14 MARZO: SANTA MATILDE (895-968)
UNA VITA TUTTA DIO E FAMIGLIA


Non è infrequente, almeno  in questi ultimi anni, sentire definire il Vaticano come “la fabbrica dei santi” o “la catena di montaggio per la produzione di santi”. È una definizione originale, se vogliamo, che vuole segnalare un fenomeno che non è passato inosservato: il grande numero di santi e sante che sono stati “prodotti” durante il pontificato di Giovanni Paolo II. Le statistiche dicono che fino a metà (circa) dell’anno 2001 la Congregazione delle Cause dei Santi ha “lavorato” su 1675 beatificazioni e canonizzazioni.

Bisogna precisare però che la definizione non è esatta. Sappiamo dalla teologia che è lo Spirito Santo all’origine di ogni santo o santa. Ogni germe di santità che conosciamo è il frutto del Suo “lavoro”, insieme naturalmente alla collaborazione dell’uomo. Al massimo si potrebbe dire che il Vaticano è la sede dell’ufficio di Certificazione della Qualità del prodotto “santo”. Mette cioè il timbro di controllo e di garanzia su ogni santo e santa che propone alla riflessione e alla imitazione dei fedeli. È un compito delicato, lungo e costoso. Eh sì, costoso in termini di soldi. Costa molto non solo vivere da santi tutta la vita, ma anche poi essere dichiarati tali dalle autorità competenti. Non è infrequente leggere che bisognerebbe avviare una specie di “defiscalizzazione” di tutto il processo di “fabbricazione” di un santo. In altre parole abbassare i “costi” per sostenere il lungo e preciso iter.

Quella dei costi sembra essere una delle cause, non certo positiva, della assoluta preponderanza tra i santi e sante di quelli appartenenti a Famiglie Religiose. In altre parole i santi e le sante della Chiesa sembrano essere solo... un “prodotto clericale”, cioè frati e suore e qualche felice eccezione alla regola. Sono rari quelli non religiosi. Forse che lo Spirito Santo, autore principale di ogni santità, non riesce a suscitare santi e sante al di là del campo clericale? Non penso proprio. Questo fatto ha creato e radicato nell’immaginario dei fedeli cristiani l’idea che la santità è un “affare clericale”, come se la Chiesa di Dio fosse principalmente il papa, i vescovi, i preti e le suore. Secondo la definizione del Vaticano II invece la Chiesa è tutto il Popolo di Dio, all’interno del quale figura anche... il clero. Anzi il compito del clero è proprio quello di essere al servizio e quindi di lavorare per tutta l’altra parte (immensamente più grande) del Popolo di Dio. Lavorare per aiutare la santità di tutti, perché la santità rimane il compito di tutti i singoli fedeli della Chiesa.

Qualcosa però sta cambiando. Già nel pontificato di Giovanni Paolo II è stato avviato un processo che chiamerei di declericalizzazione del Libro dei Santi. In altre parole, si cerca, giustamente, di cercare i santi anche tra i laici. Nessuno dubita che ci siano. Non ci vogliono studi universitari in psicologia per capire che una madre di famiglia o un professionista, con incarichi “laici” nel mondo e per giunta anche padre di famiglia, si identifichino con maggior facilità in qualche santo o santa che abbiano vissuto la stessa vocazione al matrimonio e alla famiglia, piuttosto che in un monaco o monaca che hanno vissuto la loro santità (certificata dalla Chiesa quindi autentica) dentro quattro mura di un convento. Lo stesso Mons. Edward Nowak, responsabile della Congregazione per la Causa dei Santi, in una intervista ha affermato: “Giovanni Paolo II ha insistito molto sui laici. Costituiscono un valore di esemplarità per la Chiesa: i beati e i santi (laici) indicano le strade concrete della santità. La loro vita è una vita di testimonianza a Cristo. Oggi essa viene data all’uomo della nuova evangelizzazione e all’uomo dei nostri tempi”.

In questa rubrica “Un mese Un santo” ho cercato di attuare, per quanto mi è stato possibile, questo processo di “declericalizzazione”, presentando santi e sante non solo del ramo clericale, ma anche laicale. Come la santa di questo mese: Matilde. Principessa, felicemente sposata, madre responsabile di famiglia non senza problemi coi figli (anche lei!), regina di Germania e dichiarata santa dalla Chiesa.

Donna e madre attiva, conscia delle proprie responsabilità

Matilde nacque intorno all’895 in una famiglia aristocratica della Westfalia, nord est della Germania. Secondo i costumi del tempo i suoi genitori, il conte Dietrich e Reinhilde, misero la bambina in un monastero femminile, accanto alla nonna paterna diventata badessa, dopo la sua vedovanza. Matilde, si legge in un documento, fu messa nel monastero non per diventare monaca, ma per acquisire un’educazione e una formazione intellettuale conforme al suo rango. Era la prassi. Nel 909 sposò Enrico di Sassonia. Dal loro matrimonio nacquero ben cinque figli tutti destinati a brillanti carriere: Ottone I chiamato poi il Grande, Gerberga futura regina di Francia, Edvige, Enrico il Giovane, e Bruno che diventerà arcivescovo di Colonia.

Le prime vere difficoltà per Matilde arrivarono con la morte del consorte che avvenne nel 936, lasciandole un notevole bene patrimoniale. Per la successione lei non era molto favorevole al primogenito Ottone, e tentò di far proclamare Enrico che, secondo lei, era più degno anche perché nato dopo che il marito era diventato re. Si arrivò al conflitto tra i due fratelli, e nonostante l’appoggio della madre, Ottone vinse la partita. Questi liquidò velocemente la disputa dei familiari per la successione, ma rinunciò, saggiamente, alla vendetta. Nel 955 sconfisse poi gli Ungari, ponendo fine ai loro saccheggi in molte parti d’Europa (anche in Italia). Con la corona imperiale ottenuta a Roma nel 962, arrivò anche la piena riconciliazione con tutta la famiglia.

È interessante notare (e questo conferma indirettamente la santità di Matilde) che attorno agli anni 938-941 ad un certo punto i due fratelli, Ottone ed Enrico, già in discordia per la successione al trono, furono invece concordi nell’allontanare la loro madre perché, questa l’accusa che ci fa sorridere, spendeva troppo per soccorrere le chiese e i poveri. La obbligarono a rinunciare ai propri beni e la rinchiusero in un monastero. Le vennero restituiti i suoi diritti solo per intervento della regina Edith. Tuttavia questo fatto indebolì per un certo tempo la sua influenza in seno alla famiglia. Matilde superò anche questa dura prova. Dal 946 fino alla morte recuperò tutta la sua autorità e influenza, continuando l’opera a favore della chiesa e dei poveri. Creò infatti monasteri maschili a Poelde e Quedlinburg e abbazie femminili a Enger e Nordhausen. Onorata e rispettata dai suoi durante questo periodo, la regina ebbe la gioia di ricevere l’omaggio della propria parentela durante l’assemblea dinastica di Colonia nel 965, dove ella venne festeggiata come simbolo dell’unità familiare. Si spegneva tre anni dopo a Quedlinburg, il 14 marzo 968, e venne sepolta accanto al marito Enrico.
Una vita movimentata quella di Matilde. Come madre di famiglia e come regina. Una vita che però risplendeva per le sue virtù, pur all’interno di un ambiente, dove non mancavano ricchezza e lusso. La sua santità venne riconosciuta subito in ambito locale, specialmente grazie a due sue biografie, anche se le autorità ecclesiastiche non la riconobbero subito.

Il suo culto liturgico si impose proprio a Quedlinburg. Matilde veniva menzionata in alcune compilazioni martirologiche del XV e XVI secolo, finché venne iscritta nel Martirologio Romano, e la sua santità fu riconosciuta anche al di fuori della Germania.

È interessante notare che gli agiografi della regina Matilde avrebbero potuto offrire un’immagine convenzionale della sua santità: insistendo magari sulla sua pia vedovanza e sui legami con monasteri e abbazie. Presentarono invece la sua santità come qualcosa di cresciuto all’interno della sua scelta di vita familiare. Matilde è santa perché ha vissuto santamente il suo essere sposa, il suo essere madre e anche il suo essere regina, con tutte le incombenze proprie di questo stato, non semplice. Potremmo dire che in lei c’è una santità regale, matrimoniale, e familiare. I suoi biografi ci hanno mostrato una santità autentica acquisita giorno dopo giorno in seno alla propria famiglia, nelle gioie e dolori che essa comporta. Veniva proposto così un nuovo modello di santità, diverso da quello vissuto nei monasteri e nelle abbazie.

Naturalmente anche il marito Enrico era d’accordo con il suo modo di vivere. In una delle biografie si risponde alle voce che già circolava di avere Enrico sposato una monaca, troppo dedita alla preghiera. “Nottetempo... Matilde si alzava, e all’insaputa del marito, abbandonava la camera reale per consacrarsi alla preghiera e ritornare a Dio che lei amava d’un amore puro e serviva con una fede senza tentennamenti. Chi avrebbe dubitato che essa poteva agire così senza che il re non lo sapesse? E di fatto egli se ne accorse, ma faceva finta d’ignorarlo, sapendo che le azioni di Matilde erano buone ed utili ad entrambi. Dava quindi il suo consenso a tutto ciò che lei desiderava”.

Un ultima annotazione. Appena il marito Enrico morì, Matilde chiese al primo sacerdote che era digiuno di pregare per il defunto marito. Gli diede un suo braccialetto dicendogli: “Ricevi questo oggetto d’oro e canta la messa delle anime”. Sembra che questo sia stato uno dei primi esempi di preghiera di suffragio per le anime. La vedova Matilde non cessava di essere unita spiritualmente al marito anche se defunto. Ella si sentiva ancora “responsabile” di lui perché lo amava ancora, e voleva la salvezza della sua anima. Anche dopo la morte di uno dei coniugi, la coppia di sposi cristiani rimaneva una piccola comunità legata da un amore eterno e indissolubile.

Le preghiere dell’uno servivano (e servono ancora oggi) alla salvezza dell’altro. Il matrimonio veniva visto in questo modo come un autentico ed importante strumento di salvezza per i coniugi. È importante notare, inoltre, la stupefacente visione positiva del matrimonio cristiano. Era visto come un autentico “luogo” di circolazione della grazia di Dio.
Quanti sposi cristiani vivono il loro matrimonio come un “circolo virtuoso” di grazie reciproche come lo è stato per Enrico e Matilde?
                                                                              
    MARIO SCUDU ***


*** Questo e altri 120 santi e sante sono nel volume di :
          
MARIO SCUDU, Anche Dio ha i suoi campioni, Editrice Elledici, Torino

IMMAGINE:
Santa Matilde, rilievo in legno, sec. XIV, Cattedrale di Nordhausen, Germania
   
 RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2002-3
    
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