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LEGGIAMO I VANGELI:
   
DONI DI SALVEZZA (Lc 19,1-10)

Pochi chilometri separano Gesù da Gerusalemme. È dunque opportuno che il Maestro ricordi ai Dodici il motivo fondamentale del suo viaggio: egli sale in quella città per dare la vita e risorgere. È la terza volta che lo annuncia, ma quanta fatica a capire quel parlare (18,31-34)!

Nel frattempo il gruppo arriva a Gerico, fiorente città doganale e tappa d’obbligo per le carovaniere che, provenendo dalla valle del Giordano e dalla più lontana Arabia, si recavano a Gerusalemme. Là abitava Zaccheo.

Lo sguardo e la Parola

L’oasi di Gerico offre a Gesù occasione per una sosta ed inquadra un miracolo ed un incontro: due vicende tra loro diverse, ma ugualmente portatrici di salvezza.
La notizia della guarigione di un cieco (18,35-43) fa rapidamente il giro della città e arriva a Zaccheo: è “un peccatore”, il capo dei pubblicani, ossia di coloro che per conto dei Romani riscuotevano le tasse. Costui prova curiosità, forse il desiderio di vedere Gesù. Comincia così una narrazione che in pochi versetti ci restituisce il cuore dell’opera di Cristo sintetizzata in uno dei temi più cari a Luca: la salvezza dei peccatori.

Il racconto si fa ritmato, veloce. Zaccheo, essendo basso di statura, sale su di un albero per poter vedere Gesù, ma improvvisamente l’azione è come rovesciata: “quando giunse in quel luogo, Gesù alzò lo sguardo...” e lo vide per primo (v. 5)! Dopo lo sguardo, il capo dei pubblicani è raggiunto dalla Parola: “Scendi subito perché oggi devo fermarmi a casa tua”.

L’offerta della salvezza

È bello considerare come Gesù sappia avvicinare Zaccheo proprio al momento giusto, facendo della curiosità e del desiderio di quell’uomo il momento favorevole per la salvezza. Mai tacere o evadere i nostri desideri di Dio, neppure le nostre curiosità. Diciamogliele, invece: penserà lui a servirsene nel modo migliore e per il nostro bene. Perché vivere di nostalgia per una parola taciuta o un desiderio inespresso? Gesù dice a Zaccheo: “scendi subito”. “Subito”, ma in realtà nel testo greco si leggono due verbi che rendono la frase più intensa: “... affrettandoti, scendi”.

Perché tanta fretta? È come se Gesù gli dicesse: “Coraggio, scendi allo scoperto: smettila di nasconderti fra i rami di questo sicomoro e metti in atto il tuo desiderio di vedermi. Abbandona la tua vita di prima e lasciati incontrare da me”. Davanti a Cristo che porta la salvezza non c’è tempo da perdere! Bisogna accoglierlo subito e subito entrare nel suo progetto, togliendo dalla propria vita tutto ciò che non è dignitoso e retto. Egli ha da farci doni di salvezza. Perché a volte siamo tanto reticenti nell’accoglierli?

Il momento della salvezza

Gesù poi dice: “... oggi devo fermarmi a casa tua”. Fermarsi a casa di un pubblico peccatore è cosa disdicevole per un Maestro come Gesù che non teme però il giudizio dei ben pensanti (v. 7). Piuttosto gli preme dare salvezza: quel pubblicano è un uomo in una situazione di radicale bisogno, egli deve essere aiutato subito, “oggi”.

Questa parola molto cara a Luca che la usa 19 volte nel suo Vangelo e per ben due volte in questa pagina, esplicita quanto Gesù aveva già detto prima e designa con più chiarezza quel particolare momento di salvezza che è giunto ora anche per Zaccheo.

Nel fermarsi in quella casa è iscritto il momento stesso, unico e splendido, in cui il Signore vuole invitare all’incontro che salva: “oggi”, in un’occasione irrepetibile ed imperdibile, e “a casa”, in una situazione che è simbolo di ogni quotidianità. Dovremmo veramente fare molta più attenzione alla qualità del nostro quotidiano in cui chissà quanti inviti di salvezza il Signore ci ha rivolto e noi, magari senza accorgercene, li abbiamo declinati. Zaccheo ci è maestro nel non lasciare andare via il Signore che passa.

Egli ci insegna a spalancargli le porte di casa con azioni concrete che significhino la rettifica della vita. Il testo le certifica a più livelli narrandoci prima che quell’uomo “affrettatosi scese” – si osservi l’esatta ripresa dei due verbi usati da Gesù nel dare il suo ordine (v. 5) – “e lo accolse pieno di gioia” (v. 6). Ci è poi raccontato che il capo dei pubblicani maturò in cuor suo una decisione che ha dello straordinario: “Signore io do la metà dei miei beni ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto” (v. 8).

Azioni coraggiose e impossibili da maturare con le nostre sole forze, ma che sgorgano in modo sovrabbondante nel cuore di chi si è accorto di essere amato da Cristo e sente il bisogno di riamarlo in una vita dignitosa, retta, grata della salvezza ricevuta.

                                                                                                  
Marco ROSSETTI SDB


IMMAGINE:
“Gesù chiama Zaccheo, salito sull’albero, e poi, mangia in casa sua (particolare in alto a destra). © G. Monaca, Editrice Elledici



      RIVISTA MARIA AUSILIATRICE  2010 - 5
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