GESU' CRISTO E' IL NOSTRO VERO GIUBILEO
Per noi cristiani, il Giubileo, più che una “istituzione”, più che una “cosa”, è – in realtà – una “persona”, Gesù Cristo stesso, perché in Lui, si realizzano pienamente quei segni che caratterizzavano l’antico giubileo ebraico, con la sua proposta di rinnovamento, di liberazione, di perdono. “Oggi – dice Gesù nella sinagoga di Nazaret – si è adempiuta questa scrittura, che voi avete udita con i vostri orecchi” (Lc 4,21). Il tempo nuovo, l’anno di grazia che Gesù Cristo annuncia ed inaugura, prevede la conversione del cuore, quel “cambiamento di mentalità” che Giovanni Battista aveva con forza predicato, convocando lui “voce di uno che grida nel deserto” (Is 40,3; Mc 1,3), per invitare il popolo di Israele a prepararsi ai tempi nuovi, attraverso un battesimo di penitenza (Mt 3,6).
È stato notato, da qualche studioso, che, negli avvenimenti che gli evangelisti collocano come inizio della missione di Gesù, è riscontrabile un collegamento tra il giubileo ebraico e il giubileo cristiano, inaugurato e realizzato da Gesù.
Ad esempio, la predicazione di Giovanni Battista nel deserto – che invita alla penitenza – ha la stessa funzione dello “yobel” (da cui viene la parola “giubileo”) il “corno di capro”, che veniva utilizzato come strumento musicale, per la convocazione del popolo nelle grandi celebrazioni religiose.
C’è però anche un altro aspetto da tenere presente, che giustifica l’affermazione: Gesù è il nostro vero Giubileo. La parola, con cui indichiamo questo avvenimento, deriva ultimamente dall’ebraico, ma attraverso la mediazione del latino “iubilum” che vuol dire grido di gioia. «Il termine “Giubileo” – scrive il Papa – parla di gioia; non soltanto di gioia interiore, ma di giubilo, che si manifesta all’esterno, poiché la venuta di Dio è un evento anche esteriore, visibile, udibile e tangibile, come ricorda san Giovanni, all’inizio della sua prima lettera (cf 1 Gv 1,1).
È giusto, quindi, che ogni attestazione di gioia per tale venuta abbia una sua manifestazione esteriore. Essa sta ad indicare che la Chiesa gioisce per la salvezza. Invita tutti alla gioia e si sforza di creare le condizioni, affinché le energie salvifiche possano essere comunicate a ciascuno» (Tertio millennio adveniente, 16).
“Creare le condizioni”, evidentemente è molto impegnativo! Anche da questo punto di vista, Gesù Cristo è il nostro “vero Giubileo”, perché Egli realizza le predizioni dei profeti che avevano annunziato il tempo del Messia, con immagini di gioia e di pace. Leggendo nella Bibbia i vaticini del profeta Isaia, di Sofonia e di altri profeti, troviamo frequentemente l’invito alla gioia, motivato dal dono della salvezza che Dio offrirà al suo popolo. Tutto questo, per i credenti in Cristo, si compie in Gesù, riconosciuto come “consolazione d’Israele” e “luce delle genti”, come si esprime il Vangelo di Luca, nella scena della presentazione di Gesù al Tempio!
“La storia della salvezza trova in Cristo il suo punto culminante ed il significato supremo” (Incarnationis mysterium, 1). In questa prospettiva, vengono a proposito le parole del Papa: “Ogni anno giubilare è come un invito ad una festa nuziale. Accorriamo tutti, dalle diverse Chiese e comunità ecclesiali, sparse per il mondo, verso la festa che si prepara” (ib. 4).
La gioia messianica, pur essendo espressa nella Bibbia con immagini tratte dal mondo materiale è però una gioia collegata soprattutto – anche se non esclusivamente – alla trasformazione interiore dell’uomo, al perdono dei peccati, alla riconciliazione con Dio.
In questa prospettiva è importante notare come il Giubileo ebraico iniziava con il grande giorno dell’Espiazione (la festa dello “Iom Kippur”, celebrato ancora oggi dagli Ebrei), giorno che veniva celebrato, in forma solenne, da tutto il popolo e prevedeva una intensa partecipazione, attraverso la preghiera, i sacrifici espiatori (cf Lev 16,1 ss), la purificazione interna, il riposo assoluto.
Attraverso questi riti, compiuti con grande umiltà, il popolo di Dio otteneva il perdono dei peccati e poteva gioire, fare festa, per la giustizia ripristinata.
Che cosa ha a vedere questo con la Nuova Alleanza?
La lettera agli Ebrei presenta l’opera redentrice di Gesù e il suo sacrificio sullo sfondo, con le categorie, con il linguaggio proprio della grande liturgia del giorno dell’Espiazione.
San Paolo, nella sua prima lettera ai Corinzi, arriva a dire: “Cristo Gesù è diventato per noi Sapienza, Giustizia, Santificazione e Redenzione” (1 Cor 1,3).
“L’anno giubilare – scrive ancora il Papa nella Incarnationis mysterium – per noi credenti, porrà in rilievo, con tutta evidenza, la Redenzione operata da Cristo, mediante la sua morte e risurrezione. Nessuno – dopo questa morte – potrà essere separato dall’amore di Dio (cf Rm 8,21-39), se non per propria colpa. (È molto forte questa sottolineatura!). La grazia della misericordia, a tutti viene incontro, perché quanti sono stati riconciliati, possano essere anche “salvati, mediante la sua vita” (IM 6).
Concludendo, possiamo dire che Gesù Cristo è il nostro Giubileo, non solo perché Egli realizza pienamente le esigenze profonde dell’antica istituzione ebraica, ma anche perché è la nostra giustizia e la nostra redenzione.
Recentemente, cattolici e luterani hanno sottoscritto una dichiarazione comune in cui si dice: “Crediamo che la giustificazione è opera di Dio uno e trino”:
• Il Padre ha inviato il Figlio nel mondo per la salvezza dei peccatori.
• L’incarnazione, la morte e la risurrezione di Cristo sono il fondamento e il presupposto della giustificazione.
Pertanto la giustificazione significa che Cristo stesso è la nostra Giustizia. (Dichiarazione comune di Augusta tra Cattolici e Luterani, 31.10.1999).
È appunto quello che scriveva Paolo ai cristiani di Corinto: “Cristo è diventato per noi Sapienza, Giustizia, Santificazione e Redenzione” (1 Cor 1,3).
                                                                     
   Giovanni Zappino SDB
IMMAGINE: Gesù nella Sinagoga di Nazaret - Dal Film "Gesù di Nazaret" di F. Zeffirelli

RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2000-

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