I RICORDI DI UN AMORE
Vi è chi vive
di ricordi e alimenta le sue giornate, altrimenti stanche e infide,
di speranza e desiderio, trovando nella memoria di chi è
stato, le ragioni del vivere.
Altri, invece, vorrebbero che loblio coprisse i loro ricordi
poiché da essi sono tormentati, forse anche perseguitati,
fino a provare nella lunghezza delle ore, solo lamaro che
nessun tempo riesce ad addolcire, solo lacredine che nulla
riesca a stemprare. La vita pare esser stata matrigna con loro,
dispensatrice di angosce più che di gioie.
Ma a tutti, la Fede rivolge il Suo invito, tutti convoca alla
speranza. Anche chi ha provato quanto crudele possa essere un
tradimento, un abbandono, una solitudine, anche costui è
chiamato alla Fede, perché le Sue porte sono aperte a
tutti gli storpi della vita, sono spalancate a tutti i ciechi
dellesistenza, e non restano chiuse a nessuno che sente
di aver fallito i suoi giorni.
Perché
la Fede in Gesù, figlio della Vergine e Figlio del Padre,
ci fa tendere la mano verso la Sua, lacerata dalle ferite dellamore,
che uscendo vittorioso dal sepolcro la tende a noi, offrendoci
così la Sua vita immortale poiché per tutti Lui
è morto ed è Risorto.
In Lui,
il Vivente, il ricordo dellamore ricevuto e donato, diventa
intercessione damore per chi ancora amiamo.
In Lui, lamore con cui siamo stati amati ancora giunge
a noi perché lui è la Risurrezione e la Vita.
In Lui,
lamore che avremmo voluto esprimere, quellamore che
sentivamo ma eravamo incapaci di pronunciare, può ancora
essere detto con una parola mesta di desiderio, o gridato in
un pianto, o proferito sommessamente nella tenerezza della notte.
Perché Lui è il cuore della vita e chi è
in Lui, vive di Lui e più non muore.
Questa è la nostra fede,
la nostra speranza, la nostra gioia. Una gioia che né
la tribolazione del momento presente, né langoscia
del futuro ci possono togliere, perché non è fondata
in noi, ma in Lui, Gesù, vita eterna di Dio.
In Lui, fluire incessante di luce, ogni ombra si dissolve mentre
il ricordo si sostanzia di amore e rischiara i nostri giorni
terreni. Così, il ricordo diventa, nella preghiera, comunione,
poiché la preghiera ci introduce nello Spirito di Gesù
che è comunicazione amante ed infinita di vita amorosa
ed eterna. I ricordi dellamore donato, ricevuto, sofferto,
nascosto o svelato uniti nel Cristo Risorto sono trasfigurati
di gloria infinita e raggiungono coloro i quali hanno percorso
con noi i sentieri della vita e con noi hanno scritto un nome
dellamore. Un nome che ora è custodito nel cuore
di Dio e col quale Lui costruisce la nostra dimora eterna.
Solo lamore di Cristo unisce e Lui ci ama tutti e singolarmente
di amore esclusivo e personale. È il Risorto che abbraccia
in un solo amore tutti noi. Noi, per i quali Lui ha donato la
Sua vita, noi che siamo il ricordo del suo cuore al quale rivolgiamo,
forse con un po di stupore, le stesse parole del buon ladrone:
«Ricordati di me...» e che Lui assume sulle sue labbra
e con noi e per noi nella Messa rivolge al Padre: «Ricordati
di tutti quelli per i quali ti offriamo questo sacrificio».
In Lui,
il Santo per eccellenza, noi tutti che crediamo e abbiamo creduto
in Lui, formiamo la comunione dei Santi.
Santi dalla Sua Santità. Santi per la Sua Santità.
Da Lui la riceviamo e per Lui la viviamo, tanto da essere essa
stessa la nostra vita, poiché in Lui la vita è
Santità. Questa comunione dei Santi, perché uniti
al Santo, fa sì che il nostro ricordo umano diventi un
agire di Cristo in noi a favore dei nostri fratelli. Un essere
già con loro, anche se i nostri occhi, che più
non li vedono, ancora non li contemplano.
Uniti a Cristo, Signore del
tempo, permettiamo che Lui assuma in Sé il nostro ricordo
e lo estenda sugli orizzonti infiniti delleternità
e raggiunga così tutte le generazioni umane e in particolar
modo, coloro con i quali abbiamo spezzato lo stesso pane e pianto
le stesse lacrime.
Nellincanto di questa comunione, splende di luce sfavillante
la Vergine di Nazaret: in lei Dio si è consegnato totalmente
alluomo e in questo suo dono indissolubile ha legato a
Sé tutta la nostra povera umanità intessuta di
gloria e di miseria, di dolore e di speranza. In lei, la nostra
gloria è divenuta umiltà, la nostra miseria si
è trasfigurata in splendore, il nostro dolore in gioia
e la nostra speranza ha assunto il volto del suo Figlio, Gesù.
Giuseppe Pelizza
RIVISTA MARIA AUSILIATRICE
2003-10
VISITA Nr.