Fare delle scelte, ricordandosi che Dio esiste


Sergey Bubka, atleta ukrai no, nel salto con l’asta è stato certamente uno dei più grandi.
Ecco due sue risposte in un intervista a Mario Conte per il Messaggero di S. Antonio (1999).
Nell’infanzia ha ricevuto un’educazione religiosa?
Non è stato facile perché sono cresciuto in un paese socialista, in un periodo in cui il regime aveva programmato l’eliminazione della religione. Mia nonna, venuta a vivere con noi dopo che il nonno era morto nella seconda guerra mondiale, ha avuto un ruolo fondamentale per la formazione religiosa nella nostra famiglia. Era molto religiosa e andava in chiesa senza preoccuparsi dei divieti del regime. Da lei abbiamo imparato qualcosa su Dio, ma naturalmente andavamo in chiesa assai di rado. Adesso che quel regime è crollato, tutto è diverso. Si può studiare di più e si respira più libertà.
Crede nell’esistenza di Dio?
Al crollo dell’Unione Sovietica ebbi l’opportunità di confrontarmi con filosofie e ideologie diverse e capii che doveva esserci qualcuno. Dobbiamo stare attenti a cosa facciamo e a come lo facciamo, perché poi dovremo risponderne a qualcuno. È difficile trovare le parole esatte per spiegarlo, ma sento che la gente deve essere onesta con se stessa quando fa delle scelte, ricordandosi sempre che Dio esiste.

                                                       Da “Il messaggero di Sant’Antonio”


IL DIAVOLO E IL SANT'UOMO

Un giorno il diavolo ebbe fame. Prese con sé un  sacco e decise di andar per anime.
Naturalmente ambiva un bocconcino prelibato. S’acquattò dunque tra le fronde di un albero di fronte alla finestra di un sant’uomo. E aspettò.
La giornata del sant’uomo trascorreva davvero nitida come il cristallo, fra preghiere, gesti di bontà e sentimenti di prim’ordine. Non una sbavatura. Non un cedimento. Tanto che anche il diavolo lo ammirò.
E il suo appetito crebbe.
Pareva davvero non ci fosse nulla da fare. Ma un giorno, mentre stava scrutando quell’anima tutta bianca, il diavolo notò che anch’essa, come tutte, aveva una piccolissima crepa: verso il tramonto, il sant’uomo s’affacciava alla finestra a guardare il sole sparire: e provava un breve attimo di malinconia.
Al diavolo questo bastò. Concentrò tutti i suoi sforzi verso quell’attimo, lo scavò, lo dilatò e, quando divenne una buca profonda, vi riversò dentro tutti i suoi intrugli più efficaci: prima l’angoscia, poi l’amarezza, infine la disperazione.
Così che non ebbe che allungar la mano per fare un ottimo pranzo.

                                                                                   Dino Semplici


Ci basta un’Ave Maria

Intervista a Mons. Jean Khamsé amministratore apostoli co del Laos.
Dopo quarant’anni, l’episcopato del Laos ha potuto incontrare il Papa. Lei cosa gli ha detto?
Khamsé: Il Papa è il successore di Pietro, centro della comunione della Chiesa. E io sono un piccolo figlio, che si trova alla frontiera delle nazioni. Non ci sono stati grandi discorsi tra noi: io non ne sono capace. L’ho salutato dicendo che, anche se siamo dall’altra parte del pianeta, apparteniamo alla stessa Chiesa. Che lo ringraziamo per il suo sostegno. E gli ho detto che se lui dice un Rosario, o semplicemente un’Ave Maria per noi, ci basta. Non c’è altro da fare. E non c’è altro che serva.
                                                                            
Da 30 giorni


                                                                         A cura di MARIO SCUDU
RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 1999-9
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