B.
Elena Guerra (1835-1914), "Apostola dello Spirito Santo"
e fondatrice ***
Nel
nome dello Spirito Santo
Beata Elena Guerra? Chi era costei?
Mai sentito parlare. Penso che siano non poche lettrici e lettori
che hanno avuto questa reazione, spontanea, confessando indirettamente
la propria ignoranza agiografica. Sono scusati, naturalmente, perché
è vero che non si può sapere tutto anche parlando
di santi.
Eppure il tempo passato a conoscere questa donna è ben speso.
Pensiamo solo al titolo che le è stato dato nella beatificazione
da parte del papa Giovanni XXIII il 26 aprile 1959: "Apostola
dello Spirito Santo". Non è poco, considerando la prudenza
della Chiesa nel dare queste 'patenti' spirituali. Titolo meritato
però vista la sua instancabile attività, esplicitate
in tanti modi, di far rinascere (o, forse meglio, di far nascere)
una vera devozione allo Spirito Santo, "Questo Sconosciuto"
come si diceva alcuni decenni fa, per rimarcare la ignoranza di
tanti cristiani. Eppure Lui è alla base di tutta la nostra
vita spirituale, infatti, e lo dice S. Paolo (1Cor 12,3), "non
possiamo dire "Gesù è Signore"e così
invocarlo se non siamo 'spinti' dallo Spirito Santo. Di questo Illustrissimo
Sconosciuto (ahimè ancora oggi!) Elena è stata una
vera apostola. Tanto da essere riconosciuta come l'autentica precorritrice
del movimento Rinnovamento nello Spirito.
Elena era una donna e quindi non faceva parte della gerarchia ecclesiastica.
Eppure la sua azione ed influsso sui papi del suo tempo e sulla
Chiesa intera è stata grande. Sì perché la
Chiesa non è mandata avanti solo dal lavoro del clero (di
genere maschile) ma anche da tante donne e a livelli diversi, che
meriterebbero per questo più ampio spazio e più attenzione.
Elena con la sua attività (e santità) ha avuto sulla
Chiesa un influsso più grande di quello di molti vescovi
che in genere è circoscritto solo alla propria diocesi. Ha
scritto Papa Francesco nella Evangelii Gaudium (2013, n.103): "La
Chiesa riconosce l'indispensabile apporto della donna nella società
Ma c'è ancora bisogno di allargare gli spazi per una presenza
femminile più incisiva nella Chiesa. Perché il "genio
femminile è necessario in tutte le espressioni della vita
sociale
tanto nella Chiesa come nelle strutture sociali".
Parole chiare ma difficili da attuare: la nostra speranza è
nell'azione dello Spirito che spinge in avanti il Popolo di Dio
(gerarchia e semplici fedeli insieme) nonostante la resistenza degli
uomini di
Chiesa.
Elena, ragazza agiata e autodidatta
Elena è nata a Lucca nel 1835
in una famiglia agiata della media borghesia, cattolica praticante.
Ebbe un'educazione normale per quei tempi. Ma lei stessa confessò
di avere approfondito gli studi, anche di latino, ascoltando di
nascosto le lezioni che venivano impartite al fratello che diventerà
poi sacerdote. Si definiva senza paura autodidatta e affermò
sempre e con forza l'importanza della cultura anche per le donne:
una specie di parità di diritto culturale, ben in anticipo
di decenni.
Dotata di notevoli doti di natura e di grazia, Elena ha sempre lottato
per realizzare i propri ideali culturali e religiosi. Voleva superare,
e lo voleva fortemente, quella proposta di vita tranquilla e borghese
che la famiglia le proponeva e le offriva. Ma lei voleva qualcosa
di enormemente diverso e più alto, più impegnativo
e più spirituale. Era anche convinta che non ci si salva
da soli e che si deve andare a Dio (salvarsi l'anima) insieme agli
altri. E così nel 1856 diede vita al "Giardinetto di
Maria" e poi ad "Amicizie spirituali": associazioni
religiose femminili che rispondevano al bisogno di reciproco sostegno
e incoraggiamento spirituale. Anticipava in questo modo alcune metodologie,
in campo femminile, che saranno proprie dell'Azione Cattolica. Aveva
capacità organizzatrici notevoli e lo dimostrava con tanti
interessi e attività. Ma dagli anni 1857 fino al 1864 Elena
dovette fare i conti con una lunga malattia che la costrinse all'immobilità.
Una vera prova fisica e spirituale. Senza scoraggiarsi e senza entrare
in depressione o sprofondare in una crisi spirituale ed esistenziale,
accettò dalle mani di Dio anche questa situazione, anzi ne
fece un'occasione di arricchimento culturale: studiò infatti
i Padri della Chiesa. Un bagaglio di conoscenze molto preziose che
le serviranno in seguito.
Subito dopo riuscì a formare una comunità femminile
dedicata all'educazione delle ragazze e intitolata a S. Zita. Ed
in questa comunità verrà accolta anche una bambina
molto speciale
Gemma Galgani (1878-1903), che diventerà
santa.
Nel 1870 durante un pellegrinaggio a Roma dovette vincere la 'tentazione'
di farsi religiosa entrando in un monastero. Ma capì che
era chiamata ad altro, a qualcosa di originale. Subito dopo diede
vita ad un'altra associazione religiosa di giovani donne, che vivevano
in famiglia, che poi diventeranno le future Adoratrici perpetue
di Gesù Sacramentato. Nel 1872 nacque l'Istituto S. Zita,
formato da donne che non facevano vita comunitaria e che erano dedite
all'educazione delle fanciulle. La gente di Lucca le chiamerà
le Zitine. Nella città però non ebbero vita facile
e una parte del clero remò contro di loro (anche la sua famiglia).
Fu nel 1882 che ottenne finalmente il riconoscimento desiderato:
nasceva così la congregazione delle Oblate dello Spirito
Santo. Così scrisse: "Le congregazioni religiose si
devono considerare come un seme di paradiso, che Dio nella sua infinita
sapienza e bontà getta sulla terra di qualche cuore, perché
ivi fecondato dalle acque della contraddizione e dal celeste fuoco
dello Spirito Santo, germogli e cresca, e, sempre appoggiato quella
tenera pianticella al sostegno della Croce, produca ubertosi frutti".
Lo Spirito Santo: ecco il pensiero fisso, ricorrente di Elena, che
ne farà il centro della sua azione ecclesiale, e per la quale
anche noi oggi la ricordiamo.
"Io sono una missione su questa
terra"
Il suo cuore generoso e pronto per
Dio, in tutti i modi, le suggerivano sempre nuove iniziative, che
le portava avanti con coraggio. Elena era convinta dell'importanza
della buona stampa per istruire il popolo di Dio, perché
rimanesse fedele e per combattere anche i nemici della Chiesa, che
certo non dormivano. Anzi erano sempre più cattivi e
ricchi di mezzi da usare contro tutto ciò che sapeva di cristiano
nella società italiana, cominciando naturalmente dall'odio
al papa di Roma. Si impegnò specialmente nello scrivere libretti
o "libellini" attinenti alla situazione della donna, ma
anche per insegnanti nella scuola mirando alla diffusione di una
cultura cristiana. In questo aveva già un esempio illustre
in Don Bosco (fondatore dei Salesiani) che a Torino era impegnato
con le sue famose Letture Cattoliche a difendere e diffondere le
idee cristiane contro l'anticlericalismo della massoneria imperante.
Ancora Papa Francesco nella Evangelii Gaudium (n. 273): "Io
sono una missione su questa terra, e per questo mi trovo in questo
mondo. Bisogna riconoscere se stessi come marcati a fuoco da tale
missione di illuminare, benedire, vivificare, sollevare, guarire,
liberare". Parole che possono far capire bene il nucleo centrale
e l'interesse fondante dell'azione di Elena: lo Spirito Santo. Questa
fu la sua missione che sentì fortissima tutta la vita. Farlo
conoscere, farlo amare, pregare, invocare, celebrare
come
si merita, dai singoli fedeli, nelle parrocchie e nella Chiesa universale.
Fu veramente una paladina della devozione allo Terza Persona della
Trinità, meglio ancora un'apostola, come le è stato
riconosciuto dalla Chiesa (1959). Era convinta che per combattere
le idee e le iniziative anticristiane (diffuse dalla massoneria
con dovizia di mezzi finanziari) la Chiesa doveva far conoscere
e invocare proprio lo Spirito Santo. Scrisse in una famosa lettera
a Leone XIII: "O Santo Padre, voi solo potete far sì
che i cristiani tornino allo Spirito Santo, affinché lo Spirito
Santo torni a noi e abbatta il maligno impero del demonio
."
(1895).
Sostenuta e guidata spiritualmente dal vescovo Mons. Giovanni Volpi,
Elena ebbe anche un'udienza da Leone XIII, al quale indirizzerà
dieci famose lettere proprio per sollecitare un maggior impegno
nel propagare il culto allo Spirito Santo. E proprio ad Elena ed
al suo coraggioso impegno di sprone e sollecitazione si dà
il merito di ben tre documenti pontifici sullo Spirito Santo, il
più importante dei quali è proprio l'enciclica "Divinum
illud munus" (1897), che fu un grande documento per la conoscenza
più approfondita dello Spirito Santo.
Nella sua molteplice attività apostolica diede vita anche
all'associazione "Cenacolo Permanente" composta da anime
generose che si radunavano per pregare lo Spirito Santo e s'impegnavano
a diffonderne la devozione. Una nota dolente, lamentata anche da
Elena: la non grande collaborazione da parte del clero a queste
iniziative. Tanto che nel suo Diario scrisse: "Mio Dio, fate
che il Santo Padre sia davvero ubbidito".
A questo suo impegno per lo Spirito Santo dedicò non solo
la mente (scrivendo) ed il cuore (pregandolo e aiutando gli altri
a pregarlo), ma la vita stessa: l'immolazione a Dio di tutta se
stessa per la Chiesa. L'aveva fatto già il 23 giugno 1870.
Davanti alla denigrazione sistematica di una certa stampa massonica
e anticlericale contro Papa Pio IX, assediato e costretto a fuggire
da Roma, lei offrì la propria vita come "vittima d'amore
e di espiazione". Una delle sue esclamazioni più frequenti
era: "L'Amore non è conosciuto. L'Amore non è
amato. L'Amore è disprezzato".
Anche per Elena l'ora della prova
L'ora della prova della fede arrivò
nel 1906. E non dai nemici esterni o per congiure massoniche di
stampo anticlericale ma proprie dall'interno, tra le sue Figlie
spirituali. E per questo motivo tutta le vicenda fu per lei ancor
più dolorosa. L'accusa? Inettitudine alla direzione e cattiva
amministrazione dei beni dell'Istituto
tutte quelle pubblicazioni,
per la gloria di Dio e per la Chiesa, certo, ma
avevano dubbi.
Per queste accuse l'autorità ecclesiastica la costrinse a
dimettersi da superiora, e sacrificio ancora più grande perché
la condannava all'inattività, a lasciare le pubblicazioni.
Ci possiamo inserire anche la componente modernista, che aleggiava
nella Chiesa in quegli anni e l'incapacità di discernimento
del nuovo vescovo di Lucca che non vedeva di buon occhio 'quella
suora' che scriveva e pubblicava... Elena accettò tutto con
umiltà: la deposizione da superiora, la forzata inattività
e il non poter più scrivere. E dolore nel dolore il sentirsi
estranea in casa propria. Anche in questa occasione offrì
la vita per il bene della Chiesa, quella stessa Chiesa che lei aveva
e voleva difendere. Tutto accettato nell'amore di Dio.
Scrisse nel Diario: "E bello operare il bene, ma rimanere fermi
per volere altrui, lasciarsi legare le mani senza ribellarsi, congiungendole
in un supremo atto di adorazione e di perfetta adesione al volere
di Dio, è opera ancora più sublime, è un trasformare
la più umiliante inazione nell'azione più perfetta
che possa fare la creatura". Questa è vera santità.
Dopo anni dolorosi di umiliazioni, Elena morì il sabato santo
dell'11 aprile 1914, acclamata subito dalla popolazione lucchese
come un'autentica santa. E la Chiesa ne riconobbe ufficialmente
la santità il 26 aprile 1959 proclamandola beata.
Mario
SCUDU sdb - Torino
*** Testi
1 - Offerta di sé come vittima
d'amore e di espiazione
"Ora vi dico, o Signore, di volere essere vittima vostra e
nel fuoco del vostro amore consumare i miei sacrifici fino all'ultimo
che sarà, lo spero, il più bello di tutti! Disponete
di me come meglio vi aggrada, che io abbandonandomi inferiormente
a Dio intendo farvi il Dio del mio Cuore. Tenetemi sempre nelle
vostre mani adorabili, affinché io non sia più padrona
di me, ma totalmente a vostra disposizione, vittima consacrata al
vostro beneplacito. Moltiplicate pure i miei sacrifici, e tenetemi
sempre ai piedi dei vostri altari eucaristici, affinché io
mi immoli con voi. Ma non basta, o Gesù mio! La vostra vittima
vi chiede l'altare della croce: il calvario, i chiodi, la lancia,
i flagelli, le spine e tutto ciò che può condurmi
alla perfetta somiglianza di Voi. Ottenuti questi preziosi doni,
potrò starmi nel santo ciborio, unirmi alle vostre occupazioni,
e con Voi adorare, amare, espiare, ringraziare, domandare, sacrificarmi
continuamente, vivere insomma della Vostra vita!".
2- Dalla prima lettera a Leone XIII del 17 aprile 1895
"Santo Padre. . . Si raccomandano tutte le devozioni, e va
bene, ma di quella devozione che secondo lo spirito della Chiesa,
dovrebbe essere la prima, si tace. Si fanno tante novene, e va bene,
ma quella Novena che per ordine del Salvatore medesimo, fu fatta
anche da Maria Santissima e dagli Apostoli, è ora quasi dimenticata.
I predicatori lodano tutti i santi, e va bene, ma una predica in
onore dello Spirito Santo, che è quello che forma i santi,
quando mai si ascolta? Ma chi, è appunto, o Santo Padre,
che possa davvero procurare che sia meglio onorato e conosciuto
lo Spirito Santo, se non il Vicario di Gesù Cristo, del quale
non solo i comandi, ma anche i desideri hanno sul cuore dei fedeli
tutta l' efficacia? E ringraziandone il Cielo lo abbiamo pur veduto
come i buoni cattolici, solo che il Papa dica una parola, tutti
ne fanno una legge: e legge di amore ed esultano nell' ubbidire.
Dunque, o Santo Padre, voi solo potete far sì che i cristiani
tornino allo Spirito Santo, affinché lo Spirito Santo torni
a noi; abbatta il maligno impero del demonio e ci conceda il sospirato
rinnovamento della faccia della terra...
3 - "Ora, a Sua maggior consolazione, accennerò come
qui a Lucca l'anno scorso per secondare i desideri espressi dalla
Santità Vostra nella lodata Enciclica circa l'istruzione
dei Fedeli sulle dottrine che riguardano lo Spirito Santo, fu predicata
nel maggior tempio della nostra Città la Novena di Pentecoste,
con grandissimo concorso di popolo. Però anche nel corrente
anno faremo ogni possibile sforzo per avere nuovamente una splendida
predicazione della Novena di Pentecoste.
Il pio e zelante predicatore dell'anno scorso raccomandò
caldamente di ravvivare una Società cattolica che fece molto
bene nel Medio Evo e che ora molto opportunamente sarebbe da opporsi
alla prepotente Massoneria. Questa Società si chiama Milizia
dello Spirito Santo. Ma poiché la Massoneria è per
nostra disgrazia è una società universale, bisognerebbe
che fosse universale anche la Milizia dello Spirito Santo, e ciò
si potrebbe ottener quando si facesse promotore il Sommo Pontefice
e sorgesse in Roma. Nelle mia piccola Lucca, la suddetta Milizia
è solo nei voti di alcune persone che già hanno abbozzati
gli Statuti e che invio alla Santità Vostra, ma ancora non
fu istituita. Permissione della Provvidenza, affinché sorga
invece in Roma, onde possa avere maggior diffusione
(da una
Lettera a Leone XIII).
***
Tratto dal volume:
MARIO
SCUDU, Pazze per Dio
Profilo storico-spirituale di 40 Sante
e Beate
Prefazione di YVONNE REUNGOAT
Editrice ELLEDICI - Torino
Visita Nr.