NELL'ATTESA DELLA TUA
VENUTA
Cosa attende luomo
contemporaneo? Cosa si aspetta dalla vita? Di cosa è in
ricerca? Per cosa si metterebbe in cammino? E soprattutto, cosa
lo spinge ad alzarsi ogni giorno ed iniziare una nuova giornata
di vita? Al di là delle solite: «un po di
salute», o «più soldi», che sono solo
mezzi per raggiungere altri obiettivi, purtroppo, a queste domande,
molti uomini risponderebbero «semplicemente nulla».
Aggiungere qualche comodità in più alle ore della
vita non otterrebbe altro scopo in loro che quello di allungare
lassopimento prodotto dalla noia. Luomo di oggi non
attende nulla e sazio di se stesso si volge solo a sé,
preoccupato unicamente del proprio benessere fisico o, mirabile
scoperta di questi ultimi tempi, interiore.
Secondo una recentissima indagine, la gran maggioranza degli
italiani ritiene utile lesistenza dei maghi e di ciarlatani
loro consimili. Pare, dunque, che né le indagini della
magistratura, né le condanne, né le ispezioni e
i sequestri della polizia abbiano spento nellanimo del
popolo italico lattrazione per questa corte delle meraviglie.
Da loro si attende un beneficio o, forse, un miracolo.
Peccato che, questaccanimento nel ricorrere a negromanti,
indovini, fattucchieri, stregoni dogni sorta e dogni
colore, anzi più son esotici e più attraggono,
riveli una profonda insicurezza e un desiderio mal celato di
placare la propria ansia e di nascondere la propria disistima.
Paradossale che in un tempo in cui la scienza fornisce tante
certezze e nel quale luomo ha raggiunto un benessere mai
goduto in precedenza, dilaghi questa bramosia per lesoterico,
unita a una grande volontà di disperdere a fiumi il proprio
denaro sui tavoli di fattucchieri e chiromanti, abili incantatori
che ottengono il mirabile risultato, questo sì, desser
veggenti delle possibilità finanziarie dei loro smaniosi
clienti.
La ricerca del benessere interiore è solo una sottile
quanto devastante forma di egoismo. Significa mettere, ancora
una volta, al centro della vita, il proprio io. In modo più
raffinato, ma forse anche più decadente.
Fra poche settimane saremo assediati da previsioni prossime venture.
Sedicenti illuminati ci conforteranno sugli eventi del novello
anno, spargendo sul popolo avido di melense certezze i preziosi
semi della loro sapienza antica. Peccato che nessuno
di loro abbia previsto né lattacco alle Torri Gemelle,
né la guerra in Iraq, né la minaccia cinese alla
nostra gaudente economia.
Giornata favorevole per i nati sotto il segno della quisquiglia.
Questa giornata sarà favorevole anche per il cristiano
perseguitato del Sudan, o per il rifugiato pakistano o per le
madri etiopi che non hanno acqua per i loro figli?
La ricerca
della serenità interiore è certamente una delle
forze più potenti che vi siano nella natura umana. Ma
luomo e il suo desiderio di ribalta non sono la risposta
che asseconda questa soverchiante richiesta, perché luomo
è stato fatto da Dio per Dio e ha in sé lanelito
per leternità e linfinito. Luomo è
un essere abitato da una possente domanda e da uninquieta
attesa. Anche il tedio che caratterizza il nostro tempo, in fondo,
è prova che né i beni materiali, né le mere
soddisfazioni umane possono placare il desiderio di eterno che
ci abita.
Il vero benessere
interiore può essere raggiunto solo nella donazione di
sé, nellapertura allaltro, nellaccoglienza
della vita, nella capacità di farsi sacrificio per un
altro. Poiché luomo è anzitutto creatura
relazionale che si ritrova solo quando è disposto a dimenticarsi.
La millenaria scuola di santità della Chiesa lo dimostra
e lo Spirito di Dio non cessa di insegnare anche alluomo
contemporaneo questa semplice quanto sublime verità.
Il tempo
di Avvento, che attraverseremo in attesa del Natale, ci introduce
allincanto di una sorpresa e ci ricorda che se vogliamo
gioire della vita dobbiamo reimparare a meravigliarci per qualcosa
che dovremmo sentire come inaudito, capace di riempire il cuore,
di farlo vibrare ed esultare: nel tempo di Avvento, attendiamo
Colui dal quale siamo attesi.
Dio non si
è ancora stancato delluomo, anzi è in attesa
del nostro ritorno. Perché la vita, con i suoi alti e
bassi, con le sue gioie e speranze, in fondo non è che
un tempo di ritorno a Dio. Lui non ci promette il Paradiso su
questa terra, ma facendosi uomo come noi, si fa carico della
nostra debolezza, diventa solidale con le nostre attese e le
nostre paure. E poiché sa che finché luomo
costruisce da solo il suo futuro non potrà trovarvi che
delusione, si immerge nella nostra umanità e si fa Lui
stesso nostro futuro, lunico che possa valicare i confini
del tempo e consegnarci quelleternità che è
Lui stesso. Presentandosi a noi come un debole bambino deposto
in una mangiatoia, ci garantisce che ogni volta che ci chiniamo
su un piccolo della storia, ci avviciniamo a Lui che della storia
è il Signore. Per questo attendiamo la sua venuta.
Giuseppe
Pelizza SDB
RIVISTA MARIA AUSILIATRICE
2003-11
VISITA Nr.