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VALDOCCO
SAN CIRILLO DI GERUSALEMME
(315-386), Vescovo e Dottore della Chiesa:
RICORDATI DI DIO IN
OGNI TEMPO
Strano destino quello di Cirillo
di Gerusalemme: era un uomo pacifico e suo malgrado venne coinvolto
in innumerevoli controversie dottrinali. Era un uomo sincero
e cristallino e fu accusato ingiustamente di doppio
gioco e di ambiguità. Un vescovo che amava sinceramente
la sua comunità e, per motivi dottrinali falsi, venne
mandato in esilio ben tre volte.
Ma non è finita. Era un uomo di grande e sincera carità
verso gli altri, specialmente i poveri, e fu accusato di dilapidare
i beni della Chiesa e di arricchire se stesso. Insomma, lui,
Cirillo, uomo mite e tranquillo, dovette vivere in tempi turbolenti
per lortodossia e la sopravvivenza stessa della Chiesa
di Cristo.
Ma visse nonostante le molteplici
difficoltà, lottò con coraggio, si difese nella
verità e nella carità, predicò con successo
alla gente ed infine le sue posizioni dottrinali trionfarono
nel Concilio del 381. E la Chiesa, anche grazie a lui, superò
la tremenda prova, potenzialmente devastante, della perniciosa
eresia ariana che prosperò e imperversò per vari
decenni.
Una figura degna di essere ricordata oggi, anche per farci capire
quanto è costato in termini di sacrifici, non solo psicologici
ma anche fisici, la difesa dellortodossia della fede cristiana
e quante lotte non indolori ha richiesto la conquista e la difesa,
per esempio, del Credo che noi ripetiamo, magari distrattamente,
nella Messa domenicale.
Ottimo predicatore,
convincente e preparato
Cirillo nacque a Gerusalemme
(o dintorni) nel 315 da una buona famiglia cristiana praticante.
Essendo anche benestante poté assicurare al giovane una
eccellente preparazione culturale. Non sembra che sia stato monaco,
ma certamente praticò con impegno lascesi di tipo
monastico. Di una cosa si è certi: Cirillo era diventato
un vero esperto della Scrittura: la prova si ha dalle numerose
citazioni che egli ne ha fatto nelle sue opere, segnatamente
nelle famose Catechesi, per le quali è universalmente
famoso e ammirato ancora oggi.
Fu ordinato sacerdote nel 345, quindi a 30 anni suonati. Fu proprio
in questo periodo che egli pronunciò le famose catechesi
che servivano da istruzione per i catecumeni.
Istruzioni catechistiche robuste nel contenuto, con ampie e continue
citazioni bibliche, semplici nella forma, accessibili a tutti
nel linguaggio, appassionate e persuasive nello stile, spiritualmente
solide e nutrienti.
Non solo un vero pastore ma
anche un ottimo maestro di fede. Insomma si faceva capire da
tutti quelli che erano interessati a capire: gente semplice senza
tanta istruzione che aveva la volontà di imparare e prepararsi
al battesimo, mentre quelli con listruzione necessaria
non ne avevano tempo (capita anche oggi). E dobbiamo tutto ad
uno dei suoi uditori, che non solo fu contento di ascoltarlo,
ma ebbe la felicissima intuizione (da lodare nei secoli) di stenografarle.
E così sono giunte a noi.
Nel 350 circa, venne ordinato per la sede di Gerusalemme per
le mani del vescovo metropolitano Acacio di Cesarea. E da costui
arrivò non solo lunzione episcopale ma anche una
pioggia di guai e sofferenze per il buono e mite Cirillo.
Sulla sua persona, sullelezione
e sulla sua ortodossia ci furono (a torto) dei dubbi per il fatto
che era stato eletto e ordinato da un vescovo non in odore di
santità, ma addirittura di arianesimo. Se allinizio
Acacio di Cesarea sembrava solo simpatizzante ariano poi lo divenne
con convinzione.
Dovera il pericolo di questa eresia, che era stata abbracciata
da vescovi, imperatori e altri funzionari statali? Molto semplice:
andava alla radice stessa della fede cattolica, cioè a
Gesù Cristo. Questi (secondo Ario, il fondatore, e i successori
convinti o simpatizzanti tali) non era il Figlio di Dio, la Seconda
Persona della Trinità ma era semplicemente un demiurgo
un semidio, uno simile al Padre, non
certamente Luce da Luce e della stessa sostanza,
cioè sullo stesso piano. Una
eresia, come si vede, micidiale per lortodossia: minava
alla radice la fede nella Trinità e distruggeva la cristologia:
Gesù visto così non poteva essere il Salvatore
e Redentore di tutti, perché il suo sacrificio non aveva
valore universale non essendo Figlio di Dio. Ario e la sua eresia
era già stata condannata nel Concilio di Nicea (325).
Qui si affermò solennemente che Gesù Cristo è
Figlio di Dio, della stessa sostanza del Padre, e
si affermò pure che Egli è Dio da Dio, Luce
da Luce, Dio vero da Dio vero, generato non creato.
Ma nonostante la sconfitta conciliare larianesimo continuò
tramite gli appoggi in alto (imperatori e vescovi) fino ai giorni
di Cirillo. Fu grazie allopera appassionata di personaggi
come Atanasio, Ilario, Basilio,
Gregorio Nazianzeno e Gregorio di Nissa (per rimanere in Oriente)
che venne ristabilita la supremazia dellortodossia.
Difensore della divinità
di Cristo
Quando larianesimo di
Acacio divenne manifesto, volendosi staccare dal suo controllo,
Cirillo riaprì la vecchia questione della supremazia della
sede metropolitana (anche perché cera stato un certo
riconoscimento di quella di Gerusalemme e quindi...), rivendicò
maggiore autonomia per la sede gerosolimitana, sconfessando nei
fatti il primato di Cesarea e quindi di Acacio. Questi allora,
come risposta, convocò un sinodo, ma Cirillo non vi partecipò
neppure perché la decisione era già precostituita,
in quanto la maggioranza era ariana. Fu accusato di insubordinazione,
di vendita dei beni della Chiesa per nutrire i poveri in tempo
di carestia e di... non sostenere le tesi ariane (o, con parola
difficile, di essere un omo-ousiano).
Risultato già annunciato:
la condanna e lesilio. Ci andrà ben tre volte in
circostanze diverse, per cui dei suoi 36 anni di episcopato,
ben 16 li passerà in esilio.
Fu nel Concilio Ecumenico di Costantinopoli (381) che la professione
di fede di Nicea fu ripresa e qui (presente anche il grande Gregorio
di
Nissa) Cirillo dissipò tutti i dubbi che gli si attribuivano
(di simpatie ariane, che, per la verità, non ebbe mai)
sottoscrivendo e accettando anche il termine omo-ousios
cioè della stessa sostanza, parola che era
considerata la sigla dellortodossia e quindi dellanti
arianesimo.
Cirillo non era solo intraprendente
e brillante nelleducazione religiosa del suo gregge, ma
era anche molto sensibile e sollecito verso i poveri. Carità
e assistenza ai bisognosi lo accompagnarono sempre.
È rimasto famoso un episodio (che fu anche fonte di accuse
per lui) e che, anche se tramandato in modo confuso, ci dà
la misura della grandezza morale di Cirillo. Durante una carestia
egli vendette, per ricavarne denaro e soccorrere i poveri, alcuni
arredi di proprietà della Chiesa. Tra di essi una stoffa
preziosa, donata dallimperatore Costantino ad un vescovo.
Questa poi fu rivenduta dal compratore ad unattrice e riutilizzato
come abito di scena. La cosa sembrò scandalosa e naturalmente
strumentalizzata dai suoi numerosi avversari ariani. Un simile episodio capitò anche
ad Ambrogio da Milano. E questi rispose alle accuse anche stavolta
degli ariani che se la Chiesa ha delloro non è
per custodirlo, ma per donarlo a chi ne ha bisogno... Meglio
conservare i calici vivi delle anime che quelli di metallo.
Non ci viene tramandata nessuna reazione di Cirillo alle accuse,
ma certamente lo spirito che lo animava era lo stesso: nutrire
il corpo di Cristo spiritualmente nella catechesi, e aiutarlo
anche nel bisogno fisico. Un comportamento da buon pastore
e da santo.
MARIO SCUDU sdb
***
*** Questo
e altri 120 santi e sante sono nel volume di :
MARIO SCUDU, Anche Dio ha i
suoi campioni, Editrice Elledici, Torino
In alto i cuori
Quindi il sacerdote
esclama: In alto i cuori. Questo è davvero
il momento terribile in cui dobbiamo tenere il cuore elevato
a Dio e non rivolto verso la terra, verso gli affari terreni.
È come se il sacerdote comandasse di lasciare
in quel momento le sollecitudini di questa vita e le preoccupazioni
domestiche e di tenere il cuore in alto verso il buon Dio.
Quindi voi rispondete: Sono già rivolti a Dio,
e con le parole che pronunciate, date il vostro assenso a quel
comando. Non vi sia nessuno che dica con la bocca sono
già rivolto a Dio e abbia invece la mente occupata
nelle faccende di questa vita. Dobbiamo ricordarci in ogni tempo
di Dio.
E se questo ci è impossibile per lumana debolezza,
dobbiamo sforzarci di ottenerlo almeno in quel momento. (Catechesi Mistagogica
V, 4)
Efficacia delle
preghiere per i defunti
Voglio farvene
persuasi con un esempio, perché ho sentito molti dire
così: Che giova allanima uscita da questo mondo,
con o senza peccati, questo ricordo nelle preghiere? Se un re
avesse mandato in esilio degli uomini che lhanno offeso,
e quindi dei parenti loro avessero intrecciato una corona e lavessero
offerta al re a nome dei puniti, forse che il re non sarebbe
indotto a perdonare? Allo stesso modo, quando offriamo a Dio
preghiere per i defunti, anche se sono peccatori, noi non presentiamo
una corona intrecciata dalle nostre mani, ma offriamo il Cristo
immolato per i nostri peccati e rendiamo propizio il buon Dio
verso di loro e verso di noi. (Da Catechesi Mistagogica V, 10)
Tenere a memoria il
Credo
Cerca di tenere
bene a memoria il simbolo della fede (il credo). Esso non è
stato fatto secondo capricci umani, ma è il risultato
di una scelta dei punti più importanti di tutta la Scrittura.
Essi compongono e formano lunica dottrina della fede. E
come un granellino di senapa, pur nella sua piccolezza, contiene
in germe tutti i ramoscelli, così il simbolo della fede
contiene, nelle sue brevi formule, tutta la somma di dottrina
che si trova tanto nellantico quanto nel Nuovo Testamento. (San Cirillo di Gerusalemme).
IMMAGINI:
1 San Cirillo da Gerusalemme, icona del XVII sec.,
Chiesa di SantAtanasio, Museo di Veliko Tarnovo, Bulgaria.
2 Chiesa di San Sozomeno,
Galata (Cipro). / Secondo Concilio Ecumenico di Costantinopoli
(381). Limperatore Teodosio troneggia fra Timoteo, patriarca
di Alessandria, e Damaso, Papa di Roma, assistiti rispettivamente
da Cirillo di Gerusalemme e Gregorio Nazianzeno, oltre a qualche
grande vescovo. Ai suoi piedi, la confusione degli eretici.
3 Il galletto e la tartaruga
simboleggiano la vittoria della luce sulle tenebre e la scenetta
costituisce unallegoria del Concilio di Nicea che condannò
leresia di Ario.
4 Da un codice dei concili
(IX sec.), Biblioteca Capitolare, Vercelli.
5 Sano di Pietro (1406-1481)
Louvre, Parigi : San Girolamo appare a San Cirillo di GErusalemme
RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2007- 3
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