UN ANNO CON MARIA
L'INCONTRO DI DUE MADRI
È un gioiello
questo piccolo racconto ed è un continuo scoppio di gioia,
che ha il suo culmine nel canto del
Magnificat (1,46-55). Leggiamolo insieme e lasciamoci
trasportare dalla fantasia.
«In quei
giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna, in fretta,
e si diresse verso una città della Giudea. Entrata nella
casa di Zaccaria salutò Elisabetta. Appena Elisabetta
ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel
suo grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò:
Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo
grembo. A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?
Ecco appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi il
bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei
che ha creduto nelladempimento di ciò che il Signore
le ha detto».
Ci si accorge subito che cè
qualcosa di umano in questo racconto. Luca sa che sta lavorando
su eventi realmente accaduti, ma sa anche che il senso di questo
evento va ben oltre le apparenze. Anche il lettore più
inesperto, leggendo i nomi di Maria ed Elisabetta, sa che si
tratta di due madri incinte: Elisabetta da sei mesi, Maria da
poco e comprende quella che è la base storica del racconto.
Maria salutò Elisabetta e alla voce di Maria rispose subito
il bambino che era nel grembo di Elisabetta, ed Elisabetta si
sentì colma di Spirito Santo e si mise a lodare Maria
riconoscendola come Madre del suo Signore e beata per la sua
fede.
Questo piccolo racconto non
è però dato a noi nella sua nuda realtà,
ma è carico della fede pasquale della comunità
cristiana. Non un racconto a sé stante ma viene inserito
in un preciso contesto. Infatti,
fa da transizione tra i racconti delle due annunciazioni e quello
delle due nascite, rispettivamente di Giovanni e di Gesù.
Si aggiunga unaltra lettura della comunità cristiana,
convinta che Gesù è la pienezza della Legge e il
compimento di tutte le profezie. Nel nostro caso però
questa lettura non appare direttamente: è soggiacente,
tra le righe. Farla emergere significa vedere levento dellincontro
delle due madri in tutta la cornice della storia di Israele.
Facciamo solo un esempio. Noi sappiamo dal racconto precedente
che Maria è lArca dellAlleanza, il segno della
presenza di Dio in mezzo al suo popolo.
Ora allinizio del nostro
racconto si dice che Maria si mette in viaggio verso la montagna
e poi che rimase tre mesi nella casa di Elisabetta e quindi riprende
il suo cammino. Questo dato non può non ricordare quello
che avvenne ai tempi di Davide (2 Sam 6) quando il re volle trasportare
lArca dellAlleanza a Gerusalemme nel luogo dove Salomone
costruirà il tempio. LArca si trovava allora a Baalè
di Giuda, una cittadina verso loccidente, Davide la stava
trasportando verso Gerusalemme quando un tale si azzardò
a toccarla e fu fulminato. Davide ebbe paura del Signore e non
volle più portare lArca in città, perciò
la fece portare nella casa di Obed-Edom a Gat. Dio benedisse
quella casa. Allora Davide dopo tre mesi si decise
a portarla nel luogo del futuro tempio. «Maria rimase tre
mesi nella casa di Elisabetta» (1,36) e dalla lettura del
testo sappiamo che la casa di Elisabetta fu benedetta dalla presenza
di Maria che con Gesù era il segno della presenza di Dio.
Poi il giorno della «Presentazione
al Tempio» andrà a Gerusalemme. È una meta
dove Maria deve giungere e, quando ne parleremo, torneremo a
richiamare i tre mesi trascorsi da Elisabetta e sentiremo risuonare
altre profezie.
È in questo contesto delle profezie che dobbiamo esaminare
il nostro testo, vedendo Maria come lArca dellAlleanza,
segno della presenza di Dio.
Maria strumento
di Dio
Introduciamoci richiamando
limmediato contesto. LAngelo del Signore disse a
Maria: «Spirito Santo scenderà su di te e la potenza
dellAltissimo ti coprirà con la sua ombra».
Questo avvenne quando Maria accettò con gioia la missione
di madre che Dio le affidava. Come nellAntico Testamento
(Es 40,35), quando la nube coprì con la sua ombra il tabernacolo,
la gloria del Signore, cioè la presenza di Dio, riempì
la dimora. Maria con il suo «sì» divenne segno
della presenza di Dio e perciò realizza in modo pieno
labitazione del Signore tra gli uomini. Perciò «Maria
che si mette in cammino verso la montagna» è segno
della presenza di Dio che cammina con il suo popolo nel deserto
(Es 40,36).
Il suo andare da Elisabetta
non è un voler comprovare la verità di quello che
lAngelo le ha detto, sia perché lei non ha chiesto
un segno come invece fece Zaccaria. Lei ha creduto alla parola
dellAngelo e va per gioire con la sua parente del dono
del Signore. Entra inattesa nella casa di Elisabetta e la saluta,
unespressione narrativa senza unesplicita parola.
Eppure subito avvenne qualcosa di meraviglioso: «Appena
Elisabetta sentì il saluto di Maria, il bambino sussultò
nel suo grembo». Questo evento lo descrive il narratore
con le sue parole (1,41), ma poi verrà interpretato da
Elisabetta che vi aggiunge due note: «Ecco, appena la voce
del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha
sussultato di gioia nel mio grembo» (1,44). Ciò
che conta è quanto realizza la voce di Maria. Sembra proprio
che sia per mezzo della sua voce che si faccia sentire la presenza
del Signore,
del Figlio che porta nel grembo. Sembra che ci sia unanalogia
con la presenza di Dio che parlava con Mosè.
Il Signore parlava tra i due
Cherubini che erano sopra lArca (Es 25,22). Lì la
presenza del Signore si rivelava con la sua voce, ora per mezzo
della voce di Maria. Maria è come lArca dellAlleanza
davanti alla quale si ascolta la voce di Dio. Il saluto è
udito nel suo vero significato innanzitutto da Giovanni che subito
si sentì colmo di Spirito Santo. Si realizza quanto è
stato detto a Zaccaria: «Sarà colmo di Spirito Santo
sin dal seno materno» (1,15). Egli saltò di gioia
alludire la voce di Maria ed Elisabetta, dal sussulto del
bambino capì il significato profondo della voce di Maria
perché anche a lei viene comunicato lo Spirito. È
il dono dello Spirito che porta Elisabetta a chiedersi: «A
che debbo che la madre del mio Signore venga a me?».
Sorpresi
dalla gioia
Questa domanda dice che Elisabetta
si sente indegna della visita di Maria e allo stesso tempo onorata
della sua dignità: «È la Madre del mio Signore»,
un riconoscimento che il narratore fa proprio intendendolo però
in modo diverso. Sulla bocca di Elisabetta il termine «Signore»
poteva avere un senso puramente messianico e indicava il Messia
davidico. E anche Maria la pensava così perché
lAngelo le aveva detto che Dio darà a suo Figlio
il trono di Davide, suo padre (1,32). Ben diverso il significato
che il termine assume nella predicazione apostolica: «Gesù
è il Signore, il Figlio di Dio», come noi continuiamo
a pensare.
Torniamo ad Elisabetta: appena
ha detto: «A che debbo che la Madre del Signore venga a
me», di nuovo ricorda la reazione di Giovanni usando due
verbi che le traduzioni non rendono bene: «Si mise a saltare
e a rallegrarsi». Quando questi due verbi nella Bibbia
in greco si trovano insieme, indicano la gioia che annunzia che
stanno irrompendo nella storia i tempi messianici. Qui anticipano
quello che un giorno dirà Giovanni il Precursore. Parlando
di Gesù come sposo dice: «Lamico dello sposo
che è presente, lo ascolta e gioisce alla voce dello sposo»
(Gv 3,29).
Veniamo alle lodi che Elisabetta,
colma di Spirito Santo, rivolge a Maria. È impossibile
distinguerle dalle lodi che la stessa comunità cristiana
innalza a Maria. Elisabetta esclamò a gran voce: «Benedetta
sei tu tra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo (noi
aggiungiamo: Gesù)». La comunità cristiana
ha imparato questo tipo di lode dalla sua tradizione ebraica,
nella quale quando si loda un uomo o uneroina, subito dopo
si loda Dio (Gn 14,9; Gdc 5,24;
Gdt 13,13-19). Nel nostro caso si loda Maria e poi il figlio
che porta nel grembo, subito dopo chiamato da Elisabetta: «il
mio Signore». Per Elisabetta in un senso puramente messianico,
per la comunità come il Signore, il Figlio di Dio, Dio.
Ma quello che conta è che la lode data ai portatori di
salvezza ha il suo termine in Dio.
Ascoltiamo quella rivolta a
Giuditta, la più simile a quella di Elisabetta: «Benedetta
sei tu, o figlia, tra tutte le donne e benedetto sia il Signore
che ha creato cielo e terra». Nei due casi si celebra la
salvezza, ma nel nostro caso è significativo che la comunità
cristiana non loda la Madre senza lodare il Signore. Il cammino
è da Maria a Gesù. Il contesto in cui questa benedizione
risuona prima della nascita di Gesù e dopo il suo concepimento,
non è privo di significato. Qui è chiaro che la
grandezza di Maria è dovuta al frutto che porta nel grembo.
Maria è vista come il Tabernacolo di Dio, come lArca
dellAlleanza, cioè come un segno della fedeltà
di Dio, per questo devessere benedetta.
La fede
di Maria
«Beata te che hai creduto
nelladempimento di ciò che Dio ti ha detto»
(1,45). Tutto quello che Elisabetta finora ha detto è
stata una risposta al saluto di Maria. Ora però con una
beatitudine fa risaltare la cooperazione personale di Maria nellevento
che ha motivato la beatitudine. Forse Elisabetta ha detto: «Beata
tu...», ma il narratore e la prima predicazione cristiana
hanno preferito, secondo lo stile delle beatitudini ricorrere
alla terza persona. Le beatitudini infatti riflettono quella
gioia e quella felicità che si manifesta in chiunque vive
o ha vissuto quello che si dice. Le parole di Elisabetta hanno
un valore universale, si possono applicare a chiunque crede.
Ciò non toglie nulla al fatto che qui si voglia far risaltare
quellaspetto che caratterizza in modo particolare Maria:
la sua fede.
Vi sono altri due passi del
Vangelo che mettono in evidenza la fede di Maria. Secondo Luca
11,27-28 una donna tra la folla
esclamò: «Beato il grembo che ti ha portato e il
seno che ti ha allattato». Gesù rispose: «Ancor
più beati coloro che ascoltano la Parola di Dio e la osservano».
Maria ha ascoltato Dio e ha
dato il suo personale contributo allopera della salvezza
accogliendo la sua missione di Madre. Alla stessa conclusione
si arriva ascoltando Gesù che dice: «Mia madre e
i miei fratelli sono coloro che ascoltano la Parola di Dio e
la mettono in pratica» (Lc 8,19-21). Maria lha ascoltata,
per questo è diventata Madre del suo Signore. Forse ha
ragione Agostino quando dice: «La fede nel cuore, Cristo
nel grembo. La sua fede ha preceduto il concepimento del Signore
e in lui tutte le cose che il Signore compirà. Come Abramo
con la sua fede diede inizio al popolo di Dio ed è chiamato
il Padre dei credenti così Maria per la sua
fede è la Madre dei credenti.
La vera grandezza di Maria
sta qui. Infatti, vale di più per Maria essere stata discepola
della Parola, anziché Madre di Cristo». Infatti,
è madre perché ha accolto la Parola ed è
discepola perché ha creduto a quanto le è stato
detto dal Signore.
Cè una bella differenza tra la sua fede e quella
di Zaccaria. Questi ha creduto dopo il compimento del segno (1,21).
Maria ha creduto prima di vedere il segno nella casa di Zaccaria.
Per la sua fede Maria è sulla linea di Abramo. Il Patriarca
credette alle promesse di Dio, ma non ne vide il compimento:
tutte erano sul futuro della sua discendenza. Eppure è
in lui che ha inizio sulla terra la fede nel Dio dellAlleanza
e Salvatore. Con Maria ha inizio nella storia la fede in Gesù
Cristo. Essa precede tutti i credenti. Abramo divenne per la
sua fede il Padre di molte nazioni, Maria è la Madre di
tutti i credenti in Cristo e la sua beatitudine è un invito
al lettore del Vangelo a continuare il cammino a cui essa ha
dato inizio con la sua fede.
Maria-credenti: il binomio
dà un carattere ecclesiologico a tutto il racconto. E
il fatto che la beatitudine sia collocata alla fine del racconto
ha lo scopo di offrire a tutti i credenti un modello di vita.
Essi sono invitati a credere nella Parola del Signore e nel suo
Vangelo e, partendo dalla fede, a vivere la speranza che si compirà
quanto ha detto il Signore. In questo modo la Chiesa che storicamente
cammina nella fede in Gesù Cristo, può guardare
Maria come colei che li ha preceduti, come colei che cammina
davanti a noi e nel suo cammino ci indica dove e come si offre
un segno della presenza del Signore, in modo simile a come lo
faceva in altri tempi lArca dellAlleanza.
Preghiamo
Maria, in questa
pagina di Vangelo ti presenti a noi come modello di vita. Hai
appena concepito Gesù con la potenza dello Spirito Santo
e subito senti il bisogno di condividere la tua gioia con altri.
Fa, o Maria, che io sia sempre un diffusore della mia fede
e che ci sia tra me e gli altri quella comunicazione dello Spirito
che cè stata tra te ed Elisabetta. O Madre del mio
Signore, tu che sei beata per aver creduto, chiedi per me una
fede sempre più decisa perché sia
un vero testimone di Cristo e un annunciatore della sua Parola.
O Maria, invoca su di me il dono dello Spirito Santo. Amen!
Mario Galizzi
SDB
IMMAGINI:
1 Maria, visitando sua
cugina Elisabetta, diventa la prima annunciatrice della novità
e della gioia del Vangelo che facendosi attenzione e premura,
diventa accoglienza e servizio verso gli altri. (© Elledici
/ G. Schnoor - G. B. Conti)
2 La grandezza di Maria, fin dai
primi cristiani, è stata considerata quale frutto della
sua maternità divina.
3 Ain Karim, il paese che secondo
la tradizione avrebbe ospitato la casa della cugina Elisabetta
e di suo marito, Zaccaria, sacerdote presso il Tempio di Gerusalemme.
4-5 Maria giunge presso
la Elisabetta dopo aver percorso più di un centinaio di
chilometri. Levangelista Luca ci descrive questo avvenimento
caratterizzandolo con lelemento della gioia e della sollecitudine.(©
Codice De Pretis / Elledici / G. Pera)
6 La chiesa di Ain
Karim sorge per testimoniare ai pellegrini uno degli eventi più
umani e toccanti che aprono il Vangelo di Luca e che caratterizzano
linizio della redenzione umana: qui Maria innalzò il suo canto di lode
a Dio, magnificando le grandezze da Lui compiute nellumiltà
della sua serva. / © Elledici / T. Chiesa
RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2006 -1
VISITA Nr.