Se cè
qualcosa che anche noi possiamo fare, ebbene questa è
«amare» il Signore! «Sono perdonati i suoi
molti peccati, perché ha molto amato».
Il Maestro
si trovava in Galilea (4,14-9,50) ed aveva appena concluso una
lunga serie di insegnamenti: tutti si erano radunati in una radura
per poterlo ascoltare (6,12-49). Lasciato quel luogo, Gesù
era entrato in Cafarnao e vi aveva guarito il servo del centurione.
A Naim, poi, aveva ridato la vita al figlio di una vedova (7,1-17).
Dopo ancora, aveva compiuto altri miracoli per mostrare che proprio
lui era il Messia atteso da Israele, ma non tutto il popolo lo
aveva accolto. Così aveva criticato la durezza del cuore
della gente (7,31-35).
È in
questo contesto che Gesù accetta un invito a cena rivoltogli
da Simone, un fariseo. Immaginiamo la scena iniziale (vv. 36-38):
un notabile imbandisce una cena e secondo il costume apre le
porte della casa perché tutti possano vedere chi fosse
linvitato e che cosa si offrisse a lui e ai commensali.
Simone dimentica però un gesto richiesto dalle regole
dellospitalità: non porge al suo ospite lacqua
per lavarsi i piedi, né lo saluta col bacio di benvenuto.
Gesù
se ne accorge (vv. 44-46) e Luca lo scrive, indicando ai suoi
lettori come lintenzione di quel fariseo sia non benevola
nei confronti di Gesù, ma subdola, pretestuosa. Intanto
una donna peccatrice da non identificarsi con Maria, sorella
di Marta e di Lazzaro (cfr. Gv 11,1-54; 12,1-11), né con
Maria Maddalena (cfr. Gv 8,1-11) saputo che Gesù
si trovava in quella casa, decide il tutto per tutto. Vi entra
e compie lei quanto Simone non aveva fatto: quando tutti gli
invitati si trovavano a tavola, con le lacrime lava i piedi di
Gesù, glieli asciuga coi capelli e li bacia. Infine li
profuma.
La donna è
umile e riconoscente, forse aveva incontrato il Maestro in precedenza.
Gesù rimane fermo, non si ritrae da quei gesti pieni di
amore. Lui è venuto ad accogliere i peccatori.
Il silenzio
piomba però improvviso tra i commensali: quanto la donna
ha fatto, ha generato un disagio palpabile. Del resto, la sola
azione dello sciogliersi i capelli in pubblico era considerata
riprovevole, tale da qualificare una donna come spregevole. Se
a compierlo era una donna sposata, il gesto poteva essere addirittura
considerato come causa impugnabile per il divorzio.
La Parola
che interpreta
Finisce così
la prima grande scena di questo racconto. Nella seconda, la parola
interpretativa di Gesù ha parte preponderante (vv. 39-47).
Nessuno parla,
latmosfera si è raggelata. Ma il silenzio non dice
assenza di opinioni. Il Signore, che conosce anche i pensieri,
sa ciò che Simone sta pensando: i gesti damore della
donna diventano per lui un pretesto per giudicare Gesù.
Per questo, Gesù si rivolge a lui, lo chiama per nome
e gli racconta una parabola.
Il Maestro
facendo rivisitare a Simone i momenti salienti della vicenda
appena accaduta e ponendoli a confronto con le negligenze del
fariseo, lo conduce ad autoverificare il proprio comportamento
e il modo di pensare. È ancora la parola esplicativa di
Gesù a suffragare, in modo quasi lapidario, linsegnamento
sulla diversa gratitudine dei due debitori: «Sono perdonati
i suoi molti peccati, perché ha molto amato».
La Parola
che salva
Il racconto
si conclude con la conferma di quanto il Signore ha appena interpretato
(vv. 48-50). Ora si rivolge alla donna: «I tuoi peccati
sono perdonati».
A lei che con
umiltà, profonda devozione, speranza e fede si è
avvicinata a Gesù perché consapevole di essere...
debitrice di «cinquecento denari», è donato
tutto lamore misericordioso di Dio: per questo è
confermata nellesaudimento del desiderio per cui è
venuta ed è congedata nella «pace» (v. 50).
Al contrario,
per Simone che si riteneva a posto o forse debitore di soli «cinquanta
denari», nessunaltra parola viene aggiunta. E­gli
è lasciato così, come precluso allesperienza
meravigliosa dellamore, perché neppure Dio può
ciò che non gli si permette di fare.
È con
lanimo amante della donna che anche noi dobbiamo incontrare
Cristo: solo lamore è destinato a fare la differenza.
Ebbene, la parola di Gesù, vuol proprio spingerci allamore
nei suoi confronti. Soltanto il nostro amore incontra il suo
cuore e lo dispone alla misericordia, fermo restando che il perdono
è comunque un frutto della gratuità di Dio. Se
cè, però, qualcosa che anche noi possiamo
fare, ebbene questa è «amare» il Signore!
Marco ROSSETTI SDB