Presso una delle principali vie che congiungevano la Galilea
a Damasco, allungato sulla sponda del lago di Tiberiade, sorgeva
Cafarnao: villaggio importante, in contatto con lEllenismo
della Decapoli e con le più grandi città di Tiberiade
e di Magdala, sede di una guarnigione militare (Mt 8,5-13) e
di un posto di dogana.
Gesù
sceglie di andarvi a vivere (Mt 4,12) dopo gli spiacevoli fatti
accaduti a Nazaret (Lc 4,16-30). Così Cafarnao diventa
la «sua città» (Mt 9,1). Chi lha potuta
visitare conosce bene quale sia il fascino che emana da suoi
resti archeologici: le pietre bianche e ben sagomate della Sinagoga
e quelle scure degli altri edifici custodiscono intatta leco
delle parole di Gesù e la memoria dei miracoli che egli
moltiplicò in quel luogo.
La Parola
del perdono
Parole ed opere
che levangelista Matteo chiamato Levi da Marco e
Luca raccoglie in una lunga sezione del suo vangelo (Mt
4,23-9,35) perché si capisca al meglio che Gesù
è il Messia in cui Dio continua a farsi vicinissimo e
a perdonare. Non a caso Matteo sceglie allora di esporre linizio
della propria storia col Nazareno incastonandola tra il racconto
del miracolo del paralitico (al quale Gesù dice: Ti
sono rimessi i tuoi peccati... Prendi il tuo letto e và
a casa tua!; Lc 9,2.6) ed il resoconto di un banchetto
in cui il Signore si intrattiene in modo scandaloso con i peccatori
pubblici ed afferma: Non sono venuto infatti a chiamare
i giusti, ma i peccatori (Mt 9,13).
Insomma se i farisei non avevano ancora ben inteso chi fosse
veramente quel Gesù che aveva perdonato e guarito il paralitico,
almeno si sforzassero di capirlo vedendolo chiamare un peccatore
a far parte del suo gruppo e sentendolo pronunciare per i peccatori
parole di compassione, mentre siede
a tavola con loro. Dalla sequenza dei tre racconti emerge forte
un solo messaggio: Gesù è Dio che perdona e fa
di uomini malati persone sane, capaci
di rialzarsi e di seguirlo.
La Parola
della sequela
Una buona
notizia che non fu colta dai farisei, ma fu accolta da
Matteo che ne scrive non per averla sentita, ma per averne esperimentato
i benefici. È lui infatti a sentirsi dire Seguimi,
mentre al banco riscuote le tasse. È lui ad alzarsi e
a seguirlo. È ancora lui ad ospitare Gesù nella
propria casa (Lc 5,29-32) per un banchetto in cui vuole esprimergli
comunione! Non è forse meraviglioso che Matteo abbia voluto
parlarci di sé senza nasconderci di essere un pubblicano,
ossia un esattore delle tasse ritenuto per definizione ladro
e connivente con lautorità romana, proprio per far
rilucere la misericordia di Gesù e per farci afferrare
ciò che i farisei non vollero capire? Il Seguimi
detto a Matteo e la sua reazione pronta recano pertanto una preziosa
eredità da interiorizzare.
La Parola
della novità
Il Seguimi
ha da dirci innanzitutto che il nucleo dellappello alla
vita cristiana, così come ad ogni particolare vocazione
nella chiesa, sta proprio nellassoluta iniziativa di Gesù.
È un suo atto di amore e di passione per noi. È
lui che vede e chiama (v. 9a). A noi cosa spetta? Impariamolo
dallevangelista stesso: Ed egli si alzò e
lo seguì (v. 9b). Questo deve essere vero anche
per noi: accogliere la Parola e rispondere ... niente altro ci
è chiesto per essere di Cristo!
La Parola di Gesù a Matteo ribadisce anche che qualsiasi
chiamata fattaci dal Signore è un imperativo ad abbandonare
stabilità e sicurezze per incamminarci dietro a lui sulla
via del sempre nuovo e del cambiamento.
Il contesto
narrativo in cui il comando è scritto ci suggerisce infine
che i più grandi cambiamenti sono richiesti al nostro
cuore e alla nostra mente: non è mica facile accettare
di scrivere il proprio nome sulla lista dei peccatori e non su
quella dei giusti! Eppure senza questa sincerità ed umiltà,
come potrà il Signore diventare il nostro medico per sradicare
da noi il cuore di pietra e darcene uno di carne? È questo
infatti il suo desiderio:
Darò
loro un cuore nuovo dice il Dio di Israele uno
spirito nuovo metterò dentro di loro. Toglierò
dal loro petto il cuore di pietra, darò loro un cuore
di carne, perché seguano le mie leggi, osservino le mie
norme e le mettano in pratica: saranno il mio popolo e io sarò
il loro Dio (Is 11,19-20).
Senza disposizione al cambiamento interiore, alla conversione,
come potrà venire a noi il perdono che solo ci abilita
ad una vera vita in Cristo e ad un autentica appartenenza
a Lui?
Marco ROSSETTI SDB
IMMAGINE:
La pronta risposta
di Matteo al Seguimi detto da Gesù è
una scelta da imitare. © Editrice Elledici