Anna Florio
e Agostino Albo hanno vissuto un'estate all'insegna della condivisione
e della solidarietà, ospiti del Centrul Don Bosco di Chisinau,
nella Repubblica di Moldova.
Anna ha 27
anni, vive a San Benigno Canavese e da pochi mesi ha conseguito
l'abilitazione in Psicologia. Come molti coetanei in cerca di
lavoro e di prospettive per il futuro, frequenta uno stage presso
un Servizio di Psicologia occupandosi di minori e di famiglie
disagiate. Nel tempo libero adora leggere e ascoltare musica.
Di un anno più giovane, Agostino abita a Volpiano e sta
per laurearsi in Scienze politiche per coronare il sogno di specializzarsi
in sviluppo e cooperazione internazionale. Appassionato di fotografia
e di snowboard, lavora da qualche anno come educatore.
Entrambi hanno scelto di concedersi un'estate speciale all'insegna
della condivisione e della solidarietà. La loro meta?
Il Centrul Don Bosco di Chisinau, capitale della Repubblica di
Moldova. Li abbiamo incontrati per farci raccontare la loro esperienza.
Il coraggio
di mettersi in gioco
Come è
maturata l'idea di trascorrere una vacanza da volontari?
Anna: "Me lo ha proposto un sacerdote salesiano dell'oratorio
della mia città, dove sono animatrice. Poiché nel
2004 ero già stata in Madagascar per conoscere "sul
campo" i diversi aspetti del volontariato e dell'essere
missionari, ho accolto l'invito sicura che si sarebbe rivelato
un'occasione importante di crescita".
Agostino: "Per me è stata la terza esperienza. Le
prime due, in Nigeria, mi hanno aperto gli occhi sull'opportunità
di mettere a disposizione degli altri il tempo, le vacanze, i
talenti... Questa volta mi sono messo in viaggio con il desiderio
di comprendere meglio che cosa Dio volesse comunicarmi attraverso
la vita missionaria".
Come vi siete
preparati?
Anna: "Abbiamo
frequentato il Corso partenti proposto dall'Ispettoria salesiana:
una vera e propria scuola di mondialità aperta a chi desidera
vivere un'esperienza di missione. Un'occasione per approfondire
sia i temi legati ai processi di sviluppo dell'economia e della
società sia le motivazioni interiori che spingono a voler
condividere, anche solo per lo spazio di una vacanza, la vita
dei missionari. È un corso che consiglierei a tutti i
giovani perché insegna a essere buoni cristiani e onesti
cittadini".
Dove avete
svolto la vostra missione?
Agostino: "Siamo
stati ospiti dei salesiani del Centrul Don Bosco di Chisinau,
capitale della Repubblica di Moldova, che si trova tra Ucraina
e Romania. Sorto nel 2006, il Centrul si compone di un oratorio,
di una casa famiglia e, presto, di una scuola di formazione professionale.
La maggior parte del nostro tempo, però, lo abbiamo speso
a Voinova, un paesino di 700 abitanti a un'ora di pulmino dalla
capitale, dove abbiamo collaborato con gli animatori locali per
dar vita a un centro estivo che ha coinvolto circa 200 bambini.
Abbiamo messo a loro disposizione le nostre competenze e il nostro
entusiasmo, ma - prima di tutto - abbiamo cercato di sentirli
fratelli e di condividere con loro il piacere di stare insieme".
Un amore senza
confini
Come è
stato l'impatto con la realtà rispetto a quanto immaginavate?
Anna: "In Madagascar credevo di aver incontrato la povertà
e la sofferenza nei suoi aspetti più visibili e laceranti,
ma constatare che esistono forme di estrema miseria e di disagio
nel cuore dell'Europa mi ha sconcertato. La Repubblica di Moldova,
infatti, è definita la nazione degli "orfani dell'emigrazione"
perché un bambino su tre cresce in una famiglia in cui
manca la presenza di uno o di entrambi i genitori, costretti
dalla fame a cercar fortuna all'estero".
Agostino: "Dopo aver visto la Nigeria ammetto di aver quasi
considerato la Moldova come una destinazione "di serie B".
Mi sbagliavo e ho imparato che non esistono poveri "di serie
A" e "di serie B" ma solo povertà diverse:
al posto della fame e della miseria devastante della Nigeria,
in Moldova ho incontrato prostituzione, degrado morale, alcolismo,
abbandono minorile, aridità spirituale e altre pesanti
eredità lasciate dal regime comunista. E ho cominciato
a guardare all'Europa dell'Est con occhi diversi".
Che cosa vi
ha regalato questa esperienza?
Anna: "Di certo una lezione di autentica accoglienza. Siamo
stati ricevuti ovunque con affetto, calore e disponibilità.
Soprattutto dai bambini. Mi sento in debito per tutti i doni
che ho ricevuto e sono consapevole che è davvero poco
ciò che ho dato in cambio. Il ritorno a casa, poi, è
stato segnato da un rinnovato senso di responsabilità
per testimoniare, non solo a parole, quanto ho vissuto".
Agostino: "Il ritorno è certamente la parte più
dura perché, una volta a casa, vengono d'un tratto a mancare
il gruppo che ti dà forza, il contesto del campo che ti
stimola e i bambini che ti motivano. È lì che inizia
la vera missione: portare Cristo ai vicini di casa, agli amici
e ai colleghi... Tornato a casa ho pregato, mi sono confrontato
con la guida spirituale e mi sono regalato la possibilità
di vivere un'esperienza di missione più lunga e profonda:
sono felice di affermare che Dio ha risposto ai miei interrogativi
e di annunciare che presto partirò in missione con i salesiani
per un anno". Carlo Tagliani