ministro degli Affari Esteri. Il primo si sentiva male se non aveva tra le labbra un sigarone; il secondo, fumava di solito sessanta sigarette al giorno. Possiamo immaginare!
«Signor Cancelliere Federale – gli disse un giorno qualcuno – soltanto Hitler proibiva ai suoi collaboratori di fumare in sua presenza».
«A me Hitler ha fatto di peggio – rispose Adenauer – Mi ha messo in prigione. E tuttavia io non ho piagnucolato».



Donne di pace, donne da Nobel

Sarà perché, per dirla con le parole della scrittrice Marie Cardinal, le donne hanno le mani immerse nella vita, sin da quando la custodiscono nel loro grembo. Sarà perché da sempre la cura dei piccoli, degli anziani, dei deboli è «roba di donne».

Sarà, infine, perché le stesse donne sono considerate da sempre soggetti deboli, a volte esseri inferiori e per questo oggetto di violenza e sopraffazione in molte parti del mondo. Fatto sta che le donne, proprio nelle zone di crisi del pianeta, dove povertà, guerre e soprusi la fanno da padroni, sempre più spesso stanno uscendo dal loro silenzio. Lo dimostrano le quattro donne che in anni recenti si sono viste attribuire il premio Nobel per la pace.

A partire da Aung San Suu Kyi, Nobel 1991, leader dell’opposizione birmana, che dal luglio 1988 al 1995 è rimasta agli arresti domiciliari per essersi battuta, in stile «gandhiano», per la democrazia, il rispetto dei diritti umani e la nonviolenza nel suo Paese. O Rigoberta Menchú (1992), paladina guatemalteca dei diritti umani, capace di lottare con metodi pacifici per la dignità degli indios, reietti nel suo Paese. O, ancora, Shirin Ebadi, (2003) prima donna giudice in Iran, poi avvocato e militante per i diritti delle donne e dei bambini, arrestata e condannata a cinque anni di bando dai tribunali islamici iraniani per aver difeso gli studenti arrestati che protestavano contro il regime khomeinista. Per finire con Wangari Maathai, ecologista africana, Nobel per la pace 2004, che, nonostante le numerose intimidazioni, periodi di detenzione e percosse nelle stazioni di polizia, ha continuato imperterrita nella sua lotta per la democratizzazione del Kenya.
                                                       Da
Il Messaggero di Sant’Antonio, 2006



             
  Hanno detto... sulla superstizione

La superstizione è un’insana paura di Dio.
                                         Cicerone
Non è vero, ma prendo le mie precauzioni.
                                           Benedetto Croce
La superstizione immagina le cose più stravaganti e grossolane, piuttosto che restare a riposo.
                                          Denis Diderot
La superstizione porta sfortuna.
                                          Umberto Eco
Io non sono superstizioso perché porta male.
                                           Sacha Guitry
La superstizione è un abuso della religione nato dall’ignoranza.
                                           Giacomo Leopardi
La superstizione sta alla religione come l’astrologia sta all’astronomia: una figlia molto pazza di una madre molto saggia.
                                           Voltaire


Siamo un punticino nel cosmo....

Per qualcuno potrebbe essere una sorta di novello Copernico. A 34 anni Nima Arkani-Hamed, con un PhD alla University of California a Berkeley e alle spalle già un’innovativa teoria sulle cosiddette superstringhe (secondo cui lo spazio in cui viviamo ha ben più delle tre dimensioni a noi familiari), sta postulando l’idea che il nostro universo sia solo uno fra un’infinità di quelli realmente esistenti.

Quasi fosse una pagina in un tomo alto dieci centimetri. Un primo possibile riscontro di questa sua ipotesi del «multiverso» potrebbe peraltro non essere lontano: basterà attendere il 2007, con l’entrata in funzione del Large Hadron Collider (LHC), l’acceleratore di particelle del CERN, l’Organizzazione Europea per la Ricerca Nucleare con sede a Ginevra.

II LHC condurrà una serie di esperimenti che daranno indicazioni sui primi istanti di esistenza dell’Universo e potrebbe in quell’occasione scoprire l’esistenza di particelle che nel gergo della fisica teorica sono dette «supersimmetriche».

«Sarebbe un clamoroso indizio del fatto che il multiverso esiste», dice Arkani-Hamed. Le conseguenze dal punto di vista della scienza e della fisica sarebbero rivoluzionarie, nel senso copernicano del termine ma non mancherebbero implicazioni per così dire «filosofiche», fa notare Arkani-Hamed: «A quel punto la rilevanza del nostro mondo (e di noi stessi) all’interno del multiverso sarebbe la stessa che ha adesso un atomo rispetto a tutta la materia dell’universo conosciuto».
                                                                             Da
Specchio, ottobre 2006



«Gratta e vinci»: quanto ci costi?

1.493 milioni sono l’incasso lordo totale del «Gratta e vinci» nel 2005. In Italia, nonostante la crisi, il «Gratta e vinci» impazza ancora, se è vero che il concessionario del gioco, a partire da giugno, aumenterà il taglio massimo portandolo a ben 10 euro. Secondo i dati forniti dall’agenzia di stampa specializzata Agicos, infatti, nel 2005, rispetto all’anno precedente, si è passati da 325 a 793 milioni di biglietti venduti. Per l’incasso lordo di 1.493 milioni di euro si è avuto un esborso in premi di «soli» 851 milioni. La regione più prodiga è stata la Lombardia (218 milioni spesi), seguìta a ruota dalla Sicilia con 182 milioni. La medaglia di bronzo della «febbre da gioco» spetta alla Campania, con una raccolta di 156 milioni, che precede il Lazio (133) e la Puglia (128).
Da Famiglia Cristiana, maggio 2006
I numeri della superstizione
21.000 i maghi e gli astrologi in Italia (di cui 5.000 reclamizzati su Tv, radio e giornali)
30.000 le persone che ogni giorno si rivolgono a un mago
Solo 4 su 100 i cittadini che denunciano
11.000.000 gli italiani che hanno avuto almeno un contatto con un mago o un astrologo
42 anni l’età media delle vittime
5 miliardi di Euro l’incasso totale annuo di maghi e astrologi
                                              Da
Famiglia Cristiana n. 4, 2007
                                    Fonte: rapporto di Telefono antiplagio del 12-2006


    A cura di MARIO SCUDU


 IMMAGINI:
Beata Madre Teresa di Calcutta
L'Abbè Pierre
3  Osservando le stelle


     RIVISTA MARIA AUSILIATRICE  2007 - 4
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