Che cosa
ti chiede Dio? Lamore
Lanno scorso il santo
di gennaio è stato san Basilio il grande. Questanno
tocca al suo amico Gregorio Nazianzeno, celebrato liturgicamente
nello stesso giorno. Due grandi amici, ambedue vescovi e dottori
della Chiesa e autentici maestri di teologia e di vita spirituale
ancora oggi. Santi tutti e due, ma dalle personalitá molto
diverse, e per certi versi contrastanti. A dimostrazione che
la santitá di ognuno è qualcosa di originalissimo.
E che ognuno risponde alle sollecitazioni e alle sollecitudini
dello Spirito in maniera originale, con uno stile di santitá
unica e personale.
Come Dio non ci fa in serie,
ma siamo tutti degli unicum così nella santitá
che è fiorita nella chiesa in questi duemila anni. Basilio
era un uomo politico, un uomo di governo, un organizzatore
nato (ricordiamo la famosa Basiliade, il grande ospedale da lui
fondato e diretto). Uomo coraggioso anche di fronte ai potenti
(anche se fisicamente era mingherlino e malaticcio), sicuro di
sè, di carattere deciso e molto pragmatico. Brillante
nellazione, anche se voleva vivere nella contemplazione
(da monaco). Oggi diremmo un vero leader. Qualcuno
lo ha definito lultimo dei Romani.
Gregorio non aveva niente
di queste qualitá dellamico. Semplicemente ne aveva
altre, e su queste altre ha costruito il suo contributo alla
Chiesa e alla societá di allora, e la sua peculiare
santitá. Per natura profondamente riflessivo, portato
naturaliter alla contemplazione (fece sempre resistenza
quando lo vollero gettare nella mischia politico-ecclesiale).
Aveva una predisposizione alla speculazione e alla introversione,
alla riflessione e alla meditazione. Era anche un poeta, un vero
cantore dei sentimenti e delle profonditá umane.: più
teorico e più speculativo, più profondo e più
penetrante del suo amico Basilio.
Di carattere emotivo e
spesso instabile, un po ingenuo e incerto nelle decisioni,
facile agli entusiasmi e anche fragile nelle difficoltá
e frustrazioni. Era intelligente, e non negava di esserlo; aveva
studiato tanti anni, e quindi sapeva molto e sapeva di sapere.
Unultima annotazione sulla sua personalitá: gli
psicologi direbbero che aveva una componente narcistica non indifferente.
Se parlava e luditorio era importante e numeroso, ebbene
Gregorio era contento, perchè il suo talento poteva essere
apprezzato, valorizzato e poteva dare più gloria a Dio
(escludiamo la componente della superbia vera e propria, che
non si concilierebbe con la sua santitá).
Tra la pace
del monastero e la lotta per la Chiesa
Gregorio nacque presso
Nazianzo, nella Cappadocia nel 330. Era, come si dice un filius
senectutis, arrivato un po tardi. I genitori, di
famiglia nobile, lo accolsero come un vero dono di Dio. E la
madre, sullesempio di quella del profeta Samuele, lo consacrò
subito a Dio. Il padre, dopo la conversione, era anche diventato
vescovo della cittá. Per leducazione di Gregorio
i genitori scelsero le migliori scuole. Può veramente
vantare un curricolo scolastico di primordine: prima a
Cesarea di Cappadocia (con Basilio), poi nella Cesarea di Palestina,
quindi ad Alessandria, allora un grande centro culturale, e infine
il grande salto verso la cittá della cultura per eccellenza:Atene
(di nuovo con Basilio).
Nel 361 il padre lo volle
al suo fianco nel governo della diocesi. Accettò contro
voglia di essere fatto prete, ma appena gli fu possibile tornò
al monastero. Salvo poi venire in soccorso del padre il quale,
inesperto teologicamente, aveva firmato una formula ariana. Intanto
Basilio era diventato vescovo di Cesarea e dietro sua insistenza
(e di suo padre) si lasci? consacrare vescovo di Sasima, un borgo
non lontano da Nazianzo. Egli non ne prese mai possesso. Era
troppo piccola per lui o quel paese non aveva bisogno di un vescovo?
Forse un po tutte e due le ragioni. Morto il padre si ritir?
di nuovo in un monastero, dando addio (come crdeva lui) allepiscopato.
Si sentiva fatto per la vita monastica non per la carriera ecclesiastica.
Aveva infatti scritto:
Niente mi
sembra più meraviglioso che riuscire a far tacere tutti
i sensi, e, rapito lontano da essi, dalla carne e dal mondo,
rientrare in me stesso e restare in colloquio con Dio ben oltre
le cose visibili. Questo
ardentemente voleva e questo quotidianamente sognava il nostro
Gregorio.
Ma la storia (o meglio
lo Spirito Santo, che conduce la sua Chiesa) buss? di nuovo alla
sua porta. Questa volta attraverso una delegazione di cattolici
da Costantinopoli disperatamente alla ricerca di un
vescovo.
Poverini: erano un piccolo gregge in un mare di seguaci delleresia
ariana. Pochi s ma buoni e
tosti, infatti non si arrendevano.
Volevano una guida. E nella top list cera proprio
lui,
Gregorio. Volevano una personalitá di prestigio culturale,
e lavevano trovato, grazie a Dio e a
Basilio. Questi
lo esortò con molta forza ad accettare perch» ne
andava di mezzo lortodossia. Con Gregorio gli ariani avrebbero
avuto pane per i loro denti.
E le componente narcisistica?
Probabilmente tra le preponderanti motivazioni teologico-pastorali
(e amicali) che lo convinsero cera anche questa. Finalmente
una sede degna della sua preparazione culturale. Altro che Sasima,
borgo non certamente dal richiamo irresistibile. Qui cera
la corte imperiale, questa era la seconda Roma. Siamo nellanno
379. Ma il suo narcisismo ebbe subito un smacco: di accoglienza
trionfale nemmeno lombra, anzi gli fu impedito addirittura
di entrare nella cattedrale di Santa Sofia. Dovette accontentarsi
di una piccola cappella, che egli ribattezzò Anastasis
(cioè Resurrezione). Qui i cattolici della cittá
avevano finalmente un punto di riferimento affettivo ed effettivo,
spirituale e culturale. Fu proprio qui che Gregorio tenne i suoi
famosi 5 Sermoni sulla Trinitá. Limpida dottrina, eloquenza
travolgente, entusiasmo tra i fedeli alle stelle. La sua fama
crebbe enormemente tanto da ribaltare la situazione . Il nuovo
imperatore, Teodosio, cattolico, lo accompagnò solennemente
a Santa Sofia, acclamato con entusiasmo dal popolo. Tutte le
difficoltá finite finalmente? Non proprio.
Dio, il sospiro
di ogni creatura
Due anni dopo Teodosio
stesso convocò un Concilio a Costantinopoli (381). E qui
Gregorio fece una mossa a sorpresa. Sapendo che alcuni vescovi
dubitavano della sua legittimitá come vescovo di Costantinopoli,
diede con umiltá (e sinceritá) le dimissioni. Ma
allunanimitá i padri conciliari le respinsero e
anzi, morto il moderatore del concilio Melezio di Antiochia,
lo elessero presidente dellassemblea.
Tutti poterono ascoltare e ammirare il suo pensiero teologico,
specialmente sulla Trinitá e nella Cristologia.
Gregorio difese con energia la formula neo nicena che affermava
larticolazione trinitaria di una sostanza (ousia)
divina in tre ipostasi sussistenti e collocate al medesimo livello,
onore e dignitá: rispetto a Basilio, Gregorio imposta
meglio la caratterizzazione delle note individuali che specificano
una ipostasi rispetto allaltra
(M. Simonetti).
In campo cristologico difese
energicamente (contro varie eresie) lidea che Cristo,
al fine di redimere luomo nella sua totalitá, ha
assunto luomo nella sua totalitá, perciò
anche lanima razionale, perch» altrimenti luomo
non sarebbe stato integralmente salvato. Affermò
inoltre con forza in Cristo lunitá del soggetto,
con pieno equilibrio tra esigenza divisiva (due nature) e unitiva
( un solo soggetto) (M. Simonetti). La formula sará
perfezionata poi con il Concilio di Calcedonia nel 451.
Ma altre difficoltá
vennero a Gregorio proprio dalla continuazione del Concilio.
Erano sopraggiunti infatti altri vescovi, a quanto sembra pi_
giovani ma meno teologi, più clericalmente politicizzati
e quindi meno equilibrati. Questi posero di nuovo la questione
della sua legittimitá sulla sede di Costantinopoli. Il
nostro non sopport? questo nuovo affronto. I suoi nervi cedettero
e diede di nuovo le dimissioni (aveva la segreta speranza che
venissero di nuovo respinte? Forse s, data la componente
narcisistica non ancora defunta, a giudicare dalle espressioni
di delusione che ebbe dopo). Gregorio aveva detto che nel Concilio
i più giovani cinguettavano come uno stormo di gazze
e si accanivano come una sciame di vespe e i vecchi
si guardavano bene dal moderali.
Parole dure, forse esagerate,
dettate dalla delusione. Gregorio comunque pronunciò il
suo solenne addio allassemblea conciliare e se ne torn?
a Nazianzo, frustrato e scoraggiato, deluso e invocante sorella
morte. Scrisse infatti: Cè una sola
via di uscita ai miei mali: la morte. Ma anche laldilá
mi fa paura, se devo giudicarlo dallaldiqua.
Accettò tuttavia
il governo della diocesi che fu di suo padre, in attesa che trovassero
un altro vescovo. In una delle sue poesie teologiche aveva scritto
a Dio: Sii, benigno, Tu, lal di lá di tutto.
E Dio accoglieva tra le sue braccia di Padre questo suo figlio
e servo fedele che laveva descritto, servito e cantato
in poesia con tanto amore e intelligenza. Correva lanno
390.
MARIO SCUDU SDB ***
Riconosci lorigine
della tua esistenza, del respiro, dellintelligenza, della
sapienza, ci? che più conta, della conoscenza di Dio,
della speranza del Regno dei cieli, dellonore che condividi
con gli angeli, della contemplazione della gloria, ora certo
come in uno specchio e in maniera confusa, ma a suo tempo in
modo più pieno e più puro. Riconosci, inoltre,
che sei divenuto figlio di Dio, coerede di Cristo e, per usare
unimmagine ardita, sei lo stesso Dio!
Donde e da chi vengono a te tante e tali prerogative? Se poi
vogliamo parlare di doni più umili e comuni, chi ti permette
di vedere la bellezza del cielo, il corso del sole, i cicli della
luce, le miriadi di stelle e allarmonia ed ordine che sempre
si rinnovano meravigliosamente nel cosmo, rendendo festoso il
creato come il suono di una cetra?
Chi ti concede la pioggia, le fertilitá dei campi, il
cibo, la gioia dellarte, il luogo della tua dimora, le
leggi, lo stato, e aggiungiamo, la vita di ogni giorno, lamicizia
e il piacere della tua parentela?... Fu Dio. Ebbene, egli in
cambio di tutto ci? che cosa ti chiede? Lamore. Richiede
da te continuamente innanzitutto e soprattutto lamore a
lui e al prossimo. Lamore verso gli altri egli lo esige
al pari del primo
(Dal
Discorso 14 Sullamore verso i poveri)
Cristo è
sulla terra, gridate la vostra gioia
Cristo è nato, rendetegli
onore.
Cristo è disceso dai cieli, venite a incontrarlo;
Cristo è sulla terra, gridate la vostra gioia.
Canta al Signore tutta la terra.
Anchio proclamerò la grandezza di questo giorno:
limmateriale si incarna, il Verbo si fa carne;
linvisibile si mostra agli occhi;
colui che le nostre mani non possono raggiungere
pu? ora essere toccato, lintemporale ha un inizio,
il Figlio di Dio diventa Figlio delluomo:
E' Gesù Cristo colui che ieri, oggi e nei secoli è
per sempre.
Ecco dunque la solennitá che celebriamo:
larrivo
di Dio presso gli uomini, perchè noi possiamo andare a
Dio
piuttosto o più esattamente, perchè
noi ritorniamo a Lui...
(Dal Sermone sulla teofania)
Tu, lal
di lá di tutto
Tu sei lal di lá
di tutto
Tutte le cose ti cantano...
Comuni sono i desideri, di ogni essere creato.
Comuni i gemiti che tuttattorno ti circondano.
Te chiama con supplice preghiera, il tutto.
A te è diretto un inno di silenzio:
lo pronunciano tutti gli esseri che contemplano il tuo ordine.
E per te solo che tutto permane.
E per te solo che tutto si muove, del moto universale.
E di ogni cosa Tu sei il compimento:
uno, tutto, nessuno, anche se non sei nè unico nè
tutti..
Sii benigno, Tu, laldilá di tutto
(Poesie I.1.29)
*** Questo
e altri 120 santi e sante sono confluiti nel volume:
MARIO SCUDU, Anche
Dio ha i suoi campioni, Editrice ELLEDICI, 2011, pp.936
RIVISTA MARIA AUSILIATRICE
2003-1
VISITA Nr.