Da donna in carriera a Madre badessa


Stupisce la libertà dello Spirito che chiama quando vuole e chi vuole, quando è la Sua ora.
Ecco la “vocazione” di Madre Chiara Stucchi, ora badessa di Poggio di Cortona, presso Arezzo.

«... Madre Chiara Stucchi, 50 anni, ma solo poco più di 20 anni di vita monastica. In effetti, aveva già quasi trent’anni quando si presentò, come postulante, in un monastero dell’Ordine fondato dalla compagna di Francesco. Milanese, di buona famiglia borghese, ma militante a sinistra, Chiara si laureò in Lingue e Letteratura straniere alla Bocconi, il celebre vivaio per i futuri protagonisti della vita finanziaria e industriale. Dopo gli studi, ecco subito un impiego importante nelle pubbliche relazioni.
Fu a Hong Kong, dove si trovava per lavoro, che avvenne la svolta decisiva, come mi racconta: “Ero profondamente infelice, ma avevo timore ad approfondire una vocazione che sentivo premermi dentro. Ero, tra l’altro, innamoratissima di un uomo; dunque, cercavo di sottrarmi, di scappare a una voce interiore che mi diceva di seguirla. Una sera, ero su uno dei battelli che collegano tra loro le isole di quel gran porto cinese. Vidi una signora americana che, seguendo un costume cinico dei ricchi turisti, si divertiva a lanciare monete a dei ragazzini che nuotavano attorno al traghetto. Capii di colpo, con forza irresistibile, che dovevo dedicare la mia vita ad aiutare i poveri”.
Facile, ovviamente, l’obiezione: se questo era il suo desiderio, perché scegliere la clausura e non la vita religiosa in una congregazione o in un Ordine dedicati all’impegno attivo? Facile, altrettanto ovviamente, la risposta: “Volevo vivere totalmente per Lui e sapevo che, per mezzo di Lui, avrei aiutato ogni povero nel modo più radicale, più efficace. Ho capito che la vita di preghiera è, nel paradosso della fede, il lavoro più sociale: andando fisicamente in missione sarei stata meno presente ai bisogni di tutti i fratelli del mondo”.
Una verità evidente, addirittura ovvia, nella prospettiva del credente: anche se oggi molti sembrano averla smarrita, e danno l’impressione di non comprendere più la fecondità misteriosa ma reale della vocazione contemplativa. Del resto, non si dimentichi che due sono coloro che la Chiesa ha proclamato patroni delle missioni: un uomo, San Francesco Saverio; e una donna, quella Teresa che sul campo missionario non scese mai, ma che, chiusa nel suo monastero di Lisieux, testimoniò la fecondità della nuda preghiera...».
                                                                          Vittorio Messori, da Jesus



La preghiera umile di un grande scienziato

“Senza fede è impossibile piacere a Dio. È necessario che chi cammina verso Dio creda nella sua esistenza e che Dio renderà a ciascuno secondo le sue opere” (Eb 11,6). Come deve essere la nostra fede? Umile, operosa e costante.
Umile. A diciotto anni Federico Ozanam, per ragioni di studi, si trovava a Parigi e stava faticosamente percorrendo la via della conversione. Un giorno entrò in una chiesa e vide Ampère, il grande fisico, in un angolo della chiesa che recitava il rosario alla Vergine Santa. Confuso, si inginocchiò vicino ad Ampère e pregò insieme a lui. Scrisse poi: “Non avevo mai pregato così bene”. Uscì dalla chiesa trasformato...


Crociata e Rai

Sembra ieri e sono passati 50 anni dalla “Crociata del Rosario”, organizzata dai Domenicani in Italia e sviluppata in moltissime regioni sotto la direzione del compianto padre Vanni. Solo in Torino, nell’Anno Santo Mariano, si celebrarono più di cento “giornate rosariane” in tutte le parrocchie e nelle chiese non parrocchiali o santuari. Si era lanciato un appello a tutti i fedeli italiani perché inviassero alla Rai le petizioni per ottenere la trasmissione del Rosario, via etere, come in altri Paesi esteri, con la partecipazione di sacerdoti presuli, laici del mondo dello spettacolo e dello sport. Il “Centro Rosariano” di via Bellezia 14, raccolse oltre 14 mila lettere che permisero di ottenere l’approvazione di un programma settimanale, sul tipo di quelli che organizzava in America il Padre Peyton (tra i partecipanti ci sarebbero stati Bartali, Gedda e Trabucco). La trasmissione doveva iniziarsi a Torino per l’Immacolata, quando da Roma ci fu chiesto di sospendere l’iniziativa per non intralciare le trattative con l’Associazione dei Malati di Mons. Novarese. Fu dura rinunciare a tutto, ma non si poteva far diversamente perché qualcuno informò le direzione Rai che la cosa era stata decisa a massimo livello in Vaticano. Non era precisamente vero, ma pazienza. Dovemmo scrivere per scusarci con quelle migliaia di rosarianti di tutta Italia... E la cosa finì lì. Fortuna che ora c’è Radio Maria che trasmette più volte al giorno e anche alla notte il Rosario in casa, per i malati e per i sani. Cinquant’anni or sono, non ce la sognavamo nemmeno.
                                                                                          Reginaldo Frascisco


Le corone di suor Lucia

Nel corso dell’ultima visita di Giovanni Paolo II a Fatima, suor Lucia, l’unica sopravvissuta dei veggenti, ha regalato al Papa 300 corone del Rosario da lei stessa confezionate. Il “Pontefice del Rosario”, come è stato chiamato Papa Wojtyla, usa infatti regalare una corona del Rosario a tutti coloro che lo visitano in Vaticano e nei suoi pellegrinaggi. Non sarà mai abbastanza invocata la Madonna con questa preghiera “per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte”.
                                                                                           Reginaldo Frascisco


RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2000-8
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