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LEGGIAMO I VANGELI:
   
L'ESSENZIALE CHE NON TEME CONFRONTI (Lc 10,38-42)


Al dottore della Legge che gli chiede «Che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?» (10,25-37), il Maestro risponde di amare Dio ed il prossimo. Gesù ha però ancora un approfondimento da offrire in merito a quella domanda.

Una vicenda accaduta a Betania (Gv 11,1) costituisce l’occasione da cui scaturisce l’ulteriore insegnamento che si raccoglie in una breve espressione: «Di una cosa sola c’è bisogno», ascoltare la Parola. Nulla è più essenziale di questo. Colui che non ascolta non può infatti sapere chi il Signore gli chieda di diventare e cosa gli comandi di fare.

Marta e Maria

A differenza dei Samaritani che non avevano accolto Gesù perché diretto a Gerusalemme (9,52-53), Marta e Maria non esitano ad ospitarlo nella loro abitazione. Sarà però sufficiente aprirgli le porte? Certo che no! Bisognerà offrirgli dell’acqua perché si rinfreschi e preparagli un’accoglienza che lo onori. Tutto questo spinge Marta ad adoperarsi al massimo delle sue capacità. Maria invece, «seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola» (v. 39).

L’evangelista Giovanni sarà totalmente concorde circa l’indole di queste due donne allorché, in occasione della rianimazione di Lazzaro morto, scriverà di Marta, tutta intenta a ricevere Gesù e a parlare con Lui, e ci racconterà di Maria, dapprima «seduta in casa» (Gv 11,20) e poi, giunta dal Signore, prostrata ai suoi piedi (Gv 11,32). Anche in Gv 12,2-3 si legge che Marta si fosse messa a servire Gesù mentre Maria avesse preferito compiere gesti d’amore purissimo per lui.

Luca osserva che la fraintesa noncuranza della sorella non piace a Marta che senza esitazione si rivolge a Gesù chiedendogli di congedarla perché la possa aiutare (v. 40b). Certamente questo è il primo dei vertici drammatici del brano, ma il successivo, quello segnato dalle parole di Gesù, è il più importante poiché è proprio in esso che va ricercato l’insegnamento.

Solo una questione di temperamento?

La replica del «Signore» a Marta è distesa e dà soluzione alla questione: nessun rimprovero in quelle parole, ma solo il desiderio che spinge a volere il bene di persone già intimamente care (Gv 11,5). Un’affrettata considerazione della risposta porterebbe ad affermare che Gesù intenda fare un confronto tra un temperamento portato all’attività ed uno propenso alla contemplazione. Di fatto non è così!

Tutto l’insegnamento è invece incentrato sull’importanza dell’ascolto della Parola, «la parte migliore»: si tratta di una priorità così essenziale da non poter essere confrontata con nulla. Di fronte ad essa non vi è indole o propensione umana che giustifichi: si deve ascoltare il Signore.

Da ciò viene la preziosa indicazione offerta a Marta, il cui modo di fare non è squalificato, ma ridimensionato: ciò che l’ha ingannata, «distolta» (v. 40a ), è stato un affanno misto ad un’agitazione tanto smisurata da poter essere narrata col verbo con cui normalmente si descrive il mare in burrasca. Quell’esagerazione aveva strappato la donna dal tesoro più grande dell’ascolto!

L’essenziale che conta

Per «ereditare la vita eterna» (10,25) bisognerà sempre garantire priorità all’ascolto. Ad Israele Dio aveva detto «Ascolta» (Dt 6,4); agli apostoli in occasione della Trasfigurazione lo aveva ripetuto «Questi è il figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!» (9,34).

Ora è il Signore Gesù a rivolgere ad ogni discepolo lo stesso monito facendoci capire che di «una sola cosa c’è bisogno» (v. 42a): ascoltare Lui è l’essenziale che non teme confronti.

La Parola di Gesù dura per sempre: «Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno» (21,33); le sue Parole sono «spirito e vita»
(Gv 6,63) e chi le fa proprie scoprirà che realmente il Signore ha per noi soltanto «parole di vita eterna» (Gv 6,68). Esse sono «la parte migliore», la ricchezza che non ci sarà mai tolta (v. 42b).

                                                                                                  
Marco ROSSETTI SDB


IMMAGINE:
“Una sola cosa è necessaria, Maria ha scelto la parte migliore e nessuno gliela porterà via”. Jan Vermeer, (1632-1675), Cristo in casa di Marta e Maria / Editrice Elledici.



      RIVISTA MARIA AUSILIATRICE  2010 - 4
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