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Il €onto

Preoccupato del senso della vita e dell’ultimo giorno, e soprattutto del Giudizio Finale a cui prima o poi certamente sarebbe andato incontro, un uomo fece un sogno.
Dopo la morte, si avvicinò titubante alla grande porta della casa di Dio. Bussò e un angelo sorridente venne ad aprire. Lo fece accomodare nella sala d’aspetto del Paradiso.
L’ambiente era molto severo. Aveva il vago aspetto di un’aula di tribunale.
L’uomo aspettava, sempre più intimorito.
L’angelo tornò dopo un po’ con un foglio in mano su cui, in alto, campeggiava la parola “conto”. L’uomo lo prese e lesse: «Luce del sole e stormire delle fronde, neve e vento, volo degli uccelli e erba. Per l’aria che abbiamo respirato e lo sguardo alle stelle, le sere e le notti...».
La lista era lunghissima.
« ... il sorriso dei bambini, gli occhi delle ragazze, l’acqua fresca, le mani e i piedi, il rosso dei pomodori, le carezze, la sabbia delle spiagge, la prima parola del tuo bambino, una merenda in riva ad un lago di montagna, il bacio di un nipotino, le onde del mare...».
Man mano che proseguiva nella
lettura, l’uomo era sempre più preoccupato.
Quale sarebbe stato il totale?
Come e con che cosa avrebbe mai potuto pagare tutte quelle cose che aveva avuto?
Mentre leggeva con il batticuore,
arrivò Dio.
Gli batté una mano sulla spalla.
«Ho offerto io», disse ridendo, «fino alla fine del mondo. È stato un vero piacere!».
Dio conosce solo la parola “gratis”.
                                                                        Bruno Ferrero sdb


 

Don Bosco poeta di Dio
Don Bosco cercava di sviluppare nei suoi ragazzi il sentimento del bello, del naturale, dell’estetico e lo faceva con poetici ritratti della natura.
Raccontava ai suoi ragazzi che, quan-
do saliva in camera a notte tarda, dopo un’intensa giornata di lavoro: «Giunto sul balcone mi ferma-
va a contemplare gli spazi interminabili del firmamento, mi orizzontava coll’Orsa Maggiore, fissava lo sguardo nella luna, poi nei pianeti, poi nelle stelle.
L’universo mi appariva un’opera così grande, così divina... che non potevo reggere a quello spet-
tacolo».
                                                                                                          (Memorie Biografiche, IV, 202).


DEVOZIONE AL SACRO CUORE OGGI...

Ma all’uomo del terzo millennio,
naufrago delle grandi ideologie onnicomprensive che avevano promesso una salvezza universale e totale, deluso da parte della tecnologia che sembrava assicurargli un’esistenza “soft” senza quella insostenibile leggerezza dell’esistere, può ancora dire qualcosa di buono il ricordo del Sacro Cuore? Abbiamo ancora bisogno di questo simbolo religioso, altamente significante e intrigante, che è il Cuore di Gesù?
Per la verità il capitolo di questa devozione ha conosciuto un periodo di crisi che ormai sembrava superato. Nel passato era stata vista come una pratica religiosa sdolcinata, per bigotte e bigotti, gente malata di devozionalismo. Invece oggi è proposta e vista come una devozione per anime forti, coraggiose e decise, che prendono sul serio il messaggio di Dio.
San Paolo che aveva sondato in profondità il mistero del Cristo aveva affermato: “Cristo mi ha amato e ha dato se stesso per me” (Gal 2,20). E su questo “pensiero forte” aveva fondato e vissuto la vita con tutte le sofferenze e poi affrontato anche il martirio.
Allora contemplare il Cuore di Cristo è riflettere, meravigliarsi, ammirare, lasciarsi inondare da questo amore infinitamente serio per ciascuno di noi. Ecco il merito principale di questa devozione tornata ad essere proposta in ambito ecclesiale: confrontarsi con la serietà dell’amore di Cristo per noi. Qualcuno ha detto che se è difficile amare seriamente, è ancora più difficile lasciarsi amare... come nel caso di Dio che ci ha amati per primo. Gesù stesso ha detto una volta alla Beata Angela da Foligno (durante una sua meditazione sulla Passione): “Non ti ho amata per scherzo... Io per te fui crocifisso, ebbi fame e sete e per te sparsi il mio sangue, tanto ti ho amata”. Sì perché l’Amore vuole e deve essere riamato da noi.
Il Cuore di Cristo, simbolo visibile di questo suo amore per ciascuno di noi, “è la misura obiettiva della verità dell’amore” (C. M. Martini). E costringe ciascuno di noi a verificare la consistenza e profondità del nostro amore quotidiano, se è ancorato, strutturato e rivissuto nell’amore di Cristo e nella sua modalità di donazione, o se invece è fondato su mode fluttuanti e pulsioni occasionali, su sentimentalismi contingenti e percezioni passeggere. È urgente per tutti la verifica non solo della verità della nostra fede ma anche del nostro amore a Dio e al prossimo.
E ci accorgeremo che credere in Dio comporta amarlo e servirlo nel prossimo. Contemplare il Cuore di Cristo e l’amore per noi che rappresenta, significa sforzarsi di vivere le nostre piccole storie quotidiane come un dovere d’amore. Il Cuore di Gesù trafitto è il simbolo potente di questo innamoramento fino alla “follia della Croce” del Creatore per la sua creatura.
Se l’amore è il “dono supremo”, se è il “carisma più importante” (San Paolo), il ricordo del Sacro Cuore per noi può costituire un potente richiamo a dare più consistenza alle nostre scelte quotidiane, immettendo in esse quel supplemento di amore necessario.
                                                                                                                           Mario Scudu sdb


                  Accoglimi tra le tue braccia

Sacro Cuore di Gesù, ti lodo e ti amo con tutto il cuore...
Io amo solo te, sacratissimo Cuore di Gesù...
Sono povero e misero,
ma quando possiedo il tuo santo e amabile Cuore,
allora sono ricco...
Quando ingiustizia e pericolo mi assalgono,
mi affido al sacratissimo Cuore di Gesù.
Quando i nemici incalzano, essi non possono farmi del male.
Subito mi rifugio in te, delizia dell’anima mia.
Spesso sono stato confuso.
Nelle mie necessità stammi accanto, sacro Cuore di Gesù.
Tu sei il maestro, io il discepolo.
Fammi ascoltare con cuore sincero e aperto le tue parole.
Desidero portare ogni fatica, ogni croce fino alla fine
della mia vita per amor tuo, sacratissimo Cuore di Gesù.
Quando, nell’ora della mia morte, il corpo e l’anima
vengono meno, prendimi tu tra le tue braccia.
Nel giudizio sii misericordioso con me.
Non mi respingere, sacratissimo Cuore di Gesù.
                                            San Giuseppe Freinademetz missionario in Cina


San Giuseppe Freinademetz, nato nel 1852 entrò nella Congregazione del Verbo Divino e partì per la Cina. Nello Shan-tung, per quasi 30 anni, lavorò come missionario. Fu perseguitato dalla società segreta xenofoba dei Boxers, che uccisero centinaia di missionari e di cinesi convertiti. Riuscito a fuggire, morì di tifo nel 1909. Fu canonizzato da Giovanni Paolo II nel 2003.


IMMAGINI:
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Dio solo conosce la parola 'gratis'      


   

         RIVISTA MARIA AUSILIATRICE  2010 - 6
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