SE HANNO PERSEGUITATO
ME....
Ben a ragione il Papa Giovanni
Paolo II, durante il Giubileo del 2000, definì il secolo
XX il Secolo dei Martiri. Più che in altre
epoche, compresi i primi secoli con gli imperatori romani persecutori,
lodio mortale contro il Cristianesimo e contro i cristiani
è stato così forte e così devastante.
I primi martiri del XX secolo
furono in Cina, da parte dei Boxer, con 180 missionari e 40.000
fedeli uccisi. Poi nel 1918 furono trucidati circa 2 milioni
di cristiani armeni da parte dei Turchi (musulmani): è
il famoso
Genocidio degli Armeni di cui si parla ancora oggi e che la Turchia
moderna, che vorrebbe entrare nellUnione Europea, quasi
scandalizzata respinge. Eppure è la verità storica.
Poi ci furono le persecuzioni in Messico e in Spagna durante
la Guerra civile. Qui furono uccisi almeno 7000 sacerdoti e varie
migliaia di laici cristiani. La Chiesa li ha riconosciuti e ricordati
col nome collettivo di Martiri Spagnoli.
Persecuzione feroce verso molti
cristiani anche da parte del Nazismo (ma che si accanì
in maniera assolutamente più grande e crudele contro gli
Ebrei, col famoso Olocausto).
Ma è stato particolarmente e sistematicamente crudele
e feroce il Comunismo Sovietico. Lo sterminio di ogni forma di
religione e dei loro seguaci era uno dei programmi dei padri
fondatori del comunismo. Programma che cercarono di attuare (specialmente
con Stalin) durante i 70 anni con un numero incalcolabile di
martiri cattolici, ortodossi ed ebrei. Lenin stesso si autodefinì
Nemico personale di Dio e cercò di combatterlo
sempre e ovunque.
Persecuzioni si ebbero anche
in altre nazioni dellIndocina (Vietnam), in America Latina
(ricordiamo il vescovo di San Salvador, Oscar Romero, ucciso
mentre celebrava la Messa) e in Africa. Dagli anni 60 in
poi (fino ai giorni nostri) ha cominciato anche la persecuzione
dei cristiani da parte del fondamentalismo islamico nei Paesi
con prevalenza musulmana.
Questo avviene ancora oggi
in molti di questi Paesi, dove, in disprezzo di ogni diritto
umano, si vuole imporre a tutti gli abitanti la sharia
cioè la legge islamica.
Di questo martirio di cristiani nel XX secolo esiste anche una
lunga ricerca seguita da un ponderoso volume a firma dello storico
Andrea Riccardi (Il secolo del martirio. I cristiani nel novecento,
Mondadori 2000).
Certo chi conosce un po il Cristianesimo ed il Vangelo
non si stupisce. Gesù stesso affermò con chiarezza:
Sarete odiati da tutti a causa del mio nome (Mt 10,22)
e altrove: Ricordatevi della parola che
vi ho detto: un servo non è più grande del suo
padrone. Se hanno perseguitato me perseguiteranno anche voi
(Gv 15,20-21).
Anche un santo dei primi secoli,
il vescovo Giovanni Crisostomo, che ebbe a soffrire moltissimo
per la fede scrisse: Dinanzi alle persecuzioni del mondo
il Cristianesimo non si sostiene con le parole dellumana
sapienza, ma con la forza di Dio.
E questa forza che ha sostenuto
migliaia di martiri lungo i secoli (e milioni nel secolo appena
trascorso), sostenne anche i santi che vogliamo ricordare in
questo mese, e cioè Mario, Marta e i loro due figli. Una
famiglia unita non solo nella carità verso gli altri fratelli
e sorelle già morti per la fede e bisognosi di una degna
sepoltura (rischiosa in quei tempi e in quelle circostanze a
Roma) ma anche nella testimonianza della propria fede per Gesù
Cristo, col martirio appunto.
In pellegrinaggio
dalla Persia a Roma...
Una decina di anni fa venne
fatta una ricerca onomastica: si voleva sapere quali erano i
nomi più diffusi tra gli italiani. Ricordo solo che il
primo risultava Giuseppe ed il quarto Mario (in mezzo mi pare
che fossero Giovanni-Gianni e Francesco-Franco). Non mi risulta
che sia lo stesso tra le nuove generazioni, diciamo tra i nati
negli ultimi anni. Anche se bisogna aggiungere per la verità
che Mario (e i suoi vicini Mariano, Mariolino, Marietto, Mariuccio)
molto spesso sono collegati, dai genitori che lo danno, a Maria
di Nazaret: Mario come forma maschile di Maria. È forse
qui la spiegazione di questa notevole diffusione nel passato
(quando la devozione alla Madonna era più sentita dalle
madri italiane) più che dal richiamo al San Mario (e famiglia)
martiri del III-IV secolo, dai pochi riscontri storici.
Qualcuno, per la verità,
spiega la presenza del nome Mario anche con un richiamo alla
storia (motivazione storico-militare) e cioè in ricordo
di Caio Mario. Questi indubbiamente, oltre ad essere parente
di Caio Giulio, detto Cesare, fu un bravo generale. Fu anche
fondatore, su basi potremmo dire scientifiche dellesercito
romano: con lui infatti iniziò ad essere un esercito di
professionisti, cioè di soldati di mestiere, e quindi
meglio addestrati e molto efficienti.
Ma torniamo al Nostro. Primo
particolare, oggi molto importante e che spesso viene messo in
risalto:
San Mario è morto martire insieme alla moglie Marta e
i due figli Abaco e Audìface. Quindi si tratta di unintera
famiglia: di nazionalità persiana, di estrazione sociale
aristocratica. Tutti martiri e tutti santi. Di marito e moglie,
uniti non solo dallamore reciproco ma anche dalla stessa
fede che vivono così profondamente e così saldamente
da testimoniarla, insieme e concordi, fino alla morte. Non solo.
Ancora di più.
Non solo uniti e convinti loro,
ma animati da una fede così forte da trasmetterla ai loro
figli e farli, sul loro esempio, così decisi fino al martirio.
Tutti santi prima nella vita e tutti martiri alla fine della
vita (perché è vero che si muore come si vive,
con le stesse convinzioni e con la stessa forza). E non solo
santi perché martiri.
... per
venerare le reliquie dei martiri
Su San Mario e famiglia martiri
si occupò anche San Giovanni Bosco. Questi per conto di
un suo caro amico e benefattore (il conte Carlo Cays di Caselette,
presso Torino, che divenne poi salesiano) scrisse un opuscolo
delle sue Letture Cattoliche (1861) dal titolo Una famiglia
di martiri. Vita dei Santi Mario, Marta, Audiface ed Abaco e
loro martirio. Alla vita faceva seguire una appendice sul
Santuario ad essi dedicato proprio a Caselette, ove la devozione
a questi Santi Martiri e specialmente a SantAbaco è
rimasta sempre viva.
Don Bosco che non aveva certamente
intenti rigorosamente scientifici come si intendono oggi (ma
pastorali e parenetici, cioè esortativi ed educativi),
consultò tutte le fonti allora disponibili, liturgiche
e non, cioè Breviari e Martirologi vari. Consultò
anche i Bollandisti (studiosi accurati dei santi e dei martiri,
di alcuni secoli fa) dei quali si compiace di riportare la dichiarazione
sui Nostri martiri: Le cose che stiamo
per narrare sono degne di fede nel modo più assoluto.
Penso che gli storici oggi avrebbero qualcosa da ridire in proposito.
In queste fonti si afferma
che questa famiglia era cristiana, di origine persiana e che
era nobile: potevano quindi permettersi questo pellegrinaggio
a Roma, lungo, quanto costoso e rischioso. La loro intenzione
era di venerare le reliquie dei Martiri di Roma, in primis naturalmente
quelle di San Pietro e di San Paolo, i grandi apostoli, che avevano
subìto il martirio proprio nella capitale dellImpero.
Il loro pellegrinaggio non
voleva essere come quelli moderni mordi e fuggi,
(o meglio vedi molto, prega proco e fuggi veloce), ma più
serio, più impegnato, più sostanzioso, più
spirituale. Quasi una approfondita esperienza di vita cristiana
nei luoghi che avevano visto questi grandi testimoni (martiri
appunto) dare la loro vita per testimoniare la fede in Cristo
Gesù. Dopo aver distribuito parte dei loro beni in patria
ed essere giunti a Roma (il loro arrivo si colloca verso il 275)
si stabilizzarono nella Città Eterna.
Quivi si adoperarono naturalmente
a visitare i luoghi che videro il martirio di tanti cristiani,
andarono anche nelle carceri a vedere e parlare con alcuni di
questi testimoni in catene. Esercitarono per quanto potevano
anche una carità operosa verso i bisognosi. Soprattutto
si erano associati ad altri cristiani nel dare sepoltura a dei
loro fratelli martiri, decapitati e abbandonati. Era unopera
di misericordia scoraggiata e spesso osteggiata dalle autorità
pagane.
Il loro impegno caritatevole
non poteva passare inosservato. E fu così. Furono arrestati
e processati. Nel processo, davanti al prefetto Flaviano e al
governatore Marciano, tutti, cominciando dai figli, rifiutarono
di sacrificare agli dèi e coraggiosamente difesero la
propria fede ed il loro operato a beneficio di tanti loro fratelli
e sorelle. Il loro martirio si pone verso la fine del secolo
III, sotto limperatore Diocleziano (imperatore dal 284
al 305), che voleva ristabilire la religione pagana con il culto
a Giove, intelligenza e volontà divina, e ad Ercole, esecutore
di tale volontà. Quindi non cera posto per Gesù
Cristo e per i suoi seguaci.
I loro corpi, raccolti dalla
pia matrona romana Felìcita, furono sepolti in un suo
podere agricolo chiamato Buxus (oggi Boccea). E proprio in questa
località fu costruita una chiesa, dedicata a questi martiri,
che, sembra, per tutto il Medio Evo fu meta di pii pellegrinaggi,
tanto il loro ricordo era rimasto vivo.