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      SFIDE EDUCATIVE 2012:
     QUANDO IL SESSO NON E' SOLO SESSO
   


Intervista a don Ezio Risatti che illustra come la sessualità possa rivelarsi una strada che conduce a Dio.

Oggetto non di rado di allusioni e doppi sensi, demonizzata come frutto velenoso da non avvicinare, umiliata e ridotta a pornografia o esposta in vetrina per essere venduta a prezzi più o meno popolari, la sessualità non sembra godere della considerazione che merita. Per questo non è facile immaginare che possa rivelarsi una strada che conduce a Dio.
Per saperne di più ci siamo rivolti a don Ezio Risatti, preside del corso di laurea in Psicologia della comunicazione, che ha sede nella Scuola superiore di formazione "Rebaudengo" di Torino.

Figli di Dio e figli dell'uomo

Perché l'approccio nei confronti della sessualità appare non di rado problematico?
"Perché gli organi genitali presentano almeno quattro caratteristiche peculiari rispetto agli altri organi che compongono il corpo umano: ricordano a ciascuno che deve la propria origine agli organi sessuali dei propri genitori; sono "programmati" per dare piacere e il rapporto con il piacere è problematico per tutti; non sono fatti per il funzionamento del corpo ma per entrare in relazione con gli altri e anche le relazioni hanno i loro problemi; consentono di generare figli, offrendo alle persone la possibilità di lasciare traccia e testimonianza di sé nella storia".

San Paolo, nella prima lettera ai Corinzi, scrive che "l'uomo è immagine e gloria di Dio", mentre "la donna è gloria dell'uomo". Che cosa significa?
" È necessario rifarsi al sapere dell'epoca in cui la lettera venne composta. Allora si conosceva l'esistenza e la funzione dello sperma maschile ma non dell'ovulo femminile, dal momento che il microscopio non era stato ancora inventato. Si immaginava l'uomo come un contadino che depone il seme nel terreno e la donna come la terra che lo accoglie e lo fa germinare. Pur essendo necessaria e indispensabile affinché il seme produca frutti, il tipo di frutto non dipende dalla terra ma dalla qualità del seme. Per questo il figlio era considerato proprietà esclusiva del padre, che aveva diritto di vita e di morte sulla prole".

È una visione del mondo che rivela analogie con il mondo spirituale…
"Partendo dal sapere del proprio tempo, san Paolo traccia un parallelo tra la vita del corpo e quella dello spirito: ogni persona riceve da Dio il seme della propria vita e ha il compito di custodirlo, coltivarlo e farlo crescere fino al momento della "nascita", che corrisponde al momento della morte, per presentarlo a Dio. Presentando se stesso a Dio, l'uomo, in quanto figlio di Dio, ha diritto all'eredità del Regno dei Cieli e, in quanto figlio dell'uomo, condivide con tutti gli uomini destino, povertà e imperfezioni del genere umano".

Dio, pedagogista perfetto

Molti pensano che la sessualità sia legata in maniera inscindibile all'affettività e all'amore. E Ricordati di me, una della canzoni di Antonello Venditti più "gettonate" dagli innamorati, sostiene che "non c'è sesso senza amore". È davvero così?
"Mi rincresce deludere stuoli di innamorati, ma si tratta di due realtà che è auspicabile possano intrecciarsi ma, di fatto, sono separate. Uno stupro, per esempio, è tutt'altro che amore, così come la prostituzione, che è commercio. A volte si può giungere addirittura al concepimento di un figlio senza che vi sia ombra d'amore. Al contrario, può verificarsi che ci sia amore vero, profondo e totale senza che ci sia sesso. Come nel rapporto che lega i genitori ai figli o tiene uniti amici che sono pronti a dar la vita l'uno per l'altro senza che tra loro ci sia la minima ombra di omosessualità".

Eppure è una convinzione molto radicata…
"In effetti ha origine dal concepimento: ogni persona percepisce se stessa come frutto di un rapporto sessuale sbocciato all'interno di un rapporto d'amore. È un dato scritto nella memoria biologica, comune anche a chi sia stato concepito in provetta o sia nato in seguito a uno stupro".

La generazione dei figli rappresenta forse un altro elemento di affettività e di sessualità che richiama al cammino verso Dio…
"Senza dubbio. Dio, infatti, non si propone all'uomo né come generale che guida il proprio esercito alla vittoria, né come capo di stato che dirige bene la propria nazione, ma come padre amorevole. Ed è inevitabile che un papà e una mamma vivano nei confronti dei figli una gamma di sentimenti e stati d'animo che consente loro di comprendere l'atteggiamento di Dio nei confronti dell'umanità".

E questo non può non avere ricadute sull'educazione dei figli…
"Certo. È, innanzi tutto, capire che voler bene ai figli non vuol dire dargliele tutte vinte: troppi genitori non sanno dire dei no ai figli, che hanno bisogno di sentirseli dire per potersi fidare di papà e mamma. È l'atteggiamento di Dio verso ogni persona: chi lo prega per essere liberato da tutte le preoccupazioni, le fatiche e le sofferenze non viene esaudito non perché Dio sia un sadico che gode nel vedere l'umanità che soffre ma perché è un padre buono, che sa educare. Gli dispiace lasciare i propri figli nella sofferenza ma li lascia liberi anche di scegliere la sofferenza, a volte è obbligato per far sì che non si inorgogliscano, non si credano autosufficienti e possano aprirsi alla vita eterna. Ciò che gli preme davvero, infatti, è che crescano nell'amore e che non vadano perduti".

                                                                                                     
Carlo TAGLIANI
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L'articolo anche in formato PDF


       RIVISTA MARIA AUSILIATRICE  2012 - 6  
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