S. ANGELA MERICI, Fondatrice delle Orsoline
CON AMORE E CON MANO SOAVE E DOLCE

Un filosofo del secolo scorso (non di matrice cristiana) ha scritto: “Agisci per l’eliminazione dei mali concreti, piuttosto che per realizzare dei beni astratti. Non mirare a realizzare la felicità con mezzi politici. Tendi piuttosto ad eliminare la miseria alla tua diretta portata. Non cercare di realizzare questi obiettivi concependo e cercando di attuare un ideale remoto di società perfetta. Non permettere che i sogni di questo mondo perfetto ti distolgano dai bisogni degli uomini che vivono qui e ora. I nostri simili di adesso hanno diritto a essere aiutati adesso: nessuna generazione presente deve essere sacrificata per il bene di quella futura, in vista di un’utopia di felicità”. Queste illuminanti parole possiamo applicarle a moltissimi santi del calendario cristiano (ricordiamo solo la nutrita pattuglia dei “santi sociali” della Torino del 1800 con Don Bosco, il Cottolengo e gli altri) perché essi, mossi dall’amore di Dio e del prossimo per amore di Dio seppero guardare la realtà circostante, leggerla in profondità, interpretarla alla luce della Parola di Dio. Ma non si fermarono qui. Mossi dallo Spirito, che, anche se non lo vediamo, aleggia sempre sulla storia degli uomini, si impegnarono a cambiarla fattivamente e creativamente, rispondendo così alle urgenze dell’ambiente umano circostante. Interessante notare che prima di impegnarsi non fecero grandi studi e grandi proclami teorici (come alcuni personaggi dello stesso secolo, vedi Marx), ma si rimboccarono subito le maniche per alleviare “la miseria alla loro diretta portata” come dice appunto Karl Popper.

Questo possiamo dirlo a ragione anche di Sant’Angela Merici “donna sapiente e coraggiosa”. Questa sua sapienza, lungimiranza, creatività e coraggio ella li adoperò per alleviare la condizione della donna nel Nord Italia del 1500. E mentre la maggior parte delle Congregazioni sorte in quel secolo, sulla spinta del riforma della Chiesa e segnatamente del Concilio di Trento, erano indirizzate al settore maschile, Angela si dedicò a quello femminile, attraverso la fondazione delle Orsoline, una Congregazione dedicata alla formazione sistematica delle ragazze non solo nel campo morale, come si era fatto precedentemente, ma anche nel campo intellettuale e professionale. Diede così una risposta concreta a quella che era la condizione della donna del 1500. Infatti una delle pressanti urgenze di allora e che attirarono lo sguardo materno di Angela, era quella della grande schiera di donne che non potevano essere, per vari motivi, né monache né spose, e che quando lavoravano erano non solo sotto stimate ma anche sfruttate nei salari, ed estromesse dalle corporazioni. Molte di loro venivano ridotte in condizione servile e sfruttate, in tutti i sensi, finché erano giovani, per poi scomparire in quel sottobosco sociale costituito dagli emarginanti cronicari o nella mendicità abituale. Ebbene Angela ebbe la felice intuizione di creare e proporre al mondo una nuova classe sociale quella delle “vergini”. Si trattava quindi di donne che si consacravano a Cristo, anima e corpo non in un monastero ma restando nel mondo. E proprio per questa loro consacrazione a Cristo erano riconosciute, accettate e onorate socialmente.

Un “sogno vocazionale”

Angela nacque a Desenzano del Garda il 21 marzo del 1474, in una famiglia né ricca né povera, e dove il padre Giovanni amava leggere a tutta la famiglia i primi libri devozionali di allora, quali la Leggenda Aurea, con la sua Vite di Santi e l’Imitazione di Cristo. Letture che segneranno Angela nella sua vita seguente: nel suo totale amore a Cristo, e nella grande devozione a due sante quali Sant’Orsola e Santa Caterina di Alessandria.
A soli 15 anni la ragazza rimase orfana di ambedue i genitori, e dovette andare insieme ad una sorella a vivere a Salò a casa di uno zio.
In questi anni la prima grande decisione: diventata terziaria francescana, Angela si consacrò personalmente a Cristo nella verginità. Arrivata a 20 anni, morto lo zio, ritornò a Desenzano.
E adesso che fare della propria vita? Forse in monastero, come altre ragazze? No, capì che quella non era la “sua” strada. Ma quale allora? Ecco un’idea originale: per aiutarsi nel proprio discernimento intraprese una serie di “pellegrinaggi vocazionali”, recandosi perfino in Terra Santa (1524). Qui addirittura fu colpita da una strana malattia agli occhi che la rese cieca. Ma “vide” il paese di Gesù lo stesso e molto in profondità... con gli occhi della fede, riuscendo persino a dire a chi l’accompagnava: “Non capite che questa cecità mi è stata mandata proprio per il bene della mia anima?”. Nel 1525 si recò a Roma per il Giubileo, ottenendo anche un’udienza da Clemente VII, che, affascinato dal suo carisma, le propose di rimanere a Roma per lavorare nella Città Eterna. Ma anche se lui era il Papa, e lei, Angela, una donna, declinò l’invito: lo Spirito la voleva altrove. Il pontefice capì e lei partì.
E le arrivò proprio un “input” dall’alto, sotto forma di sogno o “visione vocazionale” che le avrebbe segnato il resto della vita (ricordate il sogno dei 9 anni del piccolo Giovannino Bosco?).
Vide una lunga scala che congiungeva la terra al cielo, come quella di Giacobbe nella Bibbia, sulla quale saliva una lunga schiera di ragazze, ciascuna con il proprio Angelo Custode. Riconobbe in una di esse una sua amica, morta precedentemente: questa le disse di fondare una “compagnia” proprio per la formazione della ragazze. Il messaggio era chiaro: Angela aveva capito che era quella la strada che avrebbe dovuto percorrere. E così fece.
Trasferitasi a Brescia nel 1529, ella confidò ad un gruppo di sue amiche il suo voto segreto di verginità a Cristo, ed il proposito di servirlo nel prossimo, ma specialmente nelle ragazze più bisognose di aiuto, di assistenza e di amore. Il carisma di Angela fece subito effetto su quelle amiche e ben dodici di esse, appartenenti ad ogni ceto sociale, vollero seguirla, consacrandosi a Cristo, ma, e qui sta l’idea rivoluzionaria, senza vestire alcun abito religioso e senza le quattro mura di un convento, ma ognuna nella propria casa e nella propria professione abituale, ed essere così sempre disponibili ad aiutare il prossimo: ammalati, vedove, ragazze orfane da aiutare, a fare catechismo ai bambini... fino alla pulizia della chiesa, se necessario e volentieri.

Una grande innovazione: le Orsoline

Era l’anno 1533 e nasceva così la “Compagnia delle Dimesse di Sant’Orsola”. Si chiamavano “dimesse” perché non vestivano, come le monache, il nobile abito delle religiose. Solo dieci anni dopo (1544) la nuova Congregazione vedrà la propria Regola approvata dal Papa Paolo III. E sarà lo stesso Pontefice ad elevarla a Istituto di diritto pontificio: in altre parole il luogo dell’apostolato diventava il mondo intero, non più una diocesi. “La grande innovazione della Merici fu di proiettare le sue figlie per il mondo, fuori della clausura, senza un abito distintivo e senza prescrizioni fisse – anche se il voto di verginità era privato – aprendo la strada a quegli Istituti Secolari cui soltanto Pio XII, nel 1947, darà forma canonica” (A. Cattabiani).

Qualcuno si chiederà: perché Sant’Orsola? Perché Angela ne era molto devota fin da ragazza. Orsola, nobile principessa inglese, durante un lungo viaggio aveva confidato alle sue undici compagne di essersi consacrata a Cristo e di voler essere fedele solo a Lui, (rifiutando un matrimonio combinato con un re barbaro e pagano). Le ragazze, per lo più pagane, istruite da Orsola ne seguirono l’esempio... fino ad affrontare il martirio a Colonia tra il secolo III e il IV. Il culto di questo stuolo di vergini, fedeli a Cristo fino al martirio, si mantenne vivo nonostante le incursioni barbariche (e gli elementi leggendari aggiunti). Angela era affascinata dalla storia di Orsola e compagne, e voleva che il coraggio nell’affrontare il viaggio e poi, in seguito il martirio, fosse anche delle ragazze del suo incipiente Istituto.
Un’altra santa di cui Angela era devota era Caterina di Alessandria, quella che, secondo la tradizione, aveva ricevuto l’anello nuziale da Cristo stesso. Fu proprio per questa sua devozione che il 25 novembre 1535, festa della Santa, che Angela ammise nella Compagnia le prime 28 Orsoline.

È per questo che nel famoso quadro del Romanino, Lo Sposalizio di Santa Caterina, accanto a San Lorenzo, a Sant’Orsola in piedi, c’è rappresentata in ginocchio anche lei, Angela.
Un altro particolare interessante. Secondo un biografo del Seicento, poiché ella era ancora incerta nel dare inizio alla Congregazione, nonostante i segni avuti, “una notte fu flagellata dall’Angelo e aspramente ripresa da Christo, perché indugiava a dare principio a questa benedetta compagnia” e inoltre che “Jesu Christo... gli ha gridato nel core” per cominciare la fondazione. Comunque sia stato, Angela fu ispirata dall’alto per l’inizio della sua famiglia religiosa.
Come per tutti i santi e sante, e non può essere altrimenti, anche per lei era Gesù Cristo il centro della propria fede. Il suo “essere cristiana” (cioè di Cristo) nella vita quotidiana non era ancorato ad una dottrina o ad un insieme di leggi morali, ma aveva il suo fondamento e il centro propulsivo e determinante nella persona di Cristo. A Lui si era consacrata con amore esclusivo fin da giovane, era Lui che amava con amore totale, perché Lui “era il dolce e benigno Sposo Gesù Christo”, perché è Lui che “sceglie e chiama” le sue creature, desiderando essere per loro “il Tutto”.

Angela partì per il Paradiso il 27 gennaio 1540, lasciando nel Testamento Spirituale non solo alle sue Figlie ma a tutti gli educatori le linee essenziali del suo metodo educativo, fatto di sincero amore all’educando e di rispetto massimo per la libertà altrui. Ha lasciato inoltre a tutta la Chiesa il suo luminoso esempio di donna attivamente coraggiosa e creativamente operosa a favore delle ragazze bisognose del suo tempo, spinta sempre dal suo amore esclusivo e totale per Cristo, il Tutto per il quale aveva lasciato tutto.
                                                                               
  MARIO SCUDU sdb ***


Con amore e con mano soave

Mie carissime madri e sorelle in Gesù Cristo, sforzatevi con l’aiuto della grazia, di acquistare e conservare in voi tale intenzione e sentimento buono, da essere mosse alla cura e al governo della Compagnia solo per amore di Dio e per lo zelo della salute delle anime.
Se tutte le vostre opere saranno così radicate in questa duplice carità, non potranno portare se non buoni e salutiferi frutti. Perciò dice il Salvatore nostro: “Un albero buono non può produrre frutti cattivi “ (Mt 7,18) come volesse dire che il cuore, quando è informato alla carità, non può produrre se non buone e sante opere. Onde ancora diceva Sant’Agostino: “Ama e fa’ quello che vuoi”, come se dicesse chiaramente: “La carità non può peccare”.

Vi supplico ancora di voler ricordare e tenere scolpite nella mente e nel cuore tutte le vostre figliuole ad una ad una; e non solo i loro nomi, ma ancora la condizione e indole e stato ed ogni cosa loro. Il che non vi sarà cosa difficile, se le abbraccerete con viva carità (...).
Impegnatevi a tirarle su con amore e con mano soave e dolce, e non imperiosamente né con asprezza, ma in tutto vogliate esser piacevoli. Ascoltate Gesù Cristo che comanda: “Imparate da me che sono mansueto ed umile di cuore” (Mt 11,30) (...).

Ecco perché dovete sforzarvi di usare ogni piacevolezza possibile. Soprattutto guardatevi dal voler ottenere alcuna cosa per forza: poiché Dio ha dato ad ognuno il libero arbitrio e non vuole costringere nessuno, ma solamente propone, invita e consiglia. Non dico però che alle volte non si debba usare qualche riprensione ed asprezza a tempo e luogo secondo l’importanza, la condizione e il bisogno delle persone, ma solamente dobbiamo essere mosse a questo dalla carità e dallo zelo delle anime (dal Testamento Spirituale).


IMMAGINI:
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La visione delle vergini e degli angeli sulla scala del Paradiso ispirerà ad Angela Merici la fondazione e la regola dell’Ordine delle Orsoline, incentrate su un ideale di purezza evangelica (Pietro Rizieri Calcinardi, La visione di Sant’Angela, chiesa di Santa Maria Maddalena, Desenzano del Garda).
2 Angela Merici / Fondatrice della Compagnia di Sant’Orsola di Brescia da cui avrà origi-
ne l’ordine delle Orsoline.
Nata a Desenzano del Garda tra il 1470 e il 1475 (secondo la tradizione nel 1474) e morta a Brescia il 27 gennaio 1540. Dichiarata Beata da Clemente XIII il 30 aprile 1768; canonizzata da Pio VII il 24 maggio 1807; fe-
steggiata il 24 gennaio.


*** Questo e altri 120 santi e sante sono confluiti nel volume:
         
MARIO SCUDU, Anche Dio ha i suoi campioni, Editrice ELLEDICI, 2011, pp.936


RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2005-1
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