4 gennaio: B. ANGELA DA FOLIGNO (1248-1309) mistica e maestra di vita spirituale NON TI HO
AMATO PER SCHERZO Da alcuni anni ormai non è infrequente imbattersi in articoli di giornali e riviste di un certo spessore culturale nella notizia del ritorno del sacro, della rinascita della religione, del risveglio religioso... del «ritorno di Dio» come se questi si fosse ritirato da questo mondo, «disgustato» dal comportamento delluomo (vedi ideologie e guerre del secolo XX). Sembra strano quando per decenni si era posto laccento più sulleclisse di Dio, sul tramonto delle religioni definite istituzionali o strutturate, sulla fine del sacro (e quindi di Dio) come bisogno esistenziale delluomo moderno impegnato nel transito dalla modernità alla post modernità. I giochi sembravano chiusi: Dio fuori dalla scacchiera della storia e del pensiero umano, fuori dallorganigramma di quelli da consultare. Non cera più posto per lui nella nostra società secolarizzata, iper tecnologica, guidata e dominata dalla razionalità tecnico scientifica. E invece no. Non solo si dice che cè un certo ritorno del sacro, ma addirittura si parla anche del nascere (o ri-nascere?) dellinteresse per la mistica. Sì, addirittura della mistica. Ma di che si tratta?
I mistici pur immersi nella normale quotidianità sembrano sempre animati e guidati da una luce intima trascendente, che ridona le giuste proporzioni a tutto il resto che è e rimane per loro terreno, parziale, contingente e transeunte. E di questo processo Dio ha liniziativa. È Lui che dilata lanima e la guida, è sempre Lui che la orienta, la rinforza e la sostiene. Lui solo ne è lalimento costante e la gioia totale e totalizzante. Il mistico è tuttaltro che un alienato È chiaro (e si evince dalla storia dei grandi mistici della Chiesa Cattolica) che questi uomini e donne erano tuttaltro che alienati, frustrati, umanamente insoddisfatti, ripiegati su se stessi o concentrati sul proprio io. Vivevano di Dio e per Dio, ri-centrati su di Lui, vivevano con Dio attingendo al suo Amore, che naturalmente manifestavano sul prossimo in mille modi e in molteplici attività. Dio era per loro un fuoco interiore incontenibile (come per il profeta Geremia), che li portava a «bruciare» di esso e con esso tutti quelli che avvicinavano. Per dirla col filosofo H. Bergson:
Lincontro con Dio e con Cristo non depaupera o depotenzia assolutamente il mistico ma lo arricchisce e dà unaltra dimensione al suo essere uomo o donna.
Questa lunga introduzione per
capire meglio la figura della Beata Angela da Foligno, una mistica
contemporanea di Dante e di Jacopone da Todi, vissuta nella verde
Umbria poco tempo dopo il grande Francesco dAssisi. Tutto
per comprendere e assimilare il suo messaggio spirituale, valido
ancora oggi. Intanto in quegli anni ci fu una notevole fioritura del TerzOrdine di San Francesco, ed il messaggio del Poverello dAssisi era presente anche a Foligno. Poi in città ci fu anche lesempio di un ricco possidente, tale Pietro Crisi, che aveva lasciato tutte le ricchezze e si era fatto penitente, tra il disprezzo dei ricchi della città e anche le beffe della famiglia di Angela. Il mio posto è nel mondo Come disse lei stessa in quegli
anni cominciò a «conoscere il peccato». Andò
anche a confessarsi ma «la vergogna le impedì
di fare una confessione completa e per questo rimase nel tormento».
Finché tra le lacrime pregò San Francesco che le
apparve nel sogno rassicurandola che avrebbe conosciuto la misericordia
di Dio. E la pace arrivò attraverso una confessione totale.
Siamo nellanno 1285 e Angela aveva 37 anni: quindi una
donna matura, non una ragazzina sprovveduta. Lei perseverò anche
quando, in breve tempo le morirono madre, marito e figli. Rimasta
sola continuò sempre più decisa il proprio tracciato
esistenziale alla sequela di Cristo povero. Vendette quasi tutti
i beni e cominciò a passare ore in ginocchio davanti al
Crocifisso, nutrendosi quotidianamente della Scrittura. Amore non conosciuto perché mi lasci? Siamo nel 1291, a sei anni
dalla conversione. Un anno centrale e decisivo per Angela e per
il suo cammino spirituale. È lavvenimento dellesperienza
mistica di Assisi che la segnerà per sempre. Cosa successe?
«E poiché io frate scrittore qui le chiedevo e le dicevo: Cosa hai visto?, essa rispose. Dicendo: Ho visto una cosa piena, una maestà immensa, che non so dire, ma mi sembrava che era ogni bene. E mi disse molte parole di dolcezza quando partì e con immensa soavità e partì piano, con lentezza. E allora, dopo la sua partenza, cominciai a strillare ad alta voce o urlare e senza alcuna vergogna strillavo e urlavo, dicendo questa parola, cioè: Amore non conosciuto perché? Cioè, perché mi lasci? Ma non potevo dire o non dicevo di più; gridavo solo senza vergogna la predetta parola, cioè: Amore non conosciuto, e perché e perché e perché». Oltre ad una certa Masazuola (che Angela chiama «la mia compagna» e si tratta della beata Pasqualina da Foligno) aveva attirato attorno a sé un piccolo cenacolo di «figli» che trovarono in lei una guida spirituale ed una vera maestra nel riconoscere la via della croce, oltre che un esempio ed un sostegno nel percorrerla con decisione, in povertà e in preghiera. Angela morì il 4 gennaio 1309, ma il suo ricordo ed il suo insegnamento attraversarono i secoli. Tra i tanti che la «conobbero», ricordiamo Teresa dAvila (grande mistica del 1500) ed Elisabetta della Trinità (una mistica morta nel 1906 e beatificata nel 1984) che apprezzarono il messaggio. Valido per la verità ancora oggi. Quale messaggio? Sergio Andreoli, studioso della Beata, lo sintetizza affermando che la spiritualità di Angela parte dallaffermazione centrale che «Dio è tutto Amore e perciò ama in modo totale» e che per corrispondere a questo amore non si dovrà fare altro che seguire
Angela ha mostrato di aver chiaramente compreso che la profonda comunione con Dio non è unutopia, ma una possibilità offerta che viene impedita solo dal peccato: di qui la necessità di una costante e severa mortificazione per aderire allamore di Dio, che è ogni bene e gioia per lanima. Angela inoltre ha capito che questa unione profonda si realizza specialmente nellEucarestia, espressione altissima e misteriosa dellAmore di Cristo per noi. Unaltra costante della sua vita fu la meditazione dei misteri di Cristo, particolarmente della sua Passione e Morte (insieme a Maria di Nazaret ai piedi della Croce), pratica, secondo lei, molto fruttuosa per rimanere in comunione con Dio e per perseverare nella donazione a Dio e al prossimo. Sappiamo tutti che non cè vera vita spirituale senza lumiltà e senza la preghiera. Questa può essere corporale (vocale) mentale («quando non si pensa nientaltro che a Dio») e soprannaturale (o di contemplazione).
Conoscere sé per conoscere Dio È necessario che luomo conosca Dio e se stesso. La conoscenza di Dio suppone quella di sé. Si deve cioè considerare e vedere chi è loffeso e chi è loffensore. Dalla considerazione e conoscenza del secondo aspetto scaturiscono grazia su grazia, visione su visione, luce su luce. Si comincia così ad arrivare alla conoscenza di Dio; quanto più si conosce, tanto più si ama e quanto più si ama, tanto più si desidera e quanto più si desidera tanto più decisamente si agisce. Lazione è la prova e la misura dellamore. Che lamore sia puro, vero e retto si riconosce dal fatto che si ama e si fa ciò che amò e fece Colui a cui si vuol bene. Se Cristo, finché visse, ebbe, amò e fece quelle tre cose, colui che lama deve sempre, sul suo esempio, amare, fare e avere le medesime cose.... Gesù ad Angela Non ti ho
amata per scherzo (meditando la Passione). Se vuoi la carità, prega... Nessun uomo si salva
senza la luce divina, la quale fa sì che uno inizi, progredisca
e raggiunga lapice della perfezione. Perciò, se
vuoi cominciare il cammino e desideri questa luce divina, prega. Con-passione di Maria con Gesù Fu anche nel Cristo il dolore di compassione per la sua dolcissima Madre. Infatti, poiché Cristo amava sopra ogni altra creatura sua Madre, dalla quale sola aveva preso la sua carne, e poiché ella singolarmente, più di qualsiasi creatura, partecipava al dolore del suo vero Figlio per la capacità altissima e profondissima che aveva e più eccellente di quella che aveva qualsiasi altra creatura, per questo Cristo aveva compassione di lei con sommo dolore, poiché vedeva che lei provava sommo dolore. La Madre, infatti, provava sommo dolore e il Cristo portava in sé tale dolore.
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