PARABOLE DI GESU':
  
IL SEME BUONO E LA ZIZZANIA

La parabola del seminatore, che abbiamo meditato nel numero precedente, ha come un suo prolungamento nella parabola del buon seme e della zizzania (di fatto, le due parabole sono narrate da Matteo l’una di seguito all’altra, nel cap. 13). Entrambe le parabole, oltretutto, hanno ricevuto da Gesù stesso la spiegazione.

In breve, la parabola che esaminiamo oggi riguarda lo stesso argomento della parabola del seminatore: con la differenza che, mentre in quella parabola Gesù fa riflettere sul terreno nel quale viene buttato il seme buono, in questa parabola Gesù sposta l’attenzione su un nemico esterno, che viene a buttare nel campo appena seminato la zizzania: un seme cattivo, una graminacea che, se seminata con il frumento, lo corrompe e rende nociva la farina che viene prodotta. Non si tratta più di un terreno non adatto, ma di un veleno che corrompe il grano buono.

Gli ingredienti della parabola

Cerchiamo di riflettere attentamente sulle varie componenti della parabola. Innanzitutto il seminatore, che Gesù nomina espressamente: «il Figlio dell’uomo». Anche se la designazione è evidente, conviene che ci fermiamo un po’ a riflettere. Dio non è un Essere talmente alto e infinito che vive lontano dal mondo. No! Anzi, Dio è interessatissimo al mondo: lo ha creato per amore! E possiamo dire che tutto il creato – fino agli astri che vivono nel firmamento a distanza di anni luce – è stato voluto e creato da Dio per porvi, quale culmine supremo, l’uomo, facendolo addirittura “a Sua immagine e somiglianza”.

C’è di più: Dio Padre ha voluto che il Suo Figlio si facesse uomo, proprio perché gli esseri umani creati dal Suo amore potessero contemplare, in Gesù, gli infiniti e perfettissimi splendori dell’Amore: «Chi ha visto Me, ha visto il Padre», dice Gesù (Gv 14,9). Pertanto, lungo lo scorrere del tempo, anche se Dio sembra nascondersi (cioè non compiendo interventi diretti, manifesti e visibili, se non raramente), tuttavia continua a seminare nei cuori: pensieri santi, desideri generosi, propositi retti, azioni coraggiose, testimonianze eroiche fino al martirio.

Pensiamo alla sterminata schiera di santi che hanno continuato l’opera di Gesù, anche in mezzo a pericoli, ostacoli, difficoltà, umiliazioni, morti dolorose!
Non dobbiamo mai smettere di riflettere, meditare, contemplare la figura di Gesù Seminatore del grano buono nel terreno del mondo. Non solo, ma Gesù associa a Sé continuamente dei collaboratori. A una Suora (di cui è in corso la causa di beatificazione e i cui scritti sono stati esaminati dalla Santa Sede: Luisa Margherita Claret de la Touche) Gesù ha detto: «Voglio che i miei sacerdoti siano seminatori di amore».

Tuttavia, possiamo dire, e lo affermiamo con certezza, che tutti i cristiani sono chiamati da Gesù a collaborare nella seminagione: pensiamo ai genitori verso i figli, agli insegnanti verso gli alunni, ma anche a tutti i singoli cristiani e alle varie associazioni e ai raggruppamenti che li uniscono per attuare opere di santa seminagione nella Chiesa e nel mondo!

Troviamo conferma a questa ultima affermazione, in quel particolare della parabola, relativo al fatto di non strappare subito la zizzania, ma di lasciarla crescere fino al giorno della mietitura: è il giusto e misericordioso atteggiamento di Dio, che vuole dare a tutti i peccatori il tempo e la possibilità di ravvedersi. Fare subito giustizia non è nello stile del Signore e non deve essere nemmeno il nostro stile. Preoccupiamoci – questo, sì! – di annunciare, e testimoniare, la giustizia e la misericordia del Signore; solo così potremo salvare tanti peccatori. Le tenebre hanno un solo modo per essere dissipate: introducendo la luce! L’unico modo di annullare il male consiste nell’operare il bene, nel convertire i nostri cuori.

Responsabilità, non timore

Il campo di cui parla Gesù nella parabola ha le dimensioni del mondo. E di fatto, già fin dagli inizi della vita della Chiesa, dopo l’ascensione di Gesù al cielo e l’invio dello Spirito Santo, i cristiani hanno percorso le vie del mondo e hanno portato l’annuncio del Vangelo, possiamo dire, in tutte le regioni della terra. È vero, infinite schiere di uomini e donne sono ancora da evangelizzare, ma tutte le terre hanno sentito il messaggio di Gesù. E se non tutti ancora credono in Cristo, e se altri hanno perso la fede una volta abbracciata, o si comportano in modo non degno del Vangelo, è proprio per il motivo addotto da Gesù: il Maligno, Satana, getta nel cuore di tanti uomini la zizzania!

Nonostante il buon Seminatore che semina il seme buono – e contro il Suo lavoro santo – ecco “il Maligno” (Satana), che cerca di corrompere l’opera avviata da Gesù e portata avanti dai cristiani fedeli, buttando nel medesimo campo la zizzania, il seme velenoso. Se noi apriamo il giornale o guardiamo la televisione o ascoltiamo la radio, quante notizie orribili, ogni giorno, ci fanno vedere come Satana opera nel mondo, seminando violenza, terrorismo, pornografia, scandali, corruzione, stragi e distruzioni!
Tutto questo male, se per un verso ci spaventa e ci fa inorridire, per un altro verso deve responsabilizzarci, deve mettere nei nostri cuori generosità e dedizione fino – se necessario – al dono della vita: per essere, con Gesù, i seminatori della Santità infinita di Dio e della Sua misericordia senza confini.

La libertà umana

Sorge però un problema: come mai Dio permette tutto questo male? Si fa presto a dare una risposta, dicendo che Dio ci ha creati liberi e quindi esposti al pericolo di peccare e di diffondere il male. Sì, i ragionamenti dei teologi non fanno una piega, ma intanto nei nostri cuori continua ad affacciarsi l’interrogativo: perché, Signore, hai permesso questa possibilità? Anzi, perché hai creato certe persone, se ben sapevi che sarebbero state zizzania nel mondo?

Nessuno di noi, certamente, vuole giudicare Dio, tanto meno rimproverarlo. Sta il fatto che la presenza del male – nel mondo – resta un mistero: un mistero che, certamente, trova la risposta nell’infinita Sapienza e nell’infinita Misericordia di Dio... anche se noi – al momento – non arriviamo a capire.
Dobbiamo però essere bene attenti e avvertiti: con il bene e il male non si scherza: facciamoci decisamente innamorati del Bene, di Dio Amore, di Gesù Salvatore! Non prendiamo alla leggera la nostra fortunata condizione di cristiani credenti. Diamoci da fare per collaborare con il Divino Seminatore, perché il campo del mondo sia liberato dalla zizzania e sia tutto orientato alla vittoria del seme della Grazia!

Alla fine, quando giungerà la mietitura finale, noi – speriamo! – “splenderemo tutti come il sole nel Regno del Padre”. «Chi ha orecchi, intenda», ci ammonisce Gesù!

                                                                           Don Rodolfo Reviglio


IMMAGINI:
Disegno M. Dasso / Elle Di Ci 
RIVISTA MARIA AUSILIATRICE  2006 - 4
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