C'è
qualcuno che vuole seguire Gesù sulla via della croce?
Pietro, i Dodici, persino Giacomo e Giovanni avevano mostrato
difficoltà a maturare quella scelta. Bartimeo per primo
lo farà insegnandoci cosa significhi mettersi "sulla
via" dietro a Gesù.
Gerico, l'oasi
dell'incontro
Gerico antichissimo
centro abitato il cui nome in ebraico significa "luna",
in arabo "profumo intenso", è la grande città-oasi
delle palme posta a quasi 300 metri sotto il livello del mare:
da là parte la grande salita per Gerusalemme. Tutti i
pellegrini provenienti dalla Galilea - come Gesù - o da
altre regioni del Nord che volevano recarsi alla Città
Santa, dovevano confluirvi per poi riprendere il viaggio. Non
a caso Marco osserva correttamente che il Signore in quell'ora
non è solo attorniato dai suoi discepoli, ma da molta
folla. Prima di arrivare a Gerico, sulle vie che scendevano verso
quella terra, per tre volte Gesù aveva ripetuto l'insegnamento
nuovo sulla sua passione e risurrezione. Per altrettante volte
esso era caduto nel vuoto, incompreso e disatteso. Come si sarebbe
potuto seguire Gesù data la radicalità delle sue
proposte e della sorte che lo attendeva?
Noi però continuiamo a stargli dietro perché è
a Gerico che avviene un incontro di grande rilevanza per il discepolo
di ogni tempo.
Bartimeo e
Gesù
A pochi giorni
dalla Pasqua, il tempo in cui l'insegnamento sulla passione e
risurrezione si sarebbe inverato, un uomo - mai nominato prima
nel racconto - entra in scena: dal Nazareno si fa aprire gli
occhi, quelli fisici e quelli della fede. Curioso e sorprendente
Bartimeo. È un cieco e di conseguenza un mendicante: non
può infatti provvedere alla propria vita, ragion per cui
se ne sta ai margini della strada a chiedere l'elemosina. La
presenza in città di Gesù era per lui un'occasione
da non lasciarsi sfuggire: forse quella persona di nota fama
avrebbe potuto fare qualcosa per lui! Ed ecco, il cieco si mette
a gridare la propria fede e speranza: "Figlio di Davide,
Gesù, abbi pietà di me!". Invano il tentativo
di quanti - presumibilmente i Dodici stessi - lo vogliono azzittire:
il figlio di Timeo infatti grida ancora più forte! Gesù
lo sente e chiede di chiamarlo. È ciò che egli
attendeva: non si cura più di nulla, neppure del suo mantello
che abbandona frettolosamente e corre, libero, da Gesù.
Alla domanda di costui Bartimeo risponde sicuro: "Rabbunì,
che io veda di nuovo".
Parole e gesti
di fede
Fermiamo per
un momento il ritmo incalzante della narrazione: è infatti
evidente che lo straordinario incontro toccato a quest'uomo,
diventa per l'Evangelista occasione per tessere un sommesso confronto
tra la fede piena di speranza di costui e la durezza a capire
mostrata ripetutamente dagli Apostoli.
Per capire questo rileggiamo con attenzione alcuni momenti del
racconto. Innanzitutto i titoli usati da Bartimeo per rivolgersi
a Gesù. Il primo è "Figlio di Davide":
chiamandolo così costui mostra di riconoscere e di accogliere
nel Nazareno il discendente di Davide, il Messia operatore di
prodigi promesso da Dio. Poi il cieco chiama Gesù "Rabbunì".
Tutti ricorderanno che la Maddalena saluta allo stesso modo il
Signore Risorto presso la tomba vuota (Gv 20,16). "Rabbunì"
vuol dire "mio signore": è un'espressione piena
di affetto e di devozione.
Alle parole vanno unite le azioni solerti dell'alzarsi e del
gettare via il mantello. Per apprezzare fino in fondo questo,
bisogna considerare che il mantello era per un mendicante l'unica
ricchezza, il solo indumento con cui riparasi dal caldo e dal
freddo. Ebbene lui lo getta via mostrando di saper dare valore
a quello che più conta in assoluto, vale a dire all'incontro
con colui che gli avrebbe potuto cambiare la vita. Le parole
ed i gesti di costui denotano con chiarezza una fede larga riposta
in Gesù: Bartimeo è disposto a tutto pur di farsi
incontrare dal Figlio di Davide, suo signore.
La vista degli
occhi e la vista del cuore
Gesù
ascolta, vede; si mostra profondamente colpito da quel cieco
mendicante cui dice: "Va', la tua fede ti ha salvato".
È per la sola parola di Cristo che Bartimeo acquista la
vista. Non solo questa però. La fine del racconto è
tanto più sorprendente quanto più la si confronti
con il suo inizio. Al principio del racconto Marco scrive infatti
che il cieco era seduto "ai bordi della via": è
la situazione di chi non ha più nulla da sperare, se non
qualche moneta o un poco di cibo dato in elemosina. Nella conclusione
si legge invece che al recupero della vista corrisponde una decisione:
seguire Gesù "sulla via". Gesto concreto dall'alto
valore simbolico: Bartimeo non vuole più stare ai bordi
della vita, ma al suo centro, nel suo dipanarsi complesso e meraviglioso.
Un doppio dono gli viene fatto dal Figlio di Davide: la vista
degli occhi e la gioia di seguirlo sul cammino che lui stesso
sta percorrendo. È il pieno ricupero della dignità,
anzi ne è l'innalzamento al suo grado più alto,
quello significato dal gesto di chi abbandona tutto e consegna
se stesso nelle mani di chi sa che unicamente gli potrà
dare oltre alla vista degli occhi, anche la vista del cuore:
la fede che salva.
Marco ROSSETT sdb /
rossetti.rivista@ausiliatrice.net