CAMMINARE CON
CRISTO NELLA STORIA / 2:
IN ATTESA DELLO SPIRITO
Iniziamo le nostre meditazioni
sugli Atti, tenendo presente che Luca non perde mai di vista
Gesù. gli sa che la vita cristiana e quella comunitaria
sono essenzialmente una vita di relazione con il Signore-Risorto,
che trasforma con il suo Spirito e rende Suoi testimoni. Lazione
dello Spirito, tuttavia ha una premessa. Gli Apostoli come si
sono preparati a ricevere linvestitura dello Spirito? Gli
Atti raccontano che essi dopo che Gesù fu assunto in cielo,
ritornarono a Gerusalemme dal monte degli Ulivi, che è
vicino a Gerusalemme quanto il cammino permesso in un sabato
(At 1,11-12). Il verbo ritornare già dice
che sono in atteggiamento di ubbidienza a Gesù che ha
loro detto di non allontanarsi dalla città fino
a quando non saranno rivestiti di forza dallalto,
mentre la ripetizione del nome della città dice quanto
sia importante che la loro missione inizi dove Gesù ha
concluso la sua, mediante il Mistero della sua morte e Risurrezione.
Ma cè qualcosa di più nel testo citato. Solo
da questo testo, infatti, conosciamo il luogo dellultimo
incontro con Gesù: è il monte degli Ulivi, una
località assai evocativa. È qui, infatti, secondo
Ez 11,23, che si posa la gloria del Signore che lascia
Gerusalemme per recarsi tra i deportati ed essere un santuario
in mezzo a loro (Ez 11,16); ed è ancora su questo
monte che il Signore poserà i suoi piedi alla fine dei
tempi (Zac 14,4). Anche Gesù un giorno ritornerà.
Il fatto poi che si affermi che la distanza tra il monte degli
Ulivi e Gerusalemme sia il cammino permesso in un sabato,
vuole certamente indicarci che la prima comunità era composta
da persone che osservavano la Legge di Mosè e, forse,
che quel giorno era sabato. Però non è solo questo
che la qualifica. La prima comunità, infatti, è...
Una comunità-comunione
(1,12-14)
È un tema assai caro
a Luca che ora caratterizza la comunità dicendo: erano
tutti perseveranti e concordi nella preghiera (1,14). Si
tratta di una preghiera compiuta nella più perfetta intimità
e di un modo di vivere che non tiene conto né dei vincoli
di parentela né dei ruoli sociali o qualifiche culturali.
Ciò che conta è ladesione a Gesù e
al suo progetto di vita. Questo è il vero e unico fondamento
di una comunità-comunione. Ed è solo questo che
ancora oggi deve caratterizzare ogni comunità cristiana.
Ma perché gli Apostoli sono in preghiera? Per imitare
Gesù! Ecco unaltra caratteristica della vita cristiana,
anzi la più importante. Per questo non si può mai
perdere di vista Gesù. La situazione concreta che la comunità
sta vivendo è di attesa del dono dello Spirito Santo.
Perciò si comporta come Gesù, che dopo essere stato
battezzato, con semplice acqua, da Giovanni, si raccolse in preghiera
e su di Lui scese lo Spirito Santo che lo qualificò, come
uomo, per la sua missione messianica. Per questo, anche la prima
comunità è ora in preghiera, perché come
ha loro detto Gesù fra non molti giorni sarete battezzati
in Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni,
iniziando da Gerusalemme.
Ma chi sono questi testimoni? Innanzitutto gli Apostoli: Pietro
e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e
Matteo, Giacomo di Alfeo e Simone lo Zelota, Giuda di Giacomo
e ... (1,13). È la seconda volta che Luca offre
la lista degli Apostoli, dei testimoni oculari della vita di
Gesù. La prima volta (Lc 6,14-15) però erano Dodici,
ora invece come indicano i puntini finali, ne manca uno: sono
solo Undici, cè un posto vuoto, manca
il nome di Giuda, di colui che tradì il Maestro. Può
forse rimanere vuoto il suo posto? No! Perché, secondo
Gesù, sono Dodici quelli che debbono sedere in trono nel
suo regno per giudicare le dodici tribù dIsraele
(Lc 22,36). Il posto vuoto suscita quindi un problema che sarà
presto risolto.
Gli Apostoli non erano soli: con loro cera Maria,
la madre di Gesù. E non poteva mancare perché
è colei che, adombrata dallo Spirito Santo, dalla
Potenza dellAltissimo (Lc 1,35) ha dato alla luce
il Messia; è colei che è beata perché
ha creduto..., come disse Elisabetta (Lc 1,45): per questo
ora siede tra i credenti; è colei che nel Magnificat ha
cantato le grandi opere di Dio, come faranno tra poco i discepoli
(At 2,11). Perciò, Essa, esperta di Spirito Santo, non
poteva mancare nella prima comunità: è la madre
di Gesù. Poi ci sono alcune donne, forse quelle che hanno
accompagnato Gesù fin dalla Galilea (Lc 8,1-3); e infine
i fratelli, cioè quelli della parentela di
Gesù, una volta increduli (Gv 7,5), ora credenti.
Cèra
un posto vuoto (1,15-26)
Non poteva rimanere vuoto,
ma come colmarlo? Luca ne approfitta per continuare il tema comunità.
Quando una comunità cristiana o un cristiano è
di fronte a un problema cruciale, deve raccogliersi nellascolto
della Parola di Dio e nella preghiera. Qui liniziativa
dellascolto la prende Pietro che, alzatosi in mezzo ai
fratelli (tali sono i cristiani), dice: È
necessario che si compia ciò che fu predetto dallo Spirito
Santo per bocca di Davide riguardo a Giuda che fece da guida
a quelli che arrestarono Gesù.
Ci si aspetterebbe subito la citazione della Scrittura e invece
ecco Pietro che aiuta i fratelli a riflettere, quasi
a farsi un esame di coscienza pensando a Giuda: Era uno
dei nostri e ha avuto la sua parte nel nostro servizio.
Cioè: era uno dei Dodici che ha fatto arrestare Gesù;
uno di noi che ha tradito Gesù. Forse pensa al pericolo
in cui tutti si sono trovati durante la Passione:
la tentazione di abbandonare il Maestro è stata forte.
La meditazione continua con la mano di Luca che parla della triste
fine di Giuda. Lo fa citando una leggenda nota a tutti
gli abitanti di Gerusalemme, ma ce nerano molte assai
diverse. Luca ne sceglie una e non gli interessa che sia vero
o no quello che racconta; a lui interessa infondere nel lettore
un senso di orrore in modo che senta quanto sia orribile la sorte
di un traditore, di un uomo iniquo, di uno che abbandonò
il ruolo che Gesù gli aveva affidato nella sua Chiesa:
non ha più voluto essere uno dei Dodici.
Ebbene è questo evento che realizza quanto dice lo Spirito
Santo nella Scrittura: La sua dimora diventi deserta
(Sal 69,25). Il salmo dice : la loro dimora, perché
parla di tutti gli iniqui; ora però lo Spirito Santo intende
riferirsi al solo Giuda e perciò dice la sua dimora.
Solo che ha lasciato vuoto un posto importante nella comunità,
un posto che non può rimanere vuoto e perciò, citando
un altro salmo, si dice (traduciamo con più aderenza il
testo): Un altro subentri nel suo incarico di supervisore;
traslitterando: nellepiscopato.
Un altro, ma chi può assumersi un tale compito?
Pietro ne enuncia con chiarezza i criteri: devessere uno
che è stato con Gesù dal battesimo di Giovanni
fino al giorno in cui fu tolto a noi ed elevato in cielo.
Cioè, solo un testimone oculare della vita terrena di
Gesù e di Gesù-Risorto può diventare testimone
della sua Risurrezione. Tra i presenti (circa 120) ce nerano
due: Giuseppe, soprannominato Giusto, e Mattia. La
parola Giusto direbbe: è questo che devessere
scelto! Ma i discepoli non se la sentono di essere loro a scegliere.
Essi, gli Undici, sono stati scelti dal Signore; è quindi
logico che anche il Dodicesimo lo sia. Perciò
eccoli affidarsi alla preghiera: Tu, Signore, mostraci
quale di questi due hai scelto. Gettarono la sorte e questa
cadde su Mattia che subito fu aggregato agli Undici.
Pentecoste
(2,1-13)
Finalmente giunse al
suo compimento il cinquantesimo (= pentecoste) giorno.
Lasciateci tradurre così, e anche dire: Finalmente
giunse quel giorno. Cè forse un modo migliore
per esprimere che la parola compimento implica il
senso di unintensa attesa? Di una lunga attesa, iniziata
con il profeta Ezechiele (36,27)? E per i discepoli di unimminente
attesa? Sono ancora lì, tutti riuniti insieme e ora sentono
che è giunto il giorno promesso da Gesù, il giorno
in cui saranno battezzati in Spirito Santo, il giorno che li
renderà suoi testimoni e che darà loro la possibilità
di confrontarsi con le dodici tribù dIsraele.
È il giorno in cui ha inizio la Chiesa.
Se la Pentecoste ebraica ricordava a Israele il giorno in cui
fu data la legge (Es 19,16-19; 20,1-17), la Pentecoste cristiana
ricorda il giorno in cui viene data la legge dello Spirito,
della Nuova Alleanza (Ger 31,31). Per questo i cristiani
continuano a vivere la loro esistenza facendo memoria di questo
inizio storico e rileggendo con gioia quello che avvenne quel
giorno: Si trovavano tutti insieme quando allimprovviso
venne dal cielo un rombo come di vento che si abbatte gagliardo
e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro
lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno
di loro ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono
a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere
di esprimersi.
La terminologia riecheggia la teofania del Sinai (Es 19,8.16-18).
Là e qui si afferma che erano tutti insieme, cioè
uniti e concordi senza discriminazioni o esclusivismi, tutti
affascinati e sbigottiti dallazione sovrana e potente di
Dio che si visibilizza loro con i simboli del vento e del fuoco.
Il vento rappresenta la forza dello Spirito che soffia dove vuole
(Gv 3,8); il fuoco indica la forza trasformante dello Spirito
che si visibilizza in tante lingue di fuoco. Lingue diversificate
perché lo Spirito abilita gli apostoli a parlare altre
lingue, le lingue dei popoli a cui si deve annunciare la
salvezza. Una cosa simile avvenne anche al Sinai. Secondo la
tradizione giudaica, però, non ci fu solo un tuono
(= voce di Dio), ma dei tuoni perché la voce
di Dio si divise in più lingue, 70, in modo che tutte
le nazioni potessero comprendere.
Meditando ci accorgiamo che un senso di universalità pervade
tutto il testo, subito confermato dalla lunga lista dei popoli
appartenenti a ogni nazione che è sotto il cielo
(v. 5). Cera gente di ogni nazione quel giorno a Gerusalemme
e tutti, appena udirono il fragore del vento, si radunarono e
furono sbigottiti perché ciascuno sentiva gli apostoli
parlare nella propria lingua e annunziare nel suo dialetto le
grandi opere di Dio. Chi legge sente che il racconto sprigiona
un entusiasmo indescrivibile e forse è così perché
Luca a cinquantanni di distanza sente che quel giorno il
seme della Parola di salvezza è stato seminato nei
cuori di tanti che poi lhanno portato lontano e lhanno
fatto fruttificare, riunendo gente di ogni nazione in Cristo
e in comunione tra loro. La parola dellannuncio, infatti,
si adatta e si incultura in ogni popolo e annulla per sempre
quanto è avvenuto a Babele. Anche oggi, alcuni vogliono
standardizzare la vita dei popoli, e annullare ogni diversità.
Lo Spirito invece è una forza unificatrice e rispettosa
di ogni cultura e di ogni differenza.
Significativo è il fatto che i popoli siano indicati con
il nome del loro territorio, con una variante: visitatori
di Roma che risiedono qui, sia giudei sia convertiti al giudaismo.
Con questa espressione Luca vuole indicare che il cristianesimo,
forse, è giunto a Roma prima ancora che arrivasse un Apostolo,
grazie a questi romani presenti a Gerusalemme.
Ma osserviamo attentamente latteggiamento dei presenti.
Il testo dice che tutti udivano gli Apostoli annunciare
le grandi opere di Dio. Ma come reagiscono allannuncio?
Alcuni dicendo: Che significa questo?, altri invece
ridendo, esclamano: Sono pieni di vino dolce, cioè:
sono cose incomprensibili. Ebbene queste espressioni dicono che
non basta lannuncio: è necessaria la catechesi.
Ed è quello che Pietro sta per fare e che noi continueremo
a costatare negli Atti e che possiamo costatare nella storia
della Chiesa: il bisogno di una catechesi che evidenzi lazione
dello Spirito distruttore di ogni Babele e creatore
di comunione in ogni comunità e tra i popoli.
Preghiamo
O Padre, che hai effuso
lamore nei nostri cuori mediante lo Spirito Santo, fa
che io sappia ogni giorno unirmi alla preghiera della Chiesa
che in ogni Eucaristia invoca la pienezza dello Spirito Santo
perché formiamo un solo corpo e un solo spirito. Concedi
che questa preghiera crei in noi limpegno ad essere nella
società portatori di riconciliazione e di pace. Aiutaci
a collaborare con lo Spirito Santo che vuole formare di tutti
i popoli una sola famiglia nel rispetto di ogni persona e cultura.
Amen!
Mario Galizzi SDB
RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2004-1
VISITA Nr.