SERVA DEI POVERI PER
AMORE DI GESU'
Si racconta che Napoleone,
in un giorno di quiete, si trovò ad ascoltare un gruppo
di persone qualificate culturalmente che cominciarono a discettare
di filosofia, di politica, di scienza e con entusiasmo esaltavano
lIlluminismo che aveva prodotto nella società un
sentimento filantropico. Limperatore li ascoltava ma si
mostrava sempre più impaziente e anche infastidito da
tutte quelle parole.
Ad un certo punto li interruppe
dicendo: Tutto questo è bello e buono, ma non farà
mai una Suora Grigia!. Si chiamavano così le Figlie
della Carità, fondate, nel 1633, da Vincenzo de
Paoli e da Luisa de Marrillac, da più di un secolo già
famosissime e stimatissime in Francia per la loro opera di carità
verso i più bisognosi e per i poveri rottami della società,
che pure si fregiava dellappellativo di illuminista, cioè
illuminata dal lume della ragione.
Una seconda curiosità.
Verso la metà del 1600, quando ormai le Suore Grigie operavano
già da qualche decennio, alleviando tante sofferenze e
salvando tante vite umane, viveva a Parigi, nella quiete e nella
sicurezza, il filosofo inglese Thomas Hobbes.
Di lui è rimasta la
teorizzazione filosofica dellassolutismo dello Stato (il
Dio mortale sulla terra) nella sua opera Il Leviathan (1651).
Tutto doveva essere sottomesso allo Stato (anche lautorità
religiosa). Uno Stato assoluto con poteri assoluti sui singoli
individui era necessario per evitare che gli uomini si sbranassero
a vicenda alla ricerca inevitabile dei propri diritti. Sua è
la famosa frase: Homo homini lupus, luomo è
un lupo per laltro uomo, pronto, pur di affermare i propri
diritti alla sopravvivenza, a sbranarlo.
Le Figlie della Carità
o Suore Grigie, sapendo che lo Stato non è tutto, erano
dei veri angeli, che alleviavano il dolore in ogni angolo dove
lautorità politica e civile non entrava o ne ignorava
il bisogno. E in questa loro opera così importante e socialmente
così utile e illuminata seguivano le orme e gli esempi
dei loro fondatori: San Vincenzo de Paoli e Santa Luisa
de Marillac. Due grandi figure che hanno illuminato con la loro
santità operante socialmente quel secolo francese grande
anche per altre figure come Pascal e Cartesio, Richielieu e Mazzarino,
Moliere e Corneille, card. De Berulle e Jacques Bossuet, San
Giovanni Eudes e altri.
Avendo già parlato nel mese di settembre 2007 di San Vincenzo
de Paoli, ora tocca a Santa Luisa, che per più di
trenta anni lavorò con lui con lo stesso obiettivo: mostrare
il volto misericordioso e buono di Dio verso i bisognosi, specialmente
quelli più abbandonati e soli, e in questo erano ambedue
mossi dallo stesso e unico grande amore a Gesù Cristo.
Il matrimonio
sbagliato e per interesse
Louise de Marillac nacque nel
1591. Non ebbe come si dice uninfanzia e unadolescenza
serena. Il padre apparteneva ad una delle più importanti
famiglie della Francia. Della madre non si sa niente: era quindi
una figlia naturale, riconosciuta premurosamente dal padre ed
anche aiutata da lui con una rendita che le assicurasse una certa
sicurezza.
Era una bambina intelligente e saggia. I suoi primi studi furono
fatti nel convento delle domenicane di Poissy. Latmosfera
raccolta, devota e culturalmente stimolante le piacque da subito.
Ma, forse, la spesa era eccessiva per lei. Venne infatti ritirata
e affidata ad una maestra abile anche nellinsegnarle i
lavori tipici femminili.
Perdette il padre alletà
di 11 anni, e, fatto che complicò ancora il suo stato
di orfana, la famiglia della matrigna e gli altri parenti (sembra)
non si preoccuparono eccessivamente di lei e del suo destino.
La ragazza cresceva molto devota e aveva fatto voto di consacrarsi
al Signore: alletà di 18 anni Luisa si preparava
quindi ad entrare in un convento. Fu però sconsigliata
e respinta in questo suo proposito a causa della sua salute non
robusta. Se non poteva diventare suora allora bisognava maritarla.
E così fu. Ecco quindi un matrimonio non voluto da lei
ma combinato da altri, quindi solo di interesse.
Era il 1613 e Luisa aveva 22
anni. Il nome del marito Antoine Le Gras, senza alcun titolo
nobiliare. Nacque ben presto anche un figlio. Luisa conduceva
una vita di devota nel bel mondo che la portava a frequentare
prelati, signori dellambiente dei Marillac e di Madame
Acarie, il tutto mentre si prendeva cura del figlio, debole di
salute. Sembrava tutto facile. Ma Luisa cresceva negli scrupoli,
nei rimorsi per non essere potuta entrare in convento sempre
oppressa da quelli che lei credeva peccati. Era in crisi, insomma.
Aveva una buona formazione intellettuale e spirituale, ed una
vita cristiana buona. E purtroppo il matrimonio non era diventato
un sostegno per lei ma fonte di difficoltà e di ansietà.
Cercava quindi la salvezza nellascesi, nellumiltà,
nellabnegazione. Spesso anche in maniera esagerata. E in
più aveva sviluppato un attaccamento verso suo figlio
che qualche autore chiama addirittura di natura nevrotica. Era
unanima in difficoltà spirituale, in grande pena
e dalla psicologia ferita profondamente.
Ebbe anche la possibilità
di incontrare addirittura due santi (e anche grandi): il vescovo
di Ginevra, Francesco di Sales, e specialmente Vincenzo de
Paoli. Avrà con questultimo lincontro decisivo
e provvidenziale
per la sua vita.
E veniamo allanno 1623, anno importante per Luisa. Quello
dellilluminazione. Scrisse lei stessa: Compresi che...
sarebbe venuto un tempo in cui sarei stata nella condizione di
fare i tre voti di povertà, castità e obbedienza,
e questo assieme ad altre persone... Compresi che doveva essere
in un luogo per soccorrere il prossimo, ma non riuscivo a capire
come ciò si potesse fare, per il fatto che doveva esserci
un andare e venire.... Un segno dallalto di avere
un po di pazienza per coronare il suo sogno di diventare
religiosa.
Luisa capì il messaggio
e infatti cominciò ad aderire, con umiltà e serenità
e nella pace interiore, alle circostanze della vita, che in quel
momento significava stare a fianco del marito (dal quale pensava
di separarsi). La malattia del marito intanto continuava e Luisa
lo assistette con molta più dedizione e tenerezza di prima,
per altri due anni, rimanendogli accanto fino alla morte santa
(1626), della quale lei parlava come di una grande grazia del
Signore.
Lincontro
con Vincenzo de Paoli
Fu certamente la Provvidenza,
che non lascia niente al caso per realizzare i propri progetti
di salvezza, a far incontrare Luisa con Vincenzo (intravisto,
senza capire di chi si trattasse, in quella famosa illuminazione
del 1623).
Avvenne nel 1624, durante gli ultimi due anni della malattia
del marito. Lei 33 anni, lui 43, famoso in tutta la Francia,
che trattava con re, regine, ministri e grandi personaggi. Una
coppia che avrebbe funzionato molto bene per il Regno di Dio
e che sarebbe rimasta unita indissolubilmente e animata visibilmente
dallunico e indistruttibile e comune amore per il Signore
Gesù.
Luisa sarebbe diventata la
vera compagna di Vincenzo per le opere di carità sociale.
Le fu vicino con molta discrezione, con molta saggezza e anche
tenerezza spirituale, rasserenando il suo spirito col richiamo
continuo allamore di Dio per ciascuno di noi e quindi anche
per lei (per farle vincere il suo moralismo, gli scrupoli e il
ricordo dei propri errori). La invitava sempre ad esser lieta,
semplice ed umile, le ricordava continuamente limportanza
della santa indifferenza davanti a quello che Dio
avrebbe voluto per lei. Lei stessa avrebbe trovata la strada
e la missione che Dio voleva. Un po di pazienza. Anche
Dio ha i suoi tempi per agire e per far capire il suo progetto.
Il Cristo non era vissuto trentanni
nelloscurità di Nazaret prima della missione? Anche
Luisa poteva e doveva aspettare.
Intanto conosceva sempre di più lopera e la metodologia
di Vincenzo con i poveri. E il miracolo avvenne. Arrivò
proprio il giorno in cui Luisa intuì il proprio compito
o meglio la missione nella Chiesa.
Lei, Luisa de Marillac, di madre sconosciuta, orfana a 11 anni
del padre, una suora mancata, una giovane donna maritata per
interesse, madre di un figlio che dava e aveva problemi... sarebbe
diventata la Madre dei poveri. Grazie a Dio (e a
Vincenzo,
mandato da Dio) una trasformazione totale. Naturalmente comunicò
lintuizione a Vincenzo. Era proprio quello che aspettava.
Le rispose: Sì che acconsento, mia cara damigella,
acconsento sicuramente. Perché non dovrei volerlo io pure,
se Nostro Signore vi ha dato questo santo sentimento?... Possiate
essere sempre un bellalbero di vita che produce frutti
damore!. E così sarà veramente per
Luisa, per tutta la vita e per tanti poveracci che incontrerà
e aiuterà.
Lopera maggiore (che
continua ancora oggi) che questa santa coppia di Dio
ha fatto insieme è stata la fondazione delle Figlie della
Carità, nel 1633. Un Istituto religioso, diretto da loro
due insieme per 27 anni fino al 1660, quando morirono entrambi
a poca distanza di mesi.
Fu una vera rivoluzione per
la Chiesa (uscire fuori dai conventi e per di più donne),
perché andava al di là dai soliti schemi mentali
e gabbie organizzative ecclesiali vigenti fino a quel tempo.
Vincenzo e Luisa a tutti chiedevano quello che potevano dare:
ai re e regine, ai borghesi e alle dame dellalta società
francese, ai nobili ricchi e ai ricchi non nobili. Alle figlie
chiedevano di essere serve dei poveri, come se essi
fossero i veri padroni. Ma tutto questo Luisa lo chiedeva dicendo
o scrivendo In nome di Dio, sorelle... siate molto affabili
e dolci con i vostri poveri. Sappiate che sono i nostri padroni....
E questi poveri erano i derelitti, gli abbandonati, i senza dimora,
i malati, i pazzi, i galeotti, bambini trovatelli, feriti di
guerra e altre categorie affini a forte disagio sociale.
Era unassistenza piena
di amore e di carità, che nessuna ideologia o anche filosofia
illuminista poteva inventare o giustificare ma solo lamore
di Dio. Ed era un lavoro che le Figlie della Carità, quelle
suore grigie che Napoleone sognava, facevano, e sempre
faranno, in nome di Dio.
MARIO SCUDU sdb ***
*** Questo e altri 120
santi e sante sono nel volume di :
MARIO SCUDU, Anche Dio ha i
suoi campioni, Editrice Elledici, Torino
Vincenzo parla di Luisa
Luisa era morta da poco tempo.
Ecco il giudizio che pronunciò Vincenzo de Paoli
su lei davanti alle
Figlie.
Ella si era sollevata a Dio... Madamigella Le Gras aveva
il dono di benedire Dio in tutto... Fu unanima pura in
tutto: nella giovinezza, nel matrimonio, nella vedovanza... La
vostra Madre aveva un buon fondamento nella vita interiore che
regolava la sua intelligenza in modo che non se ne serviva per
altro che per Dio e la sua volontà era tutta dedita ad
amarlo.
Raccomandazioni spirituali di Vincenzo a Luisa. Siate lieta,
madamigella, nella disposizione di volere tutto ciò che
Dio vuole. E poiché è suo piacere che noi ci manteniamo
sempre nella santa gioia del suo amore, restiamo in questa gioia,
legati ad essa inseparabilmente....
Parlando (nel 1647) della sua prodigiosa attività nonostante
la poca salute... Madamigella Le Gras, considerando lordine
naturale delle cose, io la ritengo già morta da dieci
anni: a vederla si direbbe che ella esca dalla tomba tanto il
suo corpo è fragile e il suo volto pallido. Ma Dio sa
quanta forza di spirito ella abbia in sé.
Vicenzo conoscendo bene Luisa le scriveva lettere che volevano
essere di sostegno e dincoraggiamento. Prego la divina
bontà che vi accompagni, che vi sia di consolazione lungo
il cammino, di ombra contro lardore del sole, di riparo
nella pioggia e nel freddo, di morbido letto quando sarete stanca,
di forza nel lavoro... e che infine vi riconduca in buona salute
e piena di opere buone.
Cè anche il fine umorismo di Vincenzo quando si
rivolge a Luisa rimproverandola per leccessivo attaccamento
al figlio: Oh certo, Nostro Signore ha fatto bene a non
prendervi come Madre sua, dal momento che non sapete trovare
la volontà di Dio nelle cure materne che Egli vi chiede
per vostro figlio... Onorate dunque la tranquillità della
Santa Vergine in un caso simile.