Il Rosario:
la cosa preziosa della mamma

Un fenomeno, che ci sfida,  è il pullulare di sette (chiese di tutti i tipi). E qui vi voglio contare un fatterello, capitato quest’anno. Un gruppetto di protestanti hanno cominciato a visitare una signora di Guiratinga per convincerla a passare dal loro lato. Pian piano l’hanno convinta che i Santi e la Madonna sono una idolatria. Quando hanno visto che la cosa era matura, hanno pressionato la donna a stracciare la corona del Rosario e hanno buttato i pezzetti del Rosario in un cespuglio nel fondo della casa. Il bambino di tre anni di quella signora, che aveva visto il Rosario nelle mani della mamma come una cosa preziosa, il giorno dopo ha passato tutta la mattina raccogliendo i grani del Rosario in quel cespuglio. Quando gli è parso di averli raccolti proprio tutti, è andato dalla mamma con le manine piene di grani. La mamma li ha contati: non ne mancava nessuno. Ha visto in questo fatto un segno di Dio. Si è emozionata ed è tornata indietro. Sono rimasto emozionato anch’io.

                                                                           Mons. Giuseppe Foralosso,
                                                                              Vescovo SDB in Brasile


Perché questo mutismo su Dio?

Era un operaio, entrato nel la Chiesa dopo un lungo  e doloroso travaglio. Era felice, visibilmente soddisfatto, sfolgorante di quella gioia che sgorga da un’anima pura, pervaso da una fede limpida e forte. A una persona amica, il giovane convertito confidò la sua pena: “Frequento ogni giorno fratelli di fede che rimangono muti sull’oggetto della loro fede. Fra loro non parlano di Dio. Non mi hanno mai detto una parola su di lui. Si direbbe che i cristiani si sentano imbarazzati nel pronunciare il suo nome. Come si può dunque essere cristiani senza mostrare questo amore per Dio? Senza che questo amore si estrinsechi e si canti? Che sofferenza è per me un tal mutismo su Dio!”.

                                                                                               M. T. Huber



Fra Nicola da Gesturi (CA):
un Frate questuante beato

Fra Nicola fece la professione solenne nel 1919, nel convento di Sanluri: semplice e umile come S. Francesco, egli non diventò mai sacerdote, ma fece il Frate questuante per le strade di Cagliari per ben 34 anni, fino alla morte, nel 1958.
Innamorato di Maria, aveva per l’Immacolata una tenera devozione che si comunicava a chi si rivolgeva a lui per chiedergli preghiere e intercessione presso la Madre di Dio.
Aveva fatto la prima comunione l’8 dicembre 1896, proprio nel giorno dell’Immacolata, e quando si recava in campagna, prima di farsi frate, salutava le persone che gli andavano incontro con un’“Ave Maria”. Compiuti 28 anni, aveva promesso alla Madonna di onorarla per tutta la vita digiunando ogni sabato a pane e acqua...
Egli dormiva poche ore per notte: la mattina, prima delle 4, iniziava in preghiera la pesante giornata di lavoro, inginocchiato nella cappella dell’Immacolata. Stava raccolto in orazione, come rapito in estasi, davanti alla statua della Madonna della Consolazione; il suo confratello Cappuccino, P. Federico da Baselga, ha scritto che Fra Nicola “era talmente innamorato di Maria, che le sue giornate sono sempre state sigillate presso la Madonna. Fra Nicola era un autentico «ricamo di Maria»”.
Molte guarigioni miracolose, attribuite all’intercessione di Fra Nicola, furono ottenute ricorrendo a Lei; a tutti egli ripeteva: “La nostra Mamma! Raccomandiamoci a lei”...
E alla Madonna si raccomandò egli stesso in punto di morte con l’invocazione: “O Maria, concepita senza peccato, pregate per noi... pregate per noi” (G. Sciascia).

                                                                                    Da Madre di Dio


RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 1999-11
VISITA
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