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LEGGIAMO I VANGELI:
   
CHI SEI GESU' DI NAZARET?
  Non sono ammesse scorciatoie (Mc 8,31-33)


Cosa significa camminare dietro a Gesù che sceglie di percorrere la via della debolezza per darci la salvezza? Un dialogo serrato tra lui e Pietro ci rivela che il cammino del discepolo deve essere di totale condivisione con la scelta del Maestro.

Gesù è il Cristo

Quanta strada gli Apostoli avevano fatto per capire chi fosse Gesù. Pietro a nome di tutti a Cesarea di Filippo lo aveva professato "il Cristo", il Messia. Da quel giorno Gesù iniziò la sua discesa verso Gerusalemme, cioè verso la sua Pasqua. Quanta strada avrebbero però ancora dovuto percorrere i Dodici per comprendere che tipo di messia egli fosse! Per un Giudeo - e gli Apostoli lo erano - una cosa era chiara: il messia atteso da Israele era una figura potente, che con il vigore concessogli dal Signore avrebbe restituito al popolo eletto libertà dai regni stranieri. Era dunque loro ferma convinzione che il messia non potesse che essere forte, glorioso; che fosse debole non era contemplato in alcun modo. Per altre due volte Gesù sentì la necessità di ripetere l'insegnamento sul suo essere Messia rivestito di debolezza (9,30-32; 10,32-34), ma per altrettante volte i Dodici non capirono. Solo al culmine del cammino, illuminati dalla presenza del Risorto che li mandava a proclamare il Vangelo, i loro occhi si aprirono veramente per comprendere il significato ed il valore del cammino di debolezza e della croce percorso dal loro Maestro e Signore.

L'insegnamento nuovo

Chiunque abbia letto con attenzione il Vangelo di Marco, resterà sorpreso che egli, giunto alla metà del suo racconto, scriva: Gesù "incominciò ad insegnare loro". Forse che prima d'ora Gesù non aveva mai offerto insegnamenti ai Dodici? Certo che ne aveva dati! L'Evangelista vuol piuttosto farci capire che questo insegnamento è da ritenersi tanto importante da segnare un punto di svolta nella storia della sequela e da dover essere considerato come un secondo inizio del suo Vangelo. Qual è dunque il motivo di tanta importanza e novità? Gesù sente il dovere di insegnare che il Cristo che egli realmente è "deve" soffrire, essere riprovato, essere ucciso e risorgere. La sua non è insomma da subito la via della grandezza, ma deve essere quella della debolezza e della sofferenza fino alla morte: solo così egli perverrà alla gloria che Dio gli darà. La decisività di questo insegnamento viene ancora segnalata da Marco quando scrive che Gesù pronunciò quelle parole "apertamente", in modo chiaro, ossia senza mezzi termini né addolcimento alcuno. La lezione di Gesù sul suo destino di morte e di gloria è proprio il cuore di tutto il suo Vangelo.

Non si può rifiutare l'insegnamento nuovo

Il discepolo che non condivide ed accoglie le parole del Maestro sulla sua sorte, rifiuta il Vangelo stesso. La posta in gioco è alta! Pietro però per il momento non riesce né ad accogliere né a condividere quanto Gesù ha appena detto. Marco scrive infatti che l'Apostolo, dopo aver preso in disparte Gesù, lo rimprovera per quello che aveva detto, ma non ne riporta le parole pronunciate; lo fa Matteo. Leggiamole: "Dio non lo voglia, Signore; questo non ti accadrà mai" (Mt 16,22). È questo il tono con cui Pietro richiama Gesù: lo fa perché lui sa che il messia di Israele non può essere un debole; lo fa anche perché teme per se stesso: sa bene infatti che la sorte del discepolo è quella del Maestro! Con ardore Pietro si oppone al Gesù, ma con altrettanto impeto costui lo riprende. A differenza dell'Apostolo, il Signore parla ora davanti a tutti. Anzi, l'Evangelista per farci capire che Gesù non intende solo rimproverare Pietro, ma anche gli altri Apostoli che in fondo la pensavano come lui, scrive che Gesù "voltatosi e guardando i suoi discepoli" parla.

Nessuna scorciatoia per chi segue il Signore

Ci saremmo aspettati parole di biasimo, un "Volete andarvene anche voi?" insomma! Gesù però non si comporta così. È vero rimprovera gli Apostoli e Pietro: "Va' dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini". Espressioni dure, ma volte ad un unico scopo: nessuno deve perdersi di quelli che lui aveva chiamato a seguirlo. Nessuno, tantomeno Pietro cui egli aveva affidato una dignità ed un compito davvero unici. Gesù deve però compiere il progetto che il Padre gli ha affidato: pertanto se Pietro glielo impedisce diventa per lui un ostacolo, un vero tentatore che cerca in ogni modo di stornare la sua volontà e decisione a salvare tutti passando però per la debolezza, la sofferenza e la morte! Tutto questo in ossequio alla volontà del Padre. Gesù non può in alcun modo permettere a Pietro di mettere al posto del progetto di Dio un altro progetto più comodo, una scorciatoia. Per questo gli dice: "Rimani con me, ma riprendi il tuo esatto posto nella sequela, quello che ti avevo assegnato quando sulle rive del mare di Galilea ti chiamai e ti dissi "Su! dietro di me"".
Per essere discepoli autentici bisogna totalmente lasciarsi coinvolgere nel progetto della salvezza che Cristo Gesù ha vissuto fino in fondo, bisogna entrare in una situazione di totale condivisione con la sua sorte: come il Maestro possiamo dirci disponibili a passare per il crogiolo della sofferenza, a preferire la via della debolezza? A darci la gloria ci penserà poi il buon Dio.

                                                         
Marco ROSSETT sdb / rossetti.rivista@ausiliatrice.net




      RIVISTA MARIA AUSILIATRICE  2012 - 04
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