SAN DOMENICO SAVIO: 150 ° dalla morte (9 marzo 1857):
LA SANTITA' E' GIOIA
Sulla collina rivestita di
vigneti, boschi e campi di meliga, tra Castelnuovo dAsti
e i Becchi, cè un borgo: casolari sparsi, una chiesetta
con il campanile simile a un dito puntato al cielo. Il borgo
si chiama Murialdo. A fianco della strada cè un
caseggiato antico dai muri che odorano di tempi lontani, di lavoro
e di
fatiche. Davanti, lo sguardo spazia lontano verso le Alpi, verso
il cielo.
In quel caseggiato di Murialdo, trascorse dieci anni della sua
breve esistenza, Domenico Savio. Era nato il 2 aprile 1842 a
Riva di Chieri, dove il papà Carlo con la mamma Brigida
si era trasferito per guadagnarsi il pane con la piccola officina
di fabbro. Ma quando il bimbo non contava ancora due anni, tornarono
a Murialdo.
Il cuore
a Uno solo
Domenico è un marmocchio
di pochi anni e già si ritira nella sua stanzetta a pregare.
Il papà lavora da mane a sera. Domenico lattende
alla sera per dirgli: «Sei stanco, papà?».
«Io sono buono a poco, ma prego il buon Dio per te».
La mamma lo porta a Messa tutte le domeniche, frugolo di cinque
anni. Gli altri suoi coetanei fanno schiamazzi, aspettando il
prete. Domenico si inginocchia e prega. Un giorno viene un tale
a pranzo, a casa sua, e si mette a mangiare senza neppure dire
una breve preghiera. Domenico si rifiuta di venire a mangiare
perché, dice: «Non posso mangiare con uno che divora
tutto come le bestie». Ci vuole del coraggio a comportarsi
così.
Dentro la sua anima candida di fanciullo, ha Gesù che
lo istruisce e lo affascina. Domenico lo ascolta. A sette
anni, è ammesso alla prima Comunione. Tocca il cielo con
un dito: quel giorno prova una gioia immensa nel suo cuore. In
questa occasione scrive quattro propositi, sono quattro rampe
per salire sulle vette di Dio, come un rocciatore di sesto grado:
1 Mi confesserò e comunicherò
molto sovente.
2 Voglio santificare le feste.
3 I miei amici saranno Gesù e
Maria.
4 La morte ma non peccati.
Si è soliti, parlando
di lui, sottolineare il quarto proposito, ma il più importante,
penso, sia il terzo: Gesù è lamico per eccellenza,
lamico che gli riscalda il cuore, che lo innamora, lo spinge
al sacrificio, fino alla morte se Lui lo vuole. È come
dire: quanto ho di più caro al mondo è Gesù,
come i mistici, i martiri che cadono sotto il piombo per non
tradire il divino Maestro. Il suo cuore, Domenico, lo dona a
Gesù solo e per sempre.
Cresce, Domenico e vuole imparare.
Va a scuola a costo di molta fatica: 15 chilometri circa, ogni
giorno, solo, per strade insicure: «Non hai paura?»,
gli domandano. «Macché paura risponde
io non sono solo, ho lAngelo custode che mi accompagna
in tutti i passi!».
I compagni lo chiamano a tuffarsi nelle onde di un torrente.
Lui capisce che la cosa sa di volgare e si impenna: «Non
è una buona cosa!». Volta loro le spalle e se ne
va per la sua strada. Ha solo dieci anni, ma ha la stoffa del
capo.
Una mattina dinverno, a scuola, mentre si attende il maestro,
i compagni riempiono la stufa di sassi e di neve.
Al maestro, irato, i compagni dicono: «È stato Domenico!».
Lui non si scolpa, non protesta e il maestro lo castiga severamente,
mentre gli altri sghignazzano. Ma allindomani, la verità
si viene a sapere.
«Perché
gli domanda il maestro non mi hai detto che eri
innocente? Io ti avrei subito creduto!». «Quel tale
risponde Domenico già colpevole di altre
gravi mancanze sarebbe stato espulso dalla scuola. Io pensavo
di essere perdonato. E poi, pensavo a Gesù, anche Lui
calunniato e colpito ingiustamente».
Qui siamo molto in alto: altroché
i vari Enrico, Derossi, Precossi e Garrone del libro Cuore di
De Amicis: quelli sono macchiette, Domenico è un gigante
di ragazzo, per merito di Gesù.
Alla scuola
di Don Bosco
Quella mattina, il maestro
di Mondonio, Don Cugliero, si asciugò una lacrima sul
ciglio. Poi ne parlò con il suo amico Don Bosco. Il 2
ottobre 1854, Don Bosco, con la banda dei suoi ragazzi, si trovava
sullaia della sua casetta ai Becchi a festeggiare la Madonna
del Rosario. Papà Carlo accompagnò Domenico da
Don Bosco che lo trovò subito intelligente, carico di
doti, con la stoffa del vero campione. E se lo portò a
Torino. Nellufficio di Don Bosco, cè una scritta:
Dammi
le anime, prenditi il resto, o Signore. Domenico legge, non capisce perché
la scritta è in latino, se la fa spiegare e poi commenta:«Qui
si fa commercio
non di denaro, ma di anime».
Qualche giorno dopo, Don Bosco
spiega: «È volontà di Dio che ci facciamo
santi. Dio ci prepara un grande premio». Domenico si reca
a parlare a Don Bosco a quattrocchi: «Come devo fare?». E Don Bosco gli insegna il segreto:
«Servi
il Signore nella gioia».
Da quel giorno, Domenico diventa lintimo di Gesù.
Ogni otto giorni la confessione, tutti i giorni la Comunione
eucaristica come fondamento della sua gioia. Con questa gioia
nel cuore, si butta nel gioco a conquistare amici a Gesù,
nella scuola per essere il primo, non per emergere, ma per aiutare
gli altri e dar lode al Signore. Va a scuola in città
e impara il latino e i classici, ma quando sulla via cè
un tale che bestemmia, lui lo invita dolcemente a cambiar discorso
e a correggersi. Passa Gesù eucaristico, portato da un
sacerdote ai malati: Domenico si inginocchia
nel fango della strada e fa inginocchiare un ufficiale impettito
nella sua divisa sabauda, stendendogli il fazzoletto per terra.
Due compagni fanno a sassate fino a spaccarsi la testa: lui fa
da paciere, rischiando di aver la testa rotta al loro posto.
Nelle vacanze a Mondonio, si fa catechista e animatore di giochi.
Autorevole per bontà e letizia, tutti lo ascoltano e ne
sono interiormente cambiati.
Tornato allOratorio,
sente che gli brucia dentro una passione: essere sempre più
simile a Gesù Crocifisso. Tra le lenzuola del suo letto,
nasconde sassolini per dormirci sopra e fare penitenza per la
conversione dei ragazzi lontani da Dio. Una mattina di gennaio,
Don Bosco, lo trova intirizzito con una coperta sola. «Gesù,
gli risponde, Domenico, era più povero di me nella capanna
e sulla croce».
L8 dicembre 1854, Papa
Pio IX aveva proclamato Maria Immacolata nella sua concezione.
Domenico vuole fare qualcosa per la Madonna. Prega e si consiglia
con Don Bosco. Poi raduna i suoi amici migliori:
«Uniamoci,
fondiamo una compagnia allo scopo di aiutare Don Bosco a salvare
molte anime». La Confessione e la Comunione frequente,
possibilmente quotidiana, la preghiera, listruzione religiosa,
limpegno tenace a portare Dio ai compagni più difficili,
sono i cardini di questa speciale squadra apostolica: la Compagnia
dellImmacolata.
Don Bosco è la guida
in tutto, ma qualche volta è Domenico che guida Don Bosco
in straordinarie opere di bene, come quel giorno che lo accompagna
su una soffitta dove una povera vecchietta sta morendo abbandonata
da tutti. E Gesù gli parla al cuore, come quella mattina
in cui Domenico si ferma in estasi lunghe ore davanti al Tabernacolo
senza accorgersi del
tempo che passa, fino a quando Don Bosco lo scuote: davvero è
un tuttuno con Gesù, come i mistici.
Promosso
sul campo
Allinizio del 1857, Domenico
si è fatto fragile fragile. Rientra nella sua casetta
a Mondonio. Sa che Gesù lo chiama allincontro definitivo
con Lui. Si prepara festante come chi va a un convito di nozze.
È letteralmente dissanguato dal medico che, secondo la
medicina del tempo, gli pratica diversi salassi. Si preoccupa
solo di confessarsi e di ricevere Gesù, il viatico per
la vita eterna. Il papà gli legge la preghiera della buona
morte. Alla fine della preghiera, Domenico si fa vivace: ha la
voce da trionfatore: «Addio, caro papà... oh che bella
cosa io vedo mai!». Era il 9 marzo del 1857.
È la Madonna che viene a prenderlo per introdurlo nella
vita che non muore. Lo dirà lui stesso, in sogno a Don
Bosco:
«È stata Maria Santissima la
mia più grande consolazione in vita e in morte. Lo dica
ai suoi figli che la amino e non dimentichino mai di pregarla».
Così era Domenico, un
ragazzo di 15 anni, colmo di amore, intelligente, limpido e forte.
Un vero eroe della vita. La sua fama di santità dilagò
in tutta la Chiesa e nel mondo intero. Vennero i miracoli a confermare
la sua santità e il 12 giugno 1954, in San Pietro a Roma,
il Santo Padre Pio XII lo proclamò santo davanti a migliaia
di ragazzi e di giovani. Poi il grande Pontefice si inginocchiò
davanti a quel ragazzo per rendergli onore e venerazione e invocare
la sua intercessione presso Dio per tutta la Chiesa.
Domenico Savio, un capitano di 15 anni, trascinatore di altri
ragazzi a Cristo, su tutte le strade della terra, promosso sul
capo di battaglia, il campo più sublime e radioso, quello
della santità.
Solo Gesù sa formare ragazzi così nella Chiesa
Cattolica: Domenico, un vero atleta, un signore, un principe
di Dio.
Paolo Risso
Str.
Lazzaretto, 5 - 14055 Costigliole dAsti
IMMAGINI:
1 Veduta di Mondonio,
il paese dove Domenico Savio si spense alletà di
quindici anni.
2 San Domenico Savio (1842.1857)
3 Don Bosco è
la guida in tutto, ma qualche volta è Domenico che guida
Don Bosco.
4 Quando Don Bosco lo trovò, Domenico aveva
già passato sette ore in estasi, davanti al Tabernacolo
5 «Guardate il
Crocifisso e ripetete...».
6 Domenico Savio con la sua ferma volontà
e il suo cuore totalmente donato a Gesù è un modello
di santità per i giovani di tutti i tempi.
RIVISTA MARIA AUSILIATRICE
2007
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