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LEGGIAMO I VANGELI:
   
MARIA: MODELLO NELL'ASCOLTO
  E NELLA PRATICA DELLA PAROLA

Sul numero scorso abbiamo “riletto” il brano della nascita di Gesù secondo la narrazione di Luca (2,1-20). L’Evangelista concludeva il racconto guidando l’attenzione sulla figura di Maria (2,19). A tal proposito così egli scriveva: «Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore».

Volendo ora ed in seguito proporre la lettura di altri testi evangelici lucani, riteniamo sia difficile parlare di “tutte queste cose”, ossia degli eventi e delle parole del Signore, senza far riferimento a Colei che più di ogni altro ha accolto e custodito nello Spirito Santo ogni momento della vita di suo Figlio. Ci dedichiamo allora a due testi esemplari, il cui centro è costituito da altrettanti detti di Gesù sulla “tattica” che ogni credente deve attuare di fronte alla sua Parola.

Dall’accoglienza della Parola
nasce la nuova famiglia di Gesù

Maria ed alcuni familiari vanno a far visita a Gesù, ma sono impossibilitati a raggiungerlo a causa della folla che lo attorniava. Così inizia Lc 8,19-21, racconto ambientato durante il ministero in Galilea. Lo precedono nella narrazione il detto del Signore su come ricevere-trasmettere il suo insegnamento (8,16-18) e la parabola del seminatore, conclusa dalla sua spiegazione (8,4-15). La breve considerazione del contesto conferma che la finalità per cui il nostro brano è stato posto a questo punto del Vangelo riguarda l’accoglienza della Parola.
Sono i discepoli, forse, ad andare da Gesù e a dirgli: «Tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e desiderano vederti». A quelle parole Egli risponde: «Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica» (v. 21). Matteo scrive che Gesù avesse detto ciò «girando lo sguardo su quelli che gli stavano seduti attorno» (12,47-49); in Marco leggiamo che Gesù pronunciò quella medesima frase «stendendo la mano verso i suoi discepoli» (3,32-34): annotazioni importanti che testimoniano la centralità di questo insegnamento per i discepoli di ogni tempo.
L’intenzione di Luca è chiara e sottolinea come l’efficacia della Parola ascoltata e praticata sia così grande da originare una famiglia nuova: è la comunità dei credenti, vincolata in una unità ancora più stretta ed intensa di quella di una famiglia naturale. In questo progetto, Maria ci precede.

L’ascolto e la pratica della Parola
indispensabili per portare frutto

Entriamo più nel dettaglio del v. 21 e soffermiamoci su quell’«ascoltare e mettere in pratica la Parola». Per capire più profondamente tale espressione dobbiamo ricorrere al contesto narrativo del brano (Lc 8,4-21). Ne abbiamo parlato più sopra e ora lo riprendiamo perché soltanto facendo così si capisce come l’Evangelista tessa un rapporto tra questo insegnamento di Cristo e quello del come ricevere la Parola: «Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere» (8,18). Dobbiamo riandare anche alla conclusione della spiegazione della parabola del seminatore. Là si afferma che il seme caduto «sul terreno buono sono coloro che, dopo aver ascoltato la Parola con cuore integro e buono, la custodiscono e producono frutto con perseveranza» (8,15). Ne viene un’unica lezione di vita in cui il Signore Gesù ribadisce che l’ascolto e la pratica della Parola sono l’unica condizione di rapporto corretto con essa: soltanto così si porterà frutto!

La Scrittura lo dice senza incrinature: la Parola è viva e chiede di essere praticata in modo responsabile, autentico e creativo, pena il fallimento. Il Signore ribadisce, infatti, che ogni cammino spirituale che si poggi soltanto sull’ascolto è simile ad una casa costruita sulla terra e per questo votata a franare! Al contrario proclama che chi ascolta e mette in pratica la Parola costruisce sulla roccia: nulla potrà abbattere ciò che vi è solidamente edificato (Lc 6,47-49).

L’altro brano sul quale ci soffermiamo è Lc 11,27-28. Gesù svolge un tema non dissimile da quello già trattato, con una sola, rilevante differenza di contesto narrativo: egli si trova in cammino verso Gerusalemme, cioè sta andando verso il sacrificio di sé. Alla beatitudine proclamata da una donna nei confronti di sua Madre, il Signore oppone una nuova beatitudine che innalza ancora Maria a modello: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la custodiscono». L’insegnamento sulla custodia della Parola va affiancato ai due precedenti, li completa e rafforza in noi la convinzione che la Parola è un bene prezioso: occorre costanza nell’ascoltarla, entusiasmo per praticarla, cura per custodirla nella mente e nel cuore.

La Parola va letta e interpretata
mediante l’aiuto dello Spirito Santo

Soltanto l’ascolto, la pratica e la custodia della Parola nello Spirito creano frutti abbondanti. Maria è del resto e prima di tutto, la Vergine in ascolto che accoglie, pratica e custodisce la Parola nello Spirito: per questo ha potuto portare frutto. Lei è in modo eccellente il terreno buono capace di dare il cento per cento. Di fatto è nel terreno della sua carne che è cresciuto Gesù, la Parola fattasi uomo. A lei molto di più è stato dato perché ha prestato ascolto in modo perseverante, ha praticato con obbedienza e ha custodito la Parola nel proprio cuore.

Verifichiamo come ascoltiamo e pratichiamo la Parola. Essa è un bene prezioso che Dio ci ha messo a disposizione. Riflettiamo sul senso della beatitudine evangelica della sua custodia e chiediamoci se sappiamo custodire le Scritture con l’attenzione di chi sa di possedere un tesoro.

Infine, non dimentichiamo che nell’ascolto, nella pratica e nella custodia della Parola lo Spirito Santo svolge un ruolo decisivo. Teniamo presenti a tal proposito alcuni stralci della Dei Verbum (DV), la Costituzione Dogmatica del Vaticano II sulla Parola di Dio, dove, tra l’altro, si ribadisce con insistenza il ruolo dello Spirito Santo per l’approccio alle Scritture. Il fondamento è che la Sacra Scrittura «è Parola di Dio in quanto è messa per iscritto sotto l’ispirazione dello Spirito divino» (DV 9; 11; 18-20). La conseguenza: la Parola va sempre letta ed interpretata «con l’aiuto dello stesso Spirito mediante il quale è stata scritta» (DV 12). La Scrittura, perciò, deve essere letta ed interpretata, praticata e custodita soltanto mediante l’aiuto dello Spirito Santo.

Facciamo nostri questi insegnamenti del Signore per non correre il rischio di cadere nell’inganno di cui l’apostolo Giacomo avverte nella sua lettera: «Siate di quelli che mettono in pratica la parola, e non ascoltatori soltanto, illudendo voi stessi» (Gc 1,22).

                                                         
Marco ROSSETT SDB / rossetti.rivista@ausiliatrice.net


Don Marco Rossetti è Professore di Esegesi del Nuovo Testamento presso la sezione torinese dell'Università Pontificia
Salesiana. Tra i suoi contributi, eccelle il suo volume “Giuseppe negli scritti di Qumran”, Las - Roma 2007.
Ci accompagnerà durante l'anno con le tematiche più significative
del Vangelo secondo Luca.



      RIVISTA MARIA AUSILIATRICE  2010 - 1
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