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      19 Gennaio: Santi Martiri Mario, Marta, Audiface e Abaco

     SE HANNO PERSEGUITATO ME....


Ben a ragione il Papa Giovanni Paolo II, durante il Giubileo del 2000, definì il secolo XX “il Secolo dei Martiri”. Più che in altre epoche, compresi i primi secoli con gli imperatori romani persecutori, l’odio mortale contro il Cristianesimo e contro i cristiani è stato così forte e così devastante.

I primi martiri del XX secolo furono in Cina, da parte dei Boxer, con 180 missionari e 40.000 fedeli uccisi. Poi nel 1918 furono trucidati circa 2 milioni di cristiani armeni da parte dei Turchi (musulmani): è il famoso Genocidio degli Armeni di cui si parla ancora oggi e che la Turchia moderna, che vorrebbe entrare nell’Unione Europea, quasi scandalizzata respinge. Eppure è la verità storica.
Poi ci furono le persecuzioni in Messico e in Spagna durante la Guerra civile. Qui furono uccisi almeno 7000 sacerdoti e varie migliaia di laici cristiani. La Chiesa li ha riconosciuti e ricordati col nome collettivo di Martiri Spagnoli.

Persecuzione feroce verso molti cristiani anche da parte del Nazismo (ma che si accanì in maniera assolutamente più grande e crudele contro gli Ebrei, col famoso Olocausto).
Ma è stato particolarmente e sistematicamente crudele e feroce il Comunismo Sovietico. Lo sterminio di ogni forma di religione e dei loro seguaci era uno dei programmi dei padri fondatori del comunismo. Programma che cercarono di attuare (specialmente con Stalin) durante i 70 anni con un numero incalcolabile di martiri cattolici, ortodossi ed ebrei. Lenin stesso si autodefinì “Nemico personale di Dio” e cercò di combatterlo sempre e ovunque.

Persecuzioni si ebbero anche in altre nazioni dell’Indocina (Vietnam), in America Latina (ricordiamo il vescovo di San Salvador, Oscar Romero, ucciso mentre celebrava la Messa) e in Africa. Dagli anni ’60 in poi (fino ai giorni nostri) ha cominciato anche la persecuzione dei cristiani da parte del fondamentalismo islamico nei Paesi con prevalenza musulmana.

Questo avviene ancora oggi in molti di questi Paesi, dove, in disprezzo di ogni diritto umano, si vuole imporre a tutti gli abitanti la shar’ia cioè la legge islamica.
Di questo martirio di cristiani nel XX secolo esiste anche una lunga ricerca seguita da un ponderoso volume a firma dello storico Andrea Riccardi (Il secolo del martirio. I cristiani nel novecento, Mondadori 2000).
Certo chi conosce un po’ il Cristianesimo ed il Vangelo non si stupisce. Gesù stesso affermò con chiarezza: “Sarete odiati da tutti a causa del mio nome” (Mt 10,22) e altrove: “Ricordatevi della parola che vi ho detto: un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me perseguiteranno anche voi” (Gv 15,20-21).

Anche un santo dei primi secoli, il vescovo Giovanni Crisostomo, che ebbe a soffrire moltissimo per la fede scrisse: “Dinanzi alle persecuzioni del mondo il Cristianesimo non si sostiene con le parole dell’umana sapienza, ma con la forza di Dio”.

E questa forza che ha sostenuto migliaia di martiri lungo i secoli (e milioni nel secolo appena trascorso), sostenne anche i santi che vogliamo ricordare in questo mese, e cioè Mario, Marta e i loro due figli. Una famiglia unita non solo nella carità verso gli altri fratelli e sorelle già morti per la fede e bisognosi di una degna sepoltura (rischiosa in quei tempi e in quelle circostanze a Roma) ma anche nella testimonianza della propria fede per Gesù Cristo, col martirio appunto.

In pellegrinaggio dalla Persia a Roma...

Una decina di anni fa venne fatta una ricerca onomastica: si voleva sapere quali erano i nomi più diffusi tra gli italiani. Ricordo solo che il primo risultava Giuseppe ed il quarto Mario (in mezzo mi pare che fossero Giovanni-Gianni e Francesco-Franco). Non mi risulta che sia lo stesso tra le nuove generazioni, diciamo tra i nati negli ultimi anni. Anche se bisogna aggiungere per la verità che Mario (e i suoi vicini Mariano, Mariolino, Marietto, Mariuccio) molto spesso sono collegati, dai genitori che lo danno, a Maria di Nazaret: Mario come forma maschile di Maria. È forse qui la spiegazione di questa notevole diffusione nel passato (quando la devozione alla Madonna era più sentita dalle madri italiane) più che dal richiamo al San Mario (e famiglia) martiri del III-IV secolo, dai pochi riscontri storici.

Qualcuno, per la verità, spiega la presenza del nome Mario anche con un richiamo alla storia (motivazione storico-militare) e cioè in ricordo di Caio Mario. Questi indubbiamente, oltre ad essere parente di Caio Giulio, detto Cesare, fu un bravo generale. Fu anche fondatore, su basi potremmo dire “scientifiche” dell’esercito romano: con lui infatti iniziò ad essere un esercito di professionisti, cioè di soldati di mestiere, e quindi meglio addestrati e molto efficienti.

Ma torniamo al Nostro. Primo particolare, oggi molto importante e che spesso viene messo in risalto: San Mario è morto martire insieme alla moglie Marta e i due figli Abaco e Audìface. Quindi si tratta di un’intera famiglia: di nazionalità persiana, di estrazione sociale aristocratica. Tutti martiri e tutti santi. Di marito e moglie, uniti non solo dall’amore reciproco ma anche dalla stessa fede che vivono così profondamente e così saldamente da testimoniarla, insieme e concordi, fino alla morte. Non solo. Ancora di più.

Non solo uniti e convinti loro, ma animati da una fede così forte da trasmetterla ai loro figli e farli, sul loro esempio, così decisi fino al martirio. Tutti santi prima nella vita e tutti martiri alla fine della vita (perché è vero che si muore come si vive, con le stesse convinzioni e con la stessa forza). E non solo santi perché martiri.

... per venerare le reliquie dei martiri

Su San Mario e famiglia martiri si occupò anche San Giovanni Bosco. Questi per conto di un suo caro amico e benefattore (il conte Carlo Cays di Caselette, presso Torino, che divenne poi salesiano) scrisse un opuscolo delle sue Letture Cattoliche (1861) dal titolo “Una famiglia di martiri. Vita dei Santi Mario, Marta, Audiface ed Abaco e loro martirio”. Alla vita faceva seguire una appendice sul Santuario ad essi dedicato proprio a Caselette, ove la devozione a questi Santi Martiri e specialmente a Sant’Abaco è rimasta sempre viva.

Don Bosco che non aveva certamente intenti rigorosamente scientifici come si intendono oggi (ma pastorali e parenetici, cioè esortativi ed educativi), consultò tutte le fonti allora disponibili, liturgiche e non, cioè Breviari e Martirologi vari. Consultò anche i Bollandisti (studiosi accurati dei santi e dei martiri, di alcuni secoli fa) dei quali si compiace di riportare la dichiarazione sui Nostri martiri: “Le cose che stiamo per narrare sono degne di fede nel modo più assoluto”. Penso che gli storici oggi avrebbero qualcosa da ridire in proposito.

In queste fonti si afferma che questa famiglia era cristiana, di origine persiana e che era nobile: potevano quindi permettersi questo pellegrinaggio a Roma, lungo, quanto costoso e rischioso. La loro intenzione era di venerare le reliquie dei Martiri di Roma, in primis naturalmente quelle di San Pietro e di San Paolo, i grandi apostoli, che avevano subìto il martirio proprio nella capitale dell’Impero.

Il loro pellegrinaggio non voleva essere come quelli moderni “mordi e fuggi”, (o meglio vedi molto, prega proco e fuggi veloce), ma più serio, più impegnato, più sostanzioso, più spirituale. Quasi una approfondita esperienza di vita cristiana nei luoghi che avevano visto questi grandi testimoni (martiri appunto) dare la loro vita per testimoniare la fede in Cristo Gesù. Dopo aver distribuito parte dei loro beni in patria ed essere giunti a Roma (il loro arrivo si colloca verso il 275) si stabilizzarono nella Città Eterna.

Quivi si adoperarono naturalmente a visitare i luoghi che videro il martirio di tanti cristiani, andarono anche nelle carceri a vedere e parlare con alcuni di questi testimoni in catene. Esercitarono per quanto potevano anche una carità operosa verso i bisognosi. Soprattutto si erano associati ad altri cristiani nel dare sepoltura a dei loro fratelli martiri, decapitati e abbandonati. Era un’opera di misericordia scoraggiata e spesso osteggiata dalle autorità pagane.

Il loro impegno caritatevole non poteva passare inosservato. E fu così. Furono arrestati e processati. Nel processo, davanti al prefetto Flaviano e al governatore Marciano, tutti, cominciando dai figli, rifiutarono di sacrificare agli dèi e coraggiosamente difesero la propria fede ed il loro operato a beneficio di tanti loro fratelli e sorelle. Il loro martirio si pone verso la fine del secolo III, sotto l’imperatore Diocleziano (imperatore dal 284 al 305), che voleva ristabilire la religione pagana con il culto a Giove, intelligenza e volontà divina, e ad Ercole, esecutore di tale volontà. Quindi non c’era posto per Gesù Cristo e per i suoi seguaci.

I loro corpi, raccolti dalla pia matrona romana Felìcita, furono sepolti in un suo podere agricolo chiamato Buxus (oggi Boccea). E proprio in questa località fu costruita una chiesa, dedicata a questi martiri, che, sembra, per tutto il Medio Evo fu meta di pii pellegrinaggi, tanto il loro ricordo era rimasto vivo.

                                                                                             Mario Scudu ***


Definizione di Martire

Dal greco martys (leggi martus), che significa “testimone”, e indica il fedele, il quale piuttosto di cedere all’abiura, cioè al rinnegamento della propria fede, sceglieva di affrontare i processi, la persecuzione e la morte cruenta. Particolarmente nei primi secoli del cristianesimo furono innumerevoli i credenti sottoposti al martirio, di cui in diversi casi restano testimonianze scritte che successivamente hanno permesso di scrivere quello che venne chiamato “martirologio”, cioè l’elenco di queste vittime, e la descrizione del loro martirio.
Quelli dei primi secoli cristiani, cioè fino all’Editto di Milano del 313 di Costantino, in cui il cristianesimo veniva riconosciuto religione lecita, che hanno donato la loro vita per la fede sono stati considerati automaticamente santi dalla Chiesa Cattolica primitiva e il loro culto è presente nella Liturgia.


Un martire cristiano non è un caso

Ma ogni vita e ogni fatto possono essere visti come una conseguenza del bene e del male. Non è nel tempo che la mia morte può essere capita. La mia decisione è presa fuori del tempo, se può essere definita decisione una cosa verso la quale tende tutto il mio essere e le dona pieno consenso...
... La morte verrà nel momento in cui sarò degno di lei.
Un martirio non è mai un disegno d’uomo; perché vero martire è colui che è divenuto strumento di Dio, che ha perduto la sua volontà nella volontà di Dio, non perduta ma trovata, poiché ha trovato la libertà nella sottomissione a Dio. Il martire non desidera più nulla per se stesso, neppure la gloria del martirio...
Da Assassinio nella Cattedrale, di Thomas S. Elliot


I martiri ci commuovono

“L’esempio della morte dei martiri ci commuove (nous touche), perché essi sono «nostre membra» (Rm 12,5). Noi abbiamo un legame comune con loro; la loro risolutezza può formare la nostra, non già soltanto con l’esempio, ma perché forse essa ha meritato la nostra. Non c’è niente di simile negli esempi dei pagani: non abbiamo legami con loro”.
                                                                
 Blaise Pascal, Pensieri, n. 481

“Volentieri vivo, ma l’amore della vita non mi induce ad avere paura della morte. Perché niente è più prezioso della vita eterna, che è l’immortalità dell’anima che in questa vita ha vissuto bene”.
                                                             
Dagli Atti del Martirio di Sant’Apollonio

                                                    
 
*** Questo e altri 120 santi e sante sono confluiti nel volume:
         
MARIO SCUDU, Anche Dio ha i suoi campioni, Editrice ELLEDICI, 2011, pp.936

 IMMAGINI


1 Iscrizione in latino e in greco, rinvenuta ad Aricanda in Asia Minore, nella quale veniva chiesta e ottenuta dagli abitanti una persecuzione contro i cristiani.
2
L’anfiteatro Flavio, a Roma, vide tanti martiri cristiani.
Statua equestre di Marco Aurelio, imperatore, filosofo, condottiero di eserciti e anche persecutore
di cristiani.
4  Pianta di Roma con evidenziate le catacombe, testimonianza di passate persecuzioni di cristiani e il rione Boccea.
5 Dipinto che raffigura il martirio di Sant’Ignazio di Antiochia.


        RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2008 - 1

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