Dio si serve della storia degli uomini per scrivere la propria
storia di salvezza. Luca ricorda infatti come Cesare Augusto
avesse ordinato un censimento per conoscere e controllare tutte
le genti che gli erano sottomesse (Lc 2,1). Ebbene, nelle mani
di Dio quel decreto diventa strumento favorevole per spingere
la storia al punto più alto.
Per Lui, ormai
il tempo era giunto al culmine (Gal 4,4), era cioè pronto
per ricevere suo Figlio. Grazie allordine imperiale, Giuseppe
di Nazaret sarebbe infatti ritornato a Betlemme, la città
del re Davide, dove, secondo la profezia (Mi 5,1), sarebbe dovuto
nascere il Messia.
È a
Betlemme che per Maria si compirono i giorni del parto (Lc 2,6).
Betlemme, toponimo il cui significato è «casa del
pane», è la cittadina da dove è venuto nel
mondo Gesù, il Pane di vita. Nascendo, egli si mette tutto
nelle nostre mani, si rende disponibile a noi che abbiamo bisogno
di Lui, Pane santo di vita eterna, per poter camminare nella
nostra quotidiana esistenza.
Gesti profetici
e risposte semplici
Luca narra
di come il bambino Gesù sia stato accolto da Maria, che
lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia. Ci sono forse
dei gesti più naturali e capaci di esprimere affetto?
Eppure essi sono anche altamente profetici di altre azioni straordinariamente
simili, che sarebbero state compiute per Gesù: Giuseppe
di Arimatea avrebbe ugualmente deposto il corpo di Gesù
nella tomba dopo averlo avvolto in fasce (Lc 23,53).
Secondo il
bellissimo progetto iconografico dellicona bizantina del
Natale, anche la mangiatoia, scritta nella forma
di un sarcofago, rimanda alla tomba dove il Signore fu deposto
avvolto nelle fasce del lenzuolo funebre. Ci si chiederà
perché mai si siano lanciate ombre oscure su di un evento
tanto luminoso come quello del Natale?
È lE­vangelista
a tessere questi rapporti tra i due momenti cardine della salvezza,
per insegnarci subito che Dio venuto come uomo, avrebbe dovuto
offrire la sua stessa vita, come Pane spezzato, per ridarci salvezza.
Gesù
nasce. Dio compie il suo passo decisivo verso noi. Ora spetterà
a ciascuno accogliere il Salvatore. La risposta dei pastori allannuncio
degli angeli diviene infatti esemplare delle nostre risposte
(Lc 2,8). Per ben capire, abbiamo innanzitutto bisogno di sapere
come fossero considerati i pastori nellantichità
giudaica. Il trascorrere il proprio tempo tra gli animali, li
rendeva una categoria di basso rango: a causa del loro lavoro,
difficilmente avrebbero potuto infatti seguire fedelmente tutti
i precetti della Legge.
Eppure è
a loro, gli ultimi, i poveri, che in modo privilegiato è
annunciata la nascita di Gesù. Il testo è bello
ed incoraggiante, ma si fa ad un tempo provocante: soltanto le
persone umili di cuore, le persone semplici e povere sanno rispondere
e accogliere. Quei pastori diventeranno paradossalmente il gregge
che il Buon Pastore guiderà e sfamerà donandosi
come Pane di Vita!
Gesti semplici
e cose straordinarie
Il mistero si compie: nelloscurità di una notte
rischiarata da una luce improvvisa ed allietata da angelici canti
mai prima uditi (Lc 2,9), Dio si manifesta apertamente al mondo.
Gesù la luce del mondo è finalmente venuta ad illuminarci
(Gv 1,9) perché noi non siamo più costretti a camminare
nelle tenebre.
È il
gioioso oggi di Dio (Lc 2,11) quello in cui Egli
porta a termine la salvezza e continua a compierla: la presenza
di Gesù è per tutta la storia, tutta la comprende
e coinvolge, in ogni tempo, in ogni latitudine. Il Padre ci dona
il Figlio, perché la nostra vita sia posta continuamente
sotto la sua benedizione. Dobbiamo sinceramente imparare a ringraziare
per un dono del cui valore non saremo mai abbastanza coscienti.
Davanti alla
grandezza della rivelazione, un segno è dato ai pastori
(Lc 2,12): il Salvatore dovrà essere cercato nella povertà
di una mangiatoia e nelle fasce, del tutto uguali a quelle in
cui ogni altro bambino è avvolto. Non è mai facile
riconoscere i segni di Dio! Egli sceglie sempre la debolezza
per parlarci di cose straordinarie, per darci annunci tanto attesi
ed inauditi.
La nascita
di Gesù nella povertà e nella precarietà
è sfida aperta a cercarlo nelle cose semplici ed è
ad un tempo richiamo contro la nostra ricerca di comodità,
di certezze. Solo chi è disposto a cercare Gesù
nella via stretta del Vangelo, nella debolezza e nella sobrietà
della vita, lo troverà!
Ed ecco finalmente
la risposta! Quei pastori colgono che nellannuncio dato
ci deve essere la promessa di un dono prezioso. Si fidano: vanno
in fretta per vedere (Lc 2,15). È così che si accoglie
il Signore: liberi da troppi indugi e reticenze. Cristo Signore
ha bisogno di queste risposte ad imitazione dei pastori, di Maria,
di Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni, i primi apostoli chiamati
a seguire Gesù.
Gesti straordinari
con un semplice sì
La ricerca
è premiata: il dono prezioso è trovato, contemplato,
accolto (v. 16). La ricerca è premiata: il dono prezioso
è annunciato (v. 17). La gioia dei pastori è intrattenibile
(v. 20): il Bambino che hanno incontrato e lannuncio che
essi hanno dato di Lui li riempie di gioia e di unindicibile
voglia di lodare Dio. È lo stesso atteggiamento che constatiamo
anche nella nostra esperienza di fede e in quella di altri testimoni:
chi incontra Dio non può tacerlo. Il Signore ti spinge
a testimoniarlo e a rallegrarti di Lui.
Quanto sono
preziose le e­spressioni con cui Luca, concludendo questa
sua narrazione, scrive che Maria serbava ogni cosa meditandola
nel suo cuore (Lc 2,19). Si tratta di una conclusione che invoca
la nostra risposta di fede: davanti al Bambino di Betlemme il
vero atteggiamento del credente è silenzio che permette
la custodia e la meditazione.
Perché
gli eventi non ci sfuggano senza segnarci il cuore. Maria in
questo ci precede, insegnandoci a vivere costantemente attenti
alla presenza del Signore e della sua parola; capaci di riconoscere
la voce di Dio nei segni dei tempi.
Il fare di
Maria ci insegna che per poter sinceramente accogliere il Signore,
abbiamo bisogno di... disciplina spirituale. In questo brano,
ne è suggerita una segnata da quattro momenti, di cui
il primo è la capacità di silenzio orante, condizione
fondamentale per la nascita in noi di Gesù-Parola. La
nostra vita è continuamente sottoposta ad ogni tipo di
pressioni: sembra quasi che abbiamo paura della presenza di uno
spazio vuoto.
Così
facendo, non ci rendiamo neppure conto di perdere ciò
che più conta, di perdere il vero contatto con la vita
di Dio. Il secondo momento è lascolto della Parola
che ci mette nella migliore situazione per andare incontro al
Signore venuto ad incontrarci. Il terzo consiste nellaffinare
la capacità di riconoscere il Signore nei segni del quotidiano
ordinario. Infine, è la gioia di poterlo annunciare a
tutti mediante unesistenza semplice e retta.
Abbiamo bisogno
di curare il cuore: accogliere Gesù richiede vera disciplina
spirituale. Questo non significa rendersi le cose più
difficili, ma garantirsi la presenza di uno spazio interiore
dove il Signore potrà toccarci con un amore che rinnoverà.
Marco ROSSETTI
SDB