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FEB.: I SETTE SANTI FONDATORI O SERVIVI:
SERVI DI MARIA AL SERVIZIO DI DIO
Facciamo un
salto indietro e andiamo a Firenze, nella prima metà del
secolo XIII. La città non era grande, ma aveva già
una buona organizzazione. Non aveva ancora importanza politica
e strategica, ma già si distingueva per lintraprendenza
dei suoi abitanti in campo industriale e commerciale. Non cerano
naturalmente i mezzi di comunicazione moderni ma le notizie riguardanti
la città viaggiavano velocemente lo stesso. In fin dei
conti, non si viveva in una megalopoli e tutti conoscevano tutti.
Ma questa volta
la notizia, bella, aveva viaggiato più veloce del solito.
E la maggior parte si stupiva e commentava positivamente: Che
coraggio!, dicevano i più. Ma di cosa si trattava?
Di una cosa molto inusuale, nella storia della Chiesa. Alcuni
noti mercanti, artigiani e piccoli imprenditori della città
si erano ritirati a circa 18 km da Firenze, sul monte Senario,
per formare una comunità dedita alla preghiera, alla riflessione,
alla penitenza e allapostolato. Avevano molti soldi, potevano
permettersi un certo lusso, godevano di amicizie altolocate,
in città e fuori... Eppure avevano lasciato tutto. Un
gesto che faceva riflettere.
Cerano
state anche alcune voci critiche (ma quando non mancano queste,
specialmente quando si tratta di cose di Chiesa?). Dicevano:
Questi si ritirano lasciando mogli e figli soli?.
Non era esatto: non si abbandona la propria famiglia (il primo
prossimo) per pensare a Dio e ai propri ideali spirituali. Infatti
questi sette signori erano partiti col permesso delle rispettive
mogli (non tutti erano sposati, qualcuno era anche vedovo). Queste
non solo approvavano la scelta dei mariti, ma li imiteranno ritirandosi
in una delle comunità religiose femminili, non infrequenti
già allora. Avevano anche provveduto a sistemare i loro
figli (che non erano più bambini) con le eredità
che lasciavano.
I nomi di questi
sette signori artigiani, commercianti e piccoli mercanti erano
tipici della Firenze di allora. Eccoli: Bonfiglio Monaldi, Bonagiunta
Manetti, Manetto dellAntella, Amadio Amidei, Sostegno Sostegni,
Uguccione Uguccioni e ultimo Alessio Falconieri (che visse, tra
una penitenza e laltra, 110 anni).
La città
di Firenze nel secolo XIII
Non fu una
decisione né improvvisa nè improvvisata. Tuttaltro.
I sette facevano parte di una delle confraternite laicali assai
diffuse in quel tempo, in Italia, e quindi, anche a Firenze.
Essi appartenevano a quella dei Fratelli della Penitenza. Un
nome che era già un programma: vivere in fraternità,
con lideale della penitenza e della povertà.
Erano gli ideali vissuti e predicati da Francesco dAssisi
che era morto nel 1226 ma il cui ricordo ed esempio erano più
vivi che mai e conquistavano sempre più ammiratori e seguaci.
Anche a Firenze.
La Firenze
del secolo XIII era un città in grande movimento culturale,
industriale e commerciale. Stava diventando ricca e politicamente
importante. La vediamo infatti già alla fine del secolo
XII (nel 1197) a capo della Lega di San Genesio, stretta fra
i comuni toscani contro la minacciosa e aggressiva politica di
Enrico VI (nel 1176 cera stata anche la battaglia di Legnano,
vinta dalla Lega Lombarda contro limperatore Barbarossa).
Questo affrancamento politico-strategico di Firenze continuerà
poi fino alla battaglia di Meloria (1284), vinta insieme allalleata
Genova, contro Pisa.
Poi nel 1289
riuscì nella battaglia di Campaldino (1289) a regolare
i conti con Arezzo, che le impediva i commerci verso sud. Firenze
ormai era ai vertici fra le città toscane per importanza
e potenza: era diventata una città di eccellenza un po
in tutti i campi. Stava preparandosi ad essere un faro nei campi
della cultura, del commercio, della finanza (la coniazione del
fiorino è dellanno 1252), dellarte
non solo per lItalia intera ma anche per lEuropa.
Proprio qui si stavano mettendo le premesse di quel periodo doro
della storia dellItalia che sarà chiamato Rinascimento:
Firenze ne fu il centro propulsore. Anche in campo spirituale
era una città molto vivace.
La fama di Francesco
dAssisi (ma anche di san Domenico e dei suoi frati) la
sua predicazione, la sua testimonianza di povertà scelta
per amore di Dio e per essere più libero di servire Lui
solo, la sua dedizione alla Chiesa di Cristo e allimpegno
per una sua ricostruzione erano arrivate anche in
città. E si facevano sentire fortemente. Lo spirito
francescano (e domenicano) quindi era vivo anche qui. La
scelta dei nostri Sette non maturò in un deserto culturale
e spirituale, ma dentro questo clima così fortemente impegnato
e impegnativo.
Nella città
e nei dintorni oltre ai conventi degli Ordini Mendicanti (francescani
e domenicani principalmente) cerano anche numerosi gruppi
di Umiliati e di Penitenti, fedeli alla Chiesa, che facevano
sentire, con la loro vita e testimonianza di povertà,
il bisogno di riforma della Chiesa tutta e in particolare del
ritorno della gerarchia ecclesiastica, spesso compromessa col
potere e con le ricchezze di questo mondo, allo spirito evangelico.
È interessante notare che questi Sette Santi non sono
conosciuti singolarmente, ma in gruppo. Insieme facevano parte
dei Fratelli e delle Sorelle della Penitenza.
Era una associazione
laicale in cui ognuno, pur rimanendo nella propria casa e curando
gli affari temporali della famiglia e della professione, si impegnava
nelle opere di assistenza ai poveri e agli ammalati. Non solo.
Partecipavano attivamente alla vita liturgica. Anchessi,
da laici impegnati e sensibili, desideravano la riforma della
Chiesa. E la predicazione di Francesco e Domenico e dei loro
frati aveva rafforzato questo loro ideale.
Era molto vivo
il ricordo di questi due santi, come scrissero nel Libro delle
Origini (Ordine dei Servi di Santa Maria) :
Cristo,
luce dellumanità, incominciò a risplendere
e a riscaldare più forte per mezzo di questi due luminari,
e irraggiando e riscaldando il mondo con la parola della predicazione
delluno (Domenico) e con lesempio dellumiltà
dellaltro (Francesco), fece retrocedere il gelo dellinfedeltà
e ritornare il caldo della carità quasi estinta (...).
Servi di Dio come
Maria e con Maria
Mentre a Firenze
infuriava la lotta tra guelfi e ghibellini per questioni di potere,
i Sette si ritirarono (1233 circa) sul Monte Senario, su un terreno
donato loro dal vescovo Ardingo, legati tra loro dalla comune
volontà di comunione fraterna, di povertà
accettata e cercata, e di penitenza volontaria. Stavano quindi
acquistando la fisionomia di un Ordine Religioso.
Infatti adottarono
la regola che si ispirava a S. Agostino, la famosa Apostolica
Vivendi Forma.
La loro
spiritualità si stava stagliando con caratteristiche sempre
più chiare. Innanzitutto il ritorno alla vita cristiana
delle origini attraverso la pratica della povertà fino
alleroismo: non possedere nulla né personalmente,
né come comunità.
Lattaccamento
alla ricchezza aveva inficiato anche gli uomini di Chiesa, provocando
movimenti religiosi spesso in lotta aperta con i vescovi e il
Papa, fino alla separazione dalla Chiesa istituzionale ritenuta
ormai indegna (E. Pepe).
Oltre agli elementi della fraternità e della povertà
(Conversio), caratteristico elemento dellOrdine rimane
la devozione alla Madonna, cioè la Dedicatio Mariae.
Contro gli
eretici Albigesi che minimizzavano i misteri principali del cristianesimo,
essi li riaffermarono tutti, contemplandoli dal punto di vista
di Maria, sotto il titolo di Addolorata. Si contemplava
Maria soprattutto nellannunciazione e nella passione come
il tipo del cristiano che accoglie la parola di Dio e la mette
in pratica.
I sette fecero
propria questa visione della figura di Maria e si chiamarono
appunto suoi Servi, decisi a seguirne lesempio fino ai
piedi della croce. Non si trattava di una devozione sentimentale
verso la Madre di Dio, quanto piuttosto il prenderla come modello
di servizio a Dio e al prossimo. Questo elemento di devozione
a Maria, e ai suoi dolori, è stata sempre la caratteristica
portante e distintiva di questo piccolo ma benemerito Ordine.
Così
con il nome di Servi di Maria o Serviti, prende vita una famiglia
religiosa che la fine del secondo millennio cristiano troverà
sempre viva e attiva sullindirizzo generale dei Fondatori,
seguito nei modi richiesti dai tempi per uno scopo che è
sempre lo stesso: arrivare a Cristo, portare altri a Cristo,
seguendo Maria e imitandone in particolare la fortezza nella
sofferenza: questo è un cardine della spiritualità
dei Serviti, penetrata nellintera Chiesa con varie pratiche
mariane, e in particolare con la celebrazione liturgica dei dolori
della Vergine Addolorata in settembre (D. Agasso).
Questa devozione
a Maria Addolorata non era quindi fine a se stessa (non dovrebbe
esserlo mai, perché Maria vuole e ci deve sempre portare
a Cristo), ma ha reso i suoi Servi solidali e attivi, presenti
in modo fattivo e generoso tra i piccoli e i bisognosi.
Un impegno di solidarietà riaffermato nelle loro Costituzioni
(1977) dove hanno scritto:
Poiché
il Figlio dellUomo è ancora crocifisso nei suoi
fratelli, noi, Servi della Madre, vogliamo essere con Lei ai
piedi delle infinite croci, per recarvi conforto e cooperazione
redentrice.
Ecco quindi
il terzo elemento della loro spiritualità: dopo la Conversio
Cordis, la Dedicatio Mariae, cè il Servitium Domini,
cioè il servizio di Dio attraverso il servizio ai propri
fratelli e sorelle, nella professione in cui ciascuno è
stato posto dalla Provvidenza, con il ricordo vivificante ed
esemplare di Maria, servendo con e come lei. E non può
essere diversamente. Sono tre tappe logiche del cammino spirituale
cristiano. Questo può essere il messaggio di questi Sette
Santi Fondatori per noi oggi cristiani e cristiane del Terzo
Millennio: mettersi di nuovo al servizio di Dio con e come Maria.
MARIO
SCUDU SDB
***
*** Questo e altri 120 santi e sante sono
nel volume di :
MARIO SCUDU, Anche Dio ha i suoi
campioni, Editrice Elledici, Torino
IMMAGINE:
MATTEO ROSSELLI (1578-1650):
Apparizione della Madonna ai sette santi Servi , Chiesa dei Servi
di Maria, Lucca
RIVISTA MARIA AUSILIATRICE
2003-2
VISITA Nr.