Che cosè
la Parola di Dio? Che cosè la Lectio divina?
Ne parlano in tanti, sempre più di frequente e non sempre
in modo chiaro.
Per questo, ecco in tre tappe un percorso di conoscenza,
proposto in modo
giovanile e nello stesso tempo profondo, da don Stefamo Martoglio.
Tutto quello
che ci è stato dato, fede per prima, pur essendo una realtà
oggettiva, necessita di una nostra accoglienza, di una nostra
crescita, perché diventi veramente vita della nostra vita.
Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete
capaci di portarne il peso.
Quando però
verrà lo spirito di verità, egli vi guiderà
alla verità tutta intera, perché non parlerà
da sé, ma dirà tutto ciò che avrà
udito e vi annunzierà le cose future. Egli mi glorificherà,
perché prenderà del mio e ve lannunzierà.
Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho
detto che prenderà del mio e ve lannunzierà
(Gv 16,12-15).
Uno dei perni
per crescere nella fede è proprio la Parola di Dio. Cominciamo
con una considerazione: la Parola non è data a me personalmente
o direttamente da Dio, è la Chiesa che mi dona la Parola
di Dio. Quanto è stato rivelato da Dio e che è
contenuto dalla sacra scrittura ci è stato donato sotto
lispirazione dello Spirito Santo.
La Santa Madre
Chiesa, fondata sugli apostoli e vivente dalla fede degli apostoli,
ci ha trasmesso e ci dona i libri del Vecchio e Nuovo Testamento
con tutte le loro parti come libri sacri poiché redatti
sotto lispirazione dello Spirito Santo (Dei Verbum,
cap. III, 11).
Un regalo
poco usato
Che cosè,
dunque, la Lectio divina? Ne parlano in tanti. Nellambiente
di Chiesa fa fine dire che si fa la lectio.
Ma lunica cosa importante è dire che la lectio
è cibo che ci nutre. Questa è la prima cosa. La
seconda sembra il contrario della prima, ma in realtà
è soltanto laltra faccia della medaglia: con la
Bibbia cè poca confidenza.
La Bibbia è
uno dei regali meno usati nella vita di molti di noi. Da rivendere
come nuova, mai usata, la copia che ci hanno regalato per la
cresima. Diciamo unaltra cosa fantascientifica: se per
molti di noi la confidenza con la Parola di Dio è poca,
le file si assottigliano di più se vi mettete a dire che
della Parola di Dio ci si deve innamorare!
Anzi, lespressione
ci fa sorridere: innamorati della Parola di Dio? Ma vai! Eppure,
siamo fatti così. Ricordate la pubblicità della
posta prioritaria? Allora, perché con la Parola
che viene da Dio non succede la stessa cosa? Penso che questa
domanda meriti un momento di riflessione. Perché con Dio
no? Pensate: ogni uomo deve vivere di (o per) qualche cosa. Lo
facciamo tutti. Se non viviamo di una cosa, viviamo di unaltra.
Noi cristiani
tutti i giorni dovremmo riempire la bocca della Parola di Dio,
nutrirci di questa. Sentite che cosa ne pensa in merito il profeta
Ezechiele: Mi disse: «Figlio delluomo, mangia
ciò che hai davanti, mangia questo rotolo, poi va e parla
alla casa dIsraele». Io aprii la bocca ed egli mi
fece mangiare quel rotolo dicendomi: «Figlio delluomo,
nutri il ventre e riempi le viscere con questo rotolo che ti
porgo». Io lo mangiai e fu per la mia bocca dolce come
il miele (Ez 3,1-4).
La lettera
dellinnamorato
Pensate a un
innamorato che manda una lettera alla sua lei (o lui), scritta
sotto limpeto del suo desiderio. Lei (o lui) la riceve,
la prende, la esamina, la studia, la annota, la sottolinea, ne
nota le incongruenze linguistiche, limprecisione della
sintassi, la punteggiatura un poco irregolare o assente del tutto.
E poi, la rispedisce
come risposta allinnamorato! Quando laltro si vede
arrivare una lettera così corretta, che cosa potrà
dire? Si domanderà che cosa ha capito, che tipo di amore
gli vuole... Così, talvolta, facciamo noi con la Parola
di Dio. Invece di cercare lamore che cè dentro,
labbiamo vivisezionata o peggio, completamente dimenticata.
Sentite, invece,
che cosa ci dice il profeta Osea sullamore che cè
dentro la Parola di Dio per ognuno di noi: Quando Israele
era giovinetto, io lho amato e dallEgitto lho
chiamato mio figlio. Ma più lo chiamavo, più si
allontanava da me; immolava vittime e offriva incensi agli idoli.
Ad Efraim insegnavo
a camminare tenendolo per mano, ma essi non compresero che avevo
cura di loro. Io li traevo con legami di bontà, con vincoli
damore; ero per loro come chi solleva un bimbo alla sua
guancia; mi chinavo su di loro per dargli da mangiare... il mio
popolo è duro, chiamato a guardare in alto nessuno ha
alzato lo sguardo. Come potrei abbandonarti? come potrei consegnarti
ad altri Israele? (Os 11,1-4,7-9).
D. STEFANO MARTOGLIO
SDB
E.mail:
stefano.martoglio@salesianipiemonte.it